Paolo Salom per il “Corriere della Sera”
michael smith a sydney
Stessa ora in due città diverse. Stesso numero di agenti, sette, e stesso compito. La settimana scorsa la routine di due corrispondenti australiani in Cina ha assunto improvvisamente il colore di una spy-story quando - intorno a mezzanotte - si sono ritrovati alla porta di casa i poliziotti che li avvertivano di non lasciare per alcun motivo la Repubblica Popolare.
Il giornalista Bill Birtles, corrispondente da Pechino per l'emittente pubblica Abc , e Michael Smith, a Shanghai per il quotidiano Australian Financial Review , non ci hanno pensato due volte. Fatta la valigia si sono rifugiati il primo all'ambasciata di Canberra nella capitale cinese, il secondo nel consolato della metropoli finanziaria.
bill birtles
Ieri, dopo una complessa trattativa tra i diplomatici dei due Paesi, i reporter sono finalmente riusciti a raggiungere Sydney dove sono stati peraltro posti subito in quarantena. Si è conclusa così una vicenda che poteva avere un impatto critico sulle già tese relazioni tra Cina e Australia.
All'origine di tutto, l'arresto «segreto» a Pechino, meno di un mese fa, della giornalista tv Cheng Lei, nata in Cina ma cittadina australiana, per «motivi di sicurezza nazionale». Un'accusa vaga, resa nota soltanto dopo ripetute insistenze del governo di Canberra, preoccupato dalla improvvisa sparizione di Cheng.
bill birtles a sydney
Il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian ha tuttavia affermato che le indagini vengono svolte «in conformità con la legge e nel rispetto totale dei diritti e degli interessi legittimi di Cheng», che lavora per l'emittente cinese Cgtn . E i due reporter australiani? Ieri si è saputo che entrambi erano stati avvisati del rischio di «detenzioni arbitrarie» e consigliati di lasciare il Paese.
cheng lei
Ma non appena è stata programmata la loro partenza le autorità cinesi sono intervenute. La ragione era legata alla collega Cheng Lei: i responsabili delle indagini volevano interrogare sia Birtles sia Smith sul loro legame con la reporter. Dopo una delicata trattativa, i colloqui sono poi avvenuti alla presenza di diplomatici australiani e quindi è stato revocato il divieto di espatrio. «Noi - hanno spiegato i giornalisti al loro arrivo in Patria - avevamo ben poco da dire su Cheng, che abbiamo incontrato al massimo in un paio di occasioni».
michael smith
La verità è che - ultimi corrispondenti australiani a lasciare la Repubblica Popolare - Bill Birtles e Mike Smith sono incappati nelle turbolenze di rapporti internazionali sempre più tesi tra Pechino e Canberra, in particolare da quando, lo scorso gennaio, il governo australiano ha esortato Pechino a permettere un'indagine internazionale sulla gestione del Covid, criticando l'«assenza di trasparenza».
bill birtles a sydney 1
Sul caso di Cheng Lei e dei due reporter, le autorità cinesi hanno invece spiegato di aver posto domande ai due giornalisti «nel rispetto di una normale applicazione della legge». La Cina accoglie «con favore i media stranieri e i giornalisti stranieri assunti dai media cinesi. Finché osservano le leggi e le normative cinesi, svolgono le loro attività secondo la legge, non c'è motivo di preoccuparsi».