Fabio Martini per www.lastampa.it
La “timidezza” finora dimostrata da palazzo Chigi nell’uso del mega-jet - preso in leasing e poi lasciato muffire negli hangar - è finita: nel viaggio che lo ha portato da Roma e Berlino e viceversa, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha utilizzato e “scongelato” l’Airbus 340. Si chiude così una delle vicende più paradossali della presidenza Renzi.
RENZI GENTILONI
Tutto era iniziato nel luglio del 2015, quando il presidente del Consiglio aveva annunciato ai giornalisti: «Ad ottobre andremo in Sudamerica con un aereo più grande, con il wi-fi, l’abbiamo già ordinato...». Nulla di più se ne seppe allora, l’unica certezza riguardava l’arrivo di un aereo destinato a mandare in pensione un anziano A319 in servizio da molti anni e che, per le tratte più lunghe, costringeva i voli dei presidenti del Consiglio ad uno scalo tecnico.
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Nel giro di qualche settimana si scoprì che l’aereo scelto da palazzo Chigi era l’A340, un mega-jet preso in leasing da Etihad che porta abitualmente più di 300 passeggeri e ha una larghezza di 60 metri, appartiene alla stessa tipologia del Boeing 747 ma è al livello di quelli a disposizione di alcuni dei capi di governo di altri Paesi del G20.
In tempi di grande sensibilità per tutto quello che riguarda Casta e spese facili, l’annuncio del premier aveva fisiologicamente alimentato retroscena giornalistici e politici sulla presunta “grandeur” renziana: tanto era bastato per bloccare il battesimo del mega-jet. Certo, al blocco avevano contribuito anche problemi legati all’equipaggio e al contratto di leasing, sta di fatto che da allora Renzi ha continuato ad usare il vecchio aereo. Nulla era bastato a far cambiare idea al presidente del Consiglio, persino un incidente (sul quale nulla si è saputo) subito dall’anziano A320, al quale si era rotto in volo il finestrino della cabina di pilotaggio.
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Le ragioni di tanta “resistenza” non hanno mai avuto una spiegazione ufficiale ma si po’ immaginare che abbia giocato il timore per polemiche sul fronte anti-Casta e dunque la decisione di Renzi di non rivendicare una precedente scelta. Nella speranza di contendere almeno una parte di elettorato ai Cinque Stelle.
Il risultato paradossale di tanta “timidezza” era stata una immobilizzazione forzata del super-jet, con molteplici inconvenienti funzionali e finanziari, a cominciare dal fatto che il contratto con Etihad nel frattempo “corre”. Ora il nuovo presidente del Consiglio ha deciso di sbloccare l’aereo, sfruttandone appieno gli elevati standard tecnologici e di sicurezza.
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