Giancarlo Dotto per il Corriere dello Sport
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Josè Mourinho in panchina, la sua prima in giallorosso, Nicolò, Tammy e poi Eldor in campo, e poi Jordan, due volte, la gente sugli spalti, il canto di Venditti mai stato così bello e brividoso. Spettacolo nello spettacolo, il Var lassù e in ogni luogo che sospende il tempo, strizza i cuori e restituisce quello che l’arbitro toglie. Si guardano attorno e se lo godono l’Olimpico come non ricordavano di averlo mai visto i due Friedkin in maschera, padre e figlio. Se lo meritano. Tutto speciale.
Che vuoi di più? I tre punti, chiaro. Arrivano anche quelli in fondo a uno spartito vibrante come pochi e contro una Fiorentina mai banale, che ha già in corpo forti nozioni d’Italiano. Zaniolo ha addosso l’impeto taurino che gli sale da mesi di agonia, fa male quando aggredisce e fa danni quando difende. Soffrire in dieci. Quanto basta per avere la conferma che la Roma di Mourinho ha scoperto quanto la sofferenza sia un piacere necessario alla gioia.
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Non era calcio senza la gente, ora possiamo dirlo. Una pantomima necessaria dentro stadi vagamente manicomiali, tutto meno che calcio. Le gole dei tifosi non hanno ruggine, è il rumore degli amici, la festa troppo a lungo negata. È la festa di Tammy. Lui, Abraham, c’è.
È profondo, rabbioso, pochi giorni e già parte del gruppo, esulta e prega come uno che a Trigoria ci vive da sempre. Due assist e una traversa che ancora balla. Settanta minuti pieni di tutto. Subito la risposta che rassicura chi temeva un fenicottero elegante ma, forse, timido, poco adatto alle marcature feroci e scaltre del calcio italiano. Mezz’ora gli basta e avanza per prendersi i tifosi, smaniosi e bisognosi di dimenticare Edin: causa l’espulsione del portiere viola e, a seguire, Fiorentina in dieci, t’inventa la panterata, volteggia leggiadro e passa palla radiosa a Miki. Aggiungi la traversa da stacco imperioso, la partecipazione totale al gioco, tecnica e ed emotiva. Saranno fieri di lui la sua adorata mamma e il suo idolo, Didier Drogba.
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Aggiungi che esce lui, Tammy, ed entra Shomu e fa subito cosa sublime, l’assist per il secondo gol di Veretout. Ciao Edin, dove sei? Aggiungi Jordan. Strappato di brutto, lui che strappa di bello, magnifico cavallo da corsa, la ripresa complicata, le titubanze, e ieri due folate vecchi tempi.
Delirio giallorosso, mai così bello, dentro quelle divise fiammanti. Aggiungi la conferma di Ibanez, l’applicazione non inferiore alla dedizione. Aggiungi, anche se meno visibile, l’importanza clamorosa di Cristante, uno che sa fare tutto e ieri lo ha fatto anche bene. Non arriva Xhaka, Mourinho punta su di lui, Bryan. E sembra la mossa giusta. Non è ancora la Roma che Mourinho ha in testa, ma è già la sua Roma. Poco o tanto, ma sicuro. E la gente fa festa. Mou e la Sud, fatti l’uno per l’altra.
CICLONE ABRAHAM
Ugo Trani per “il Messaggero”
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I suoi scatti verso la porta. E quelli dei fotografi che non lo fanno mai uscire dall'obiettivo. Sotto i riflettori c'è il gigante sbarcato da Londra. Si riaccende subito l'Olimpico e impazzisce per Tammy Abraham, l'erede di Dzeko che, se nei prossimi 5 anni farà scattare i bonus inseriti nell'affare, diventerà l'acquisto più caro della storia romanista: 45 milioni. Basta un contrasto a centrocampo per sentire il primo boato.
