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    CINA IN TRANS! – LA STORIA DI JIN XING: 53 ANNI E 13 MILIONI DI FOLLOWER, È UN EX COLONNELLO DELL’ESERCITO E OGGI LA CHIAMANO “LA OPRAH WINFREY CINESE”: DOPO ESSERE DIVENTATO IL MIGLIOR BALLERINO DEL PAESE, VINSE UNA BORSA DI STUDIO PER NEW YORK, DOVE PRESE COSCIENZA DEL SUO GENERE. POI DECISE DI TORNARE IN CINA E CAMBIARE SESSO. DURANTE L’INTERVENTO RIMASE DANNEGGIATA A UNA GAMBA – MA IN TANTI L’ACCUSANO PER LE SUE IDEE CONSERVATRICI. E IL REGIME FA FATICA A TOLLERARLA…


     
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    Cecilia Attanasio Ghezzi per “La Stampa”

     

    «Potete mettermi addosso qualsiasi etichetta. Maschio o femmina che sia, sono comunque una persona intelligente». Cinquantatré anni e 13 milioni di follower, Jin Xing, «l'Oprah Winfrey cinese», è una delle più popolari presentatrici tv, una prima ballerina, un colonnello dell'Esercito di liberazione popolare, una madre adottiva e una moglie. Ma è anche stata un uomo.

     

    Classe 1967, entrò nel corpo di ballo dell'esercito all'età di 9 anni. Dopo dieci anni era il miglior ballerino del Paese e vinse una borsa di studio per proseguire gli studi a New York. «Esibirsi con i militari significa appartenere all'esercito. Devi indossare l'uniforme, partecipare agli addestramenti e vivere in camerata con un salario di poco più di un euro al mese».

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    Di quel periodo ricorda gli abusi fisici e verbali come esperienze «formative» e il fatto che per ottenere il permesso di andare negli Stati Uniti dovette ricattare un superiore omosessuale che gli aveva fatto delle avance. A New York prese definitivamente coscienza del suo genere e, dopo essersi esibita anche in molte città europee, decise di tornare in Cina e di cambiare sesso: «Puoi affrontare l'opinione pubblica solo quando sei forte al punto che la gente non può più buttarti giù».

     

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    A 28 anni, all'apice della sua carriera, si sottopose all'operazione ma rimase danneggiata ad una gamba. Fondò quindi una compagnia di danza, adottò tre bambini, divenne un volto televisivo grazie alla sua «lingua avvelenata» e si sposò con un tedesco. Considerata, soprattutto all'estero, l'apripista del movimento Lgbtq cinese, Jin Xing ha sempre rifiutato l'attivismo: «C'è solo una Jin Xing, e il suo successo non può essere replicato».

     

    Le sue idee sul ruolo della donna, inoltre, sono a dir poco antiquate: deve «far sentire il partner indispensabile», «sposarsi presto» ed è «completa solo quando fa nascere un figlio». Nel suo talk show da centomila spettatori a settimana, ha anche affermato che non vuole sfidare il sistema valoriale in cui vive. «Se gli uomini devono conquistare il mondo per mettersi alla prova, alle donne basta conquistare gli uomini».

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    Nel 2017, in concomitanza con una stretta governativa sui contenuti apertamente omosessuali e di un ritorno della propaganda ai valori tradizionali, lo show che porta il suo nome è stato cancellato senza nessuna spiegazione. Jin Xing ha continuato a lavorare con la sua compagnia e a sponsorizzare prodotti online senza chiedere la solidarietà dei movimenti Lgbtq.

     

    E, forse, senza neanche meritarla. Le rimproverano di aver sempre evitato di spiegare le circostanze che le permisero di cambiare sesso pubblicamente e senza che il governo facesse nulla per fermarla.

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    Dalla sua fondazione, la Repubblica popolare ha sempre etichettato l'omosessualità come una «pratica decadente». Fino al 1997 è stata addirittura considerata un reato e solo nel 2001 è stata cancellata dalla lista delle malattie mentali. Ancora oggi per cambiare sesso bisogna avere un certificato medico che attesti «un disordine mentale» e il consenso scritto dei propri genitori, a prescindere dall'età.

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    Nel 2017 c'erano appena un migliaio di trans censite e le Ong denunciano che per questo la maggior parte delle persone che affronta il processo di transizione, lo fa senza ricorrere al personale medico e mettendo a rischio la propria salute. Le nuove generazioni accusano Jin Xing di difendere il patriarcato e la cultura machista del Partito. «Il rispetto», sostiene lei, «è qualcosa che bisogna guadagnarsi da soli, senza pretenderlo dalla società». Lei stessa ha offerto la sua popolarità alla politica «per correggere i pregiudizi che l'occidente nutre sulla Cina». «Se i gay sono una piccola isola, le persone transgender sono uno scoglietto. Ma odio chi frigna. Se decidi di appartenere a queste categorie e ti lamenti sei solo patetico». La sua durezza tradisce i trascorsi nell'esercito e mal si addice alla signora che vorrebbe essere. -

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