Monica Serra per “La Stampa”
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Ci teneva tanto alla sua «piccola bestia». L'aveva ribattezzata così festeggiando sui social l'arrivo di quella Renault Clio rossa che l'imprenditore cinquantaseienne Anselmo Campa aveva regalato alla figlia Federica.
All'epoca, Hamedi El Makkaoui, per tutti «Luca», era il fidanzato della ragazza e quell'auto era sempre rimasta con lui, anche dopo la fine della relazione. Sembra che il ventiduenne, operaio in una ditta di installazioni elettriche nel Bresciano, avesse anche contribuito alle spese della macchina con qualche migliaio di euro.
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Per questo, quando Campa ha venduto la Clio a un amico del circolo Arci di Grumello del Monte, paesino a Sud-Est di Bergamo dove viveva, El Makkaoui avrebbe preteso la restituzione di quel denaro.
Con la scusa di consegnare alcuni vestiti di Federica, oramai lontana, sul Mar Rosso, animatrice in un villaggio turistico di Sharm El Sheikh, martedì sera El Makkaoui si è presentato a casa dell'ex suocero, al secondo piano del palazzo di via Nembrini 56.
Voleva a tutti i costi i suoi soldi, lui che era rimasto «uno di famiglia» e che era abituato a chiedere piccoli prestiti all'imprenditore, anche dopo la separazione dalla figlia e nonostante i rapporti con Campa si fossero incrinati da qualche tempo.
hamedi al makkaoui con la famiglia di anselmo campa
«Chiedeva sempre», si chiacchiera in paese. Anche perché lo stipendio da operaio di 1400 euro al mese «non gli bastava a pagare divertimenti e serate in discoteca».
Così quella sera, davanti al secco no dell'imprenditore, titolare della Ttg, ditta di trattamenti termici e galvanici con sede a Cologne, nel Bresciano, El Makkaoui ha afferrato un martello che era in casa e lo ha colpito alla testa più volte, fino a ucciderlo.
Ha lasciato Campa senza vita sul pavimento del corridoio all'ingresso, e prima di fuggire in bicicletta, ha inscenato un furto finito in tragedia. Cassetti rovistati, ante dei mobili aperte.
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Quando il giorno dopo il corpo di Campa è stato trovato dagli amici del circolo Arci di via don Belotti, che lo aspettavano per guardare insieme Milan-Inter in televisione e non avevano più avuto sue notizie, i carabinieri hanno subito capito che il furto era stato solo simulato: Campa aveva aperto la porta al suo assassino.
Perché non c'erano segni di scasso, ed erano state messe a soqquadro addirittura le pentole della cucina.
Le indagini della procura guidata da Antonio Chiappani si sono subito concentrate sulla cerchia ristretta di familiari e conoscenti della vittima e tra le persone controllate e intercettate c'era anche El Makkaoui.
La svolta è arrivata sabato mattina. Alle nove il ragazzo è stato portato in caserma. Davanti alle domande dei carabinieri del comando provinciale diretti da Alessandro Nervi, il ventiduenne si è contraddetto più volte. Ha negato di essere passato martedì sera in bicicletta vicino alla casa della vittima, anche se le telecamere di videosorveglianza del paese lo avevano immortalato lì.
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Dopo ore di interrogatorio, in serata, i carabinieri hanno perquisito l'abitazione che il giovane condivide con la famiglia, «brave persone di origine marocchina, grandi lavoratori».
E sono stati proprio i suoi parenti a intervenire. A partire dal fratello maggiore, che ha guardato negli occhi il ventiduenne e gli ha detto: «Se hai qualcosa da dire, se sei stato tu, confessa».
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Così, El Makkaoui, non ancora cittadino italiano ma diplomato e cresciuto in questi paesi sotto il lago d'Iseo, ha iniziato a cedere. Per crollare, definitivamente, dopo la perquisizione nella fabbrica in cui lavora. Nel suo armadietto, infatti, i carabinieri hanno trovato il portafoglio, un mazzo di chiavi di casa della vittima e i pantaloni puliti che il giovane ha usato per fuggire, dopo aver ammazzato Campa.
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El Makkaoui non poteva più negare: tra le lacrime ha confessato il delitto. Poi ha portato gli investigatori nel punto esatto in cui aveva nascosto il martello del delitto e gli abiti che indossava martedì sera, ancora sporchi del sangue della vittima.
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Erano nel parco di Castelli Calepio, vicino al fiume Oglio, a una manciata di chilometri da Grumello. Ora El Makkaoui è in una cella del carcere di Bergamo, in attesa dell'interrogatorio di convalida del fermo firmato dalla pm Maria Esposito.
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