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    CI STIAMO INCARTANDO CON LA CRISI - LA FILIERA DELLA CARTA SUBISCE RINCARI CON PUNTE ANCHE VICINE ALL'80% E PRESTO COSTERÀ MENO PULIRCI IL CULO CON LE BANCONOTE - LE CHIUSURE PER PANDEMIA, LA GUERRA E L’AUMENTO DEI COSTI DELLE MATERIE NON SOLO HANNO SPINTO PIÙ CARTIERE A CHIUDERE O CONVERTIRE LA PRODUZIONE, MA ANCHE MESSO IN PAUSA IL MONDO DEL RICICLO E DEGLI IMBALLAGGI: LA RICHIESTA DI MACERO È IN CADUTA LIBERA E COSÌ ANCHE IL SUO PREZZO – LE ASSOCIAZIONI CHIEDONO AL GOVERNO DI “INTENSIFICARE LE VERIFICHE SU EVENTUALI SPECULAZIONI…”


     
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    Gianluca Baldini per “la Verità”

     

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    Produrre la carta costa troppo, le cartiere si fermano e, così, anche riciclare la cellulosa diventa un lusso per pochi. Si potrebbe riassumere così un fenomeno che da oltre due anni sta fiaccando tutta la filiera della carta, anche quella riciclata. Il problema è molto serio e la carta, da quella per imballaggi a quella per l'editoria passando per quella igienica, sta subendo rincari fuori da ogni logica con punte anche vicine all'80%. Ed è previsto a ottobre un ulteriore incremento del prezzo della carta (non riciclata) del 9%.

     

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    I motivi di questa crisi sono diversi: da un lato la pandemia ha spinto molte cartiere a riconvertire la produzione dai prodotti per l'editoria a quelli per imballaggi, vista una richiesta fuori dal comune che ne ha fatto schizzare il prezzo. Dall'altro, la crisi del libro inteso come prodotto cartaceo (200 milioni di copie fisiche in meno negli ultimi due anni) ha portato alla chiusura di molte aziende del settore. A questo si deve aggiungere la guerra in Ucraina, conflitto che ha drasticamente ridotto l'approvvigionamento di cellulosa e l'aumento vertiginoso dei prezzi per l'energia.

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    Il settore della carta è infatti particolarmente energivoro è con un aumento medio dell'elettricità da 0,158 euro per kilowattora (a settembre 2021, fonte Unirima, Unione nazionale imprese raccolta, recupero, riciclo e commercio dei maceri) agli attuali 0,637 euro (settembre 2022) molte società hanno preferito fermare la produzione.

     

    Il problema è che lo stop produttivo delle cartiere, principali acquirenti di carta riciclata, ha di fatto messo in pausa anche il mondo del riciclo. Come spiega alla Verità l'Associazione italiana scatolifici (che rappresenta 350 aziende per un comparto che genera 1,2 miliardi di fatturato annuo), nel 2021, oltre 3,6 milioni di tonnellate di materiale cellulosico sono stati differenziate complessivamente in tutto il Paese (il 3,2% in piu rispetto al 2020). 

     

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    Il tasso di riciclo degli imballaggi cellulosici si è attestato all'85% e per il secondo anno ha superato l'obiettivo fissato dall'Unione europea per il 2030. Oggi, però, secondo i dati rilevati dalla Camera di commercio di Milano, confrontando il periodo di aprile 2021 con quello di aprile 2022, si è registrato un incremento che varia dal +46% al +69% per le carte per copertina e dal +22% al +76% per le carte per ondulazione. 

     

    A questo scenario bisogna inoltre aggiungere le continue e significative difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, non solo cartacee ma anche sussidiarie, beni che, pur essendo anch' essi incorporati nei prodotti finiti, costituiscono degli elementi «secondari» rispetto alle materie prime.

     

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    «Le minacce di ulteriori fermi della produzione delle cartiere legata alla situazione energetica», dice alla Verità Andrea Mecarozzi, presidente dell'Associazione italiana ccatolifici, «costituirebbero un duro colpo non solo per il nostro comparto, ma per tutta la filiera della carta e cartone, a monte e a valle delle cartiere. Garantire continuità alle forniture di carta e cartone è essenziale per la circolazione delle merci, oltre che per il futuro delle nostre aziende. 

     

    Gli effetti a monte: crollo della richiesta di macero, che rischia di rimanere stivato nei piazzali delle imprese di recupero e riciclo; ciò potrebbe a un certo punto anche impattare sui regolari cicli di raccolta differenziata della carta gestite dai Comuni. Si registrerebbe ovviamente anche un crollo dei prezzi del macero stesso, che di fatto è già iniziato».

     

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    In effetti, è proprio quello che sta succedendo. Con le cartiere in pausa, la richiesta di macero è in caduta libera e così anche il suo prezzo. Così a luglio, come sottolineato da Francesco Sicilia, direttore generale di Unirima, l'Unione nazionale imprese raccolta, recupero, riciclo e commercio dei maceri, il prezzo della carta riciclata è sceso da 130 euro per tonnellata a meno della metà ad agosto. Pare, inoltre, che i ribassi siano ancora in corso e non accennino a fermarsi.

     

    «L'aumento dei prezzi dell'energia è diventato insostenibile e sta determinando una grave crisi economica con il rischio che molte aziende del riciclo della carta, a breve, si vedranno costrette a ridurre sensibilmente il proprio ciclo produttivo anche a causa del blocco dei settori industriali a valle del nostro», spiega una nota di Unirima.

     

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    Per questo, l'associazione «chiede al governo di intensificare le verifiche su eventuali speculazioni, di introdurre un price cap sul prezzo dell'energia e di scollegare il valore delle rinnovabili dal gas, nonché di adottare misure temporanee volte a incrementare le capacità di stoccaggio degli impianti. La situazione che si sta determinando potrebbe portare a una crisi ambientale, legata alla forte riduzione della capacità di trattamento degli impianti e alla conseguente ripercussione sull'attività di raccolta e trasporto e riciclo dei rifiuti», conclude la nota. 

     

    Siamo, insomma, davanti al classico «gatto che si morde la coda». Le difficoltà nella produzione di carta ne fanno alzare il prezzo alle stelle con un grande impatto anche sul mondo del riciclo, essenziale per l'economia circolare. 

     

    carta igienica carta igienica

    Senza considerare che la carta da imballaggi è un materiale essenziale per tutto il mondo del commercio elettronico e della food delivery, due settori che hanno letteralmente messo il turbo negli ultimi anni e che ora si troveranno costretti ad alzare i prezzi. Ancora una volta a danno del consumatore finale, che si troverà a farsi carico di tutti i problemi della filiera, fino a quando i consumi non si fermeranno e a pagare i danni sarà la collettività.

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