Dimenticato alla svelta il bosniaco ex capitano, nonostante le 119 reti in 260 partite giallorosse (terzo marcatore del club dopo Totti e Pruzzo). È come se non fosse mai stato qui. I tifosi, a sentirli via etere nel day after, accarezzano il nuovo centravanti e sentono il ruggito del Re Leone. Dopo 21 anni, Abraham come Batistuta.
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Non fa niente che Tammy arriva ventiquattrenne e Gabriel si presentò già trentunenne. E non importa che l'ex Chelsea sia più raffinato nel tocco e che l'argentino si affermò con il fucile nel piede destro e il mitra per esultare. L'impatto è lo stesso.
FEELING NATURALE
Nessuno si è fidato di Mou (i Friedkin e Pinto sì, rilanciando a Londra per brindare poi a Ferragosto), alla vigilia della partita con la Viola. «È pronto». Lo Special sa come si allenano in Inghilterra. È andato, quindi, sul sicuro. Debutto da titolare. Non per mettere la faccia sull'investimento. Mossa tattica.
Tammy piazzato alle spalle dei centrocampisti della Fiorentina per fare il pivot in libertà e al tempo stesso il contropiedista. Nessun esperimento. Eppure Abraham si prende la Roma senza aver mai lavorato con i compagni (la quarantena light è finita da qualche ora). «Li ha conosciuti sul tabellone» dice, scherzando, Josè. Con i match analyst, assicurano da Trigoria. Zaniolo lo accompagna in campo nel walking around, un'ora e mezza prima del via.
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L'attaccante tira fuori lo smartphone: è il suo primo scatto all'Olimpico. Lo stadio deve ancora riempirsi. In tribuna cerca la compagna Leah Monroe che arriverà più tardi insieme al papà Anthony, alla mamma Marian, alla sorella e a due parenti che vivono in Italia (tre i van per il gruppo: manca solo il fratello-calciatore Timmy).
Sul suo profilo la modella sorride, spalle al campo, e scrive «Forza Roma». Tammy farà lo stesso, con la penna e non con la tastiera, prima di lasciare lo stadio e tornare in albergo: si ferma per selfie e autografi con alcuni giovani tifosi. La notte è adesso completa. Come la sua prestazione: incassa il rosso, al primo sprint, per il portiere avversario, disegna gli assist per Mkhitaryan e Veretout e in mezzo colpisce la traversa staccando di testa.
Parla con i compagni, gli indica, lui appena arrivato, i movimenti. Va dai guardalinee, Rossi per la rete dell'armeno e Tegoni per quella del francese. «Please, please, please». Chiede i gol agli assistenti di Pairetto, aspetterà per averli dal Var. Esulterà con la Sud dopo la rete del sorpasso definitivo.
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A FUROR DI POPOLO
Basta e avanza per la standing ovation. L'Olimpico, finalmente con i tifosi dopo il lungo digiuno, si abbuffa di passione. È, dunque, generoso. Ma il riconoscimento che incassa il londinese sa di promozione a prima vista. Anche Tammy applaude il pubblico dopo i suoi 68 minuti ciclonici. Omaggerà i tifosi nel day after: «Bravi, siete stati fantastici. Ci rivediamo presto».
Esce per l'indurimento del flessore. Il testimone passa a Shomurodov, già 3 reti in 3 partite con la Roma. Non segna l'uzbeko, ma è già nell'album degli idoli giallorossi. Ha superato Mayoral, il miglior finalizzatore della rosa nella scorsa stagione. Da vice Dzeko eccolo vice Abraham. La staffetta è di qualità e di sostanza. Copia il gemello inglese e fa segnare anche lui Veretout. E sta per calare il suo poker che sarebbe stato anche quello della Roma. Ma alla gente va bene così. Perché vede improvvisamente doppio. Eldor con Tammy, centravanti in tandem nel 4-4-2. Uno dei due sulla fascia, lo hanno fatto in carriera, nel 4-2-3-1 di Josè. Che conferma: «Possono coesistere», pronto ad accontentare la tifoseria che sponsorizza la coppia della nuova éra.
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CAPELLO
DA sport.sky.it
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