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Fabio Di Todaro per La Stampa.it
Una «scossa» al cervello per dimagrire. La risposta all’obesità potrebbe nascondersi in cerchietto di ceramica da porre attorno alla testa, in grado di far circolare corrente e creare un campo magnetico. La stimolazione magnetica transcranica, già impiegata nel trattamento di alcune forme di dipendenze e di depressione, potrebbe rappresentare l’ultima frontiera della lotta ai chili di troppo.
A confermare l’efficacia e la sicurezza della procedura è uno studio pubblicato sulla rivista «Diabetes, Obesity and Metabolism» da un gruppo di ricercatori del policlinico San Donato di Milano, coordinati da Livio Luzi. Alla ricerca hanno preso parte 50 pazienti, molti dei quali seguiti per oltre un anno. Tutti sono stati sottoposti a quindici sedute di stimolazione: con una frequenza di tre volte in sette giorni, per cinque settimane. Nell’arco di un anno, in media, gli specialisti hanno registrato una perdita di peso superiore all’otto per cento del peso di partenza.
Quasi nove chili separano oggi i pazienti che si sono sottoposti alla stimolazione transcranica dagli altri inseriti nel gruppo di controllo (dunque non trattati). Segno che, come spiega Luzi, responsabile dell’unità di endocrinologia e malattie metaboliche e ordinario all’università di Milano, «un approccio di questo tipo è efficace nel determinare una perdita di peso e, non prevedendo l’utilizzo di farmaci, è ripetibile nel tempo».
In futuro, l’esperto non esclude che «possa divenire un’opportunità per prevenire lo sviluppo dell’obesità nella fascia di età più a rischio, quella degli adolescenti»: magari ricorrendo a dispositivi più agevoli da utilizzare, volti comunque a modulare la risposta da parte dei circuiti cerebrali coinvolti nella regolazione della fame.
I ricercatori di San Donato avevano già testato la stimolazione magnetica transcranica in altri studi, registrando una variazione nella composizione della flora intestinale dei pazienti trattati e una riduzione del desiderio impellente di mangiare. Segno che il cosiddetto «food craving», che può portare a mangiare fuori orario e in quantità esagerate, può essere regolato con delle piccole scosse in grado di agire sui meccanismi coinvolti nella gratificazione associata all’assunzione di cibo.
«Fornire una terapia non invasiva ai soggetti obesi è una sfida cruciale - prosegue l’esperto -. La fame è regolata da fattori legati alle nostre scelte e al nostro metabolismo. Ma sappiamo anche che, nei comportamenti alimentari anomali, sono implicate alcune disfunzioni nei circuiti cerebrali della ricompensa, modulati dalla dopamina. La nostra ipotesi è che la stimolazione magnetica si possa usare per ridurre il desiderio di cibo e che possa essere un valido ausilio alle soluzioni classiche per la perdita di peso: incentrate sull’attività fisica e la dieta».
Un’informazione di servizio, ma non irrilevante. Per il trattamento dell’obesità, la stimolazione magnetica transcranica è utilizzata soltanto all’interno di studi clinici portati avanti non in tutti i centri. Motivo per cui non è un’opzione rimborsata dal Servizio Sanitario Nazionale.
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