Pino Farinotti per “Libero quotidiano”
MAURIZIO CATTELAN - OPERA
Maurizio Cattelan: Be right back, firmato da Maura Axelrod, racconta l' artista italiano. Meglio, cerca di raccontarlo. Perché non è impresa semplice. Soprattutto non è semplice aderire alle intenzioni (e alle condivisioni) del protagonista che, storicamente, è uno che sfugge da tutto, autoreferenziale e "autocreativo". Mi risulta che sia "sfuggito" anche da questo film e che (quasi) se ne sia dissociato. Ma ci sta, non poteva che essere così.
CATTELAN
Un' istantanea: Cattelan non ha mai deviato dalla sua attitudine, un' inventiva allarmante e un disprezzo delle regole costituite.
Le regole se le fa lui. E le impone.
Una premessa: è notorio - per lo meno nell' ambiente - che Cattelan sia l' artista contemporaneo, vivente, italiano più conosciuto nel mondo. E anche il più importante. Ad avallarlo c' è la mostra che il Guggenheim di New York gli ha dedicato in una retrospettiva completa fra il novembre 2011 e il gennaio 2012. E quella dell' ottobre del 2016 alla Monnaie di Parigi. Un unicum italiano. Altro dato: se pronunci «Cattelan» nell' ambiente italiano la reazione è controversa. Se la metti sulla sintesi e sul segno: pollice dritto, verso, oppure orizzontale, il pollice non sarà mai orizzontale. Odiato o amato. Chi non lo ama lo ritiene un artista soprattutto astuto.
maurizio cattelan 02
Altri, gli anglosassoni in primis, lo adorano. Il film della Axelrod è una celebrazione in questo senso.
Primo dettaglio: tutti, anche gli italiani, parlano inglese. I protagonisti sono due, l' artista e Massimiliano Gioni, critico e curatore competente e importante - è stato direttore del settore Arti visive alla Biennale di Venezia, oltre a tutto il resto - e anche lui, brianzolo, parla, solo, in inglese. Gioni attraversa tutto il film, umanamente e storicamente. Lo può fare, perché da sempre segue Cattelan, che invece non parla mai.
Gioni, per anni, era l' ego (non l' alter) di Cattelan, facendosi le domande e rispondendo a nome dell' interlocutore. Il linguaggio del film è veloce, di sintesi, magari frenetico, in stile videoclip, del resto c' è molto da raccontare e tanta gente da sentire. Gli interventi più importanti: Calvin Tomkins, critico del New Yorker Magazine; Francesco Bonami, già direttore della Biannale; Nancy Spector, capo curatrice del Guggenheim. E poi Giada Cattelan, sorella; Victoria Cabello, ex fidanzata. A ciascuno il suo. Giada è l' unica a parlare italiano. Racconta che da ragazza lei e le sue sorelle non dicevano di avere un fratello artista, se ne vergognavano. La Cabello, anche lei in inglese, ricorda il suo rapporto con quel partner complicato. Un flash anche di Vittorio Sgarbi, che si dichiara «non negativo».
victoria cabello
Poi c' è la qualità dell' opera di Cattelan. Nel quadro dell' arte concettuale recente e contemporanea, assistiamo a installazioni o a opere... curiose, diciamo così: una tela con un filo che la attraversa, un catino con dentro della sabbia e delle bucce di banana. Le guardi e aspetti che qualcuno ti spieghi il loro significato. Nessuna emozione, nessuna sindrome di Stendhal. Ma un' opera dovrebbe essere assunta senza spiegazioni, non ci deve essere chi ti spiega l' estetica, i (tuoi) sentimenti, e ti dice anche quanto la devi pagare, eventualmente. Decisamente troppo potere da parte del critico. Per Cattelan non è così. Alcune sue opere ti arrivano come un guantone allo stomaco. Non sarà il sentimento dettato dalla Pietà Rondanini ma è qualcosa di certo potente. E di sostanza.
SGARBI
CATTELAN DITO MEDIO
Nel film non mancano i focus fondamentali. Quei bambini impiccati in piazza 24 maggio a Milano, nel maggio 2004. Fu scandalo, fra gli operatori, fra la gente, fra tutti. Mi raccontava Salvatore Carrubba, in quel tempo assessore alla Cultura del Comune, di non aver mai faticato tanto come per la faccenda dei bambini impiccati.
Cattelan il-cesso-d-oro
Non c' è dubbio che Cattelan sapesse provocare e far parlare di sé. Come quando, nel 1990, aveva acquistato cinquecento numeri di Flash art, il magazine d' arte più importante d' Europa, e ne aveva sostituito la copertina con un suo primo piano. Autoreferenziale e autocretaivo, appunto. Un gran bel colpo. La nona ora (1999) rappresenta Giovanni Paolo II a terra, con in mano un crocefisso, colpito da un meteorite.
Infinite sono le letture simboliche. In questo senso è bene dare fiducia all' artista. Concetto che vale per L.O.V.E., il famoso dito medio posto proprio davanti alla Borsa di Milano. Non si può non citare l' opera Him, che raffigura Hitler inginocchiato con le mani giunte, ed è stata venduta da Christie' s a New York per 17 milioni 189mila dollari. La quotazione: altro argomento non banale.
Cattelan ha prodotto poco rispetto alle sue potenzialità, per non rischiare, e per tenere alto il valore delle opere. E ciascuna è stata, da sempre, pensata in un contesto, per creare pathos, storia e drammaticità. E inquietudine: non è davvero semplice trovare del "positivo" in quei lavori.
Nel film l' artista è presente, muto e a modo suo. Nelle opere: impiccato, dove pedala su un minuscolo triciclo, dove la testa esce da un buco del pavimento, sdraiato in una cassa da morto. Lo si vede dare indicazioni per l' installazione del dito medio. E infine all' interno del Guggenheim dove studia quello spazio. Accompagnato da uno stuolo di addetti, cammina e corre su quelle ellissi disegnate da Frank Lloyd Wright, un altro inventore "auto...", che certo avrebbe gradito di avere ospite quello strano inquilino italiano.
HIM CATTELAN
Una volta ero in bicicletta in corso Venezia a Milano. Cattelan mi sorpassò, cercai di raggiungerlo per salutarlo, ci conosciamo.
Niente da fare. Sfrecciava fra gli incroci incurante dei colori dei semafori. Un' altra regola da infrangere.
PARIDE VITALE E LUISELLA GIADA CATTELAN DA FACEBOOK
toilet paper magazine by cattelan e ferrari CATTELAN CATTELAN WC D ORO maurizio cattelan maurizio cattelan toiletpaper wallpaper charley vezza maurizio cattelan