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Porno. Per molti, questa parola è una sorta di onomatopea che evoca immagini dal sapore artificiale e non bello. Alcuni sostengono che la sua stessa esistenza disonora l'individuo e rende il sesso qualcosa di scabroso piuttosto che un atto di fiducia e di impegno.
Ma mentre la pornografia è in gran parte evitata dalla nostra cultura, è allo stesso tempo onnipresente, visto che il 94% dei ragazzi si è imbattuto nel porno fin dall'età di 14 anni. Solo di recente ci sono state alcune eventi che avvicinano il porno alla gente non soltanto come esperienza privata, ma pubblica.
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È il caso di HUMP!, il più grande festival di film porno amatoriali del mondo, che da 13 anni ha il suo pubblico in 37 città tra Stati Uniti e Canada e che sarà al Victoria Theatre di San Francisco dal 7 al 17 novembre. Il festival accoglie e incoraggia cineasti e divi del cinema di tutti gli orientamenti e di tutte le espressioni sessuali.
Un progetto di successo partorito dalla mente di Dan Savage, fondatore e curatore di HUMP!, guru del sesso per ‘Internazionale’, consulente sessuale e attivista politico per la comunità LGBTQ +.
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HUMP! non è una replica del porno commerciale, né un distributore. Secondo Savage umanizza il porno grazie ai film amatoriali in cui nulla è in serie e il sesso viene guardato dal punto di vista del regista che vuole affrontare un singolo aspetto. Mentre PornHub e altri siti di film per adulti forniscono porno commerciale mainstream, HUMP! offre qualcosa di più personale e dimostra che il porno non deve essere sinonimo di sfruttamento e coercizione.
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«All’inizio mi sono chiesto se la gente di Seattle sarebbe stata disposta a sedere accanto a sconosciuti per vedere del porno. E la risposta è stata ‘sì’ – ha detto Savage – In poco tempo ci siamo accorti che oltre al divertimento stava accadendo altro: nei primi anni avevamo persone che volevano ricreare il porno tradizionale. La gente odiava quelle pellicole. Ma col tempo, dando una propria interpretazione personale, le persone hanno iniziato a rispondere meglio, a riflettere.
Col tempo HUMP! è diventato il festival che il pubblico voleva. E così vedi gente etero che si incuriosisce col porno gay e viceversa. Hai ragazzi gay che guardano cunnilingus, hai ragazzi etero che guardano ragazzi gay che fanno sesso, hai cisgender che guardano trans.
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Non importa se quel mondo non ti appartiene e quale film verrà dopo: la gente ride e applaude. Dal vedere le differenze iniziali si passa a vederne le somiglianze: la lussuria, il desiderio, il senso dell'umorismo, la passione».
E sulla selezione dei film, Savage continua: «Abbiamo una giuria. Abbiamo guardato tutti i film e poi abbiamo avuto un lungo dibattito su cosa proiettare, ma è ovvio che è tutto soggettivo. Il prodotto deve solo essere ben eseguito. Ci sono film di cinque minuti che sarebbero dovuti durare 30 secondi. E viceversa. Comunque rimane tutto molto personale».
Sui diversi lavori presentati negli ultimi anni Savage commenta: «Nei primi anni presentavano tante cose che sembravano porno commerciale. Ma con gli anni è cambiato. Ho tanti amici che fanno film porno e non si sono mai presentati perché questo non è quello che cerchiamo.
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Un paio di anni fa c’era un film che si chiamava "Go Ahead and Pee". Parlava di una donna in calzamaglia grigia in qualche cortile dell'Oregon, che saltava su un trampolino. Alla fine, una voce fuori campo le dice: “Fai pipì” e da quel momento inizi a notare che il cavallo diventa più scuro e il liquido scorre giù per le gambe. Alcune persone ci hanno detto che questa non era pornografia: ma certo che lo era.
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Una cosa che la gente dice del porno è che è disumanizzante. HUMP!, invece, è fatto di persone che umanizzano la pornografia».
«Molte persone non guardano il porno perché pensano al mercato che c’è dietro, alla coercizione, all’oggettivazione della donna. Dietro ad HUMP! non c’è nulla di questo. Un giorno una donna mi fermò dicendo di essere stata costretta da alcuni amici a venire al festival.
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Mi raccontò che odiava quel mondo, che era disumanizzante. La rincontrai ore dopo, quando aveva visto diversi film e aveva completamente cambiato idea e non vedeva l’ora di condividere con me quale fosse il suo film preferito».
E sulla mancanza di educazione sessuale conclude: «Per molti giovani il porno è la loro educazione sessuale. È così triste. Nelle scuole non c’è tempo per dare un’educazione sessuale ai bambini. Ma c’è di più. Se non sei etero non hai minimamente idea che esista altro fino a quando non ti imbatti in un porno. Se non vogliamo che il porno istruisca i nostri figli, allora dovremmo fare un lavoro migliore.
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Ma è anche vero che il porno non è da considerarsi questa gran forza maligna: non crea dipendenza e non sta diventando sempre più violento. Le battute sessiste, misogine, omofobe e feticiste possono esserci in qualsiasi trasmissione televisiva. Le stesse cose possiamo trovarle nel porno. L’importante è essere consumatori critici e attenti di qualsiasi cosa stiamo guardando».
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