DA 'W Magazine'
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“In realtà io detesto i selfie”, dice Cindy Sherman mentre scorrele ultime immagini sul suo iPhone. “Le persone mi dicono,” – adotta un tono naïve – “ ‘Oh, ma come? tu sei la regina dei selfie’". “Ma solo a pensarci mi vengono i brividi.”
Sherman, che ha compiuto 64 anni a gennaio, si è guadagnata il suo posto nell’olimpo dei grandi artisti viventi scattando fotografie in cui nella maggior parte dei casi l’unico soggetto ad apparire è lei – travestendosi da clown in costumi elaborati, da esponente dell’alta società con guardaroba sfarzosi e sguardi raggelanti, da star del cinema muto a fine carriera e una costellazione di personaggi vari che vanno oltre qualsiasi definizione.
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Le immagini tuttavia - ha sempre sostenuto - non ritraggono lei stessa. Sherman vuole piuttosto dimostrare come la cultura modifichi le nostre apparenze, facendo implodere dall'interno ognuna di queste facciate forzatamente conformiste.
Dopo aver resistito a lungo alle interpretazioni autobiografiche sul suo lavoro, è stato interessante notare ultimamente il suo passaggio a Instagram, una piattaforma che si nutre dell’interpolazione tra il personale e l’artificiale, specialmente quando si tratta di selfie e autoritratti.
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La scorsa estate, Sherman ha reso pubblico il suo account, collezionando in poco tempo decine di migliaia di follower che adesso possono ammirare i suoi tramonti e paesaggi teatrali, ortaggi vividamente sensuali e ritratti in cui lei appare che sono, di volta in volta, sconvolgenti e tumultuosi. Ha iniziato a creare queste immagini verso l’inizio di quest’anno, dopo che un truccatore che le aveva colorato il viso si è fatto una foto insieme a lei. “Rimasi molto colpita dal modo in cui mi aveva fatto apparire.”
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Una settimana dopo, una sua amica le mostrò un’app chiamata Facetune, e “in quel momento realizzai che il mio truccatore aveva utilizzato quella stessa app per far sparire tutte le mie rughe e i miei segni.”
Ora Sherman utilizza Facetune per i suoi ritratti di Instagram, insieme a altre due app, Perfect 365 e YouCam Makeup, che offrono la possibilità di modificare il proprio volto, applicare del trucco e aggiungere diversi accessori.
Con Photoshop, che invece utilizza per le sue opere d’arte, è in grado di modificare ogni minimo dettaglio, ma queste app sono progettate per degli scopi ben specifici. “Si tratta solo di rendere le cose più graziose,” sostiene. E tuttavia, Sherman è stata in grado di aggirare la loro funzione ottenendo dei risultati molto poco ortodossi – e spesso addirittura grotteschi – da questi strumenti.
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Le figure femminili che ha creato hanno la pelle infiammata, i nasi distorti e i piercing negli occhi. Occasionalmente, dei fantasmini escono dalle loro teste o si uniscono ai loro corpi.
Ciononostante, sembrano persone familiari, addirittura amabili, forse per via della natura intima di Instagram stessa, o forse perché sono state costruite con degli strumenti che mirano a soddisfare dei desideri con cui vogliamo identificarci: "Impersonificano alcune intenzioni comprensibili, che hanno solo assunto dei tratti strani."
I ritratti non mancano di pathos, in altre parole, e sembra essere rilevante anche il fatto che Sherman li abbia fatti durante un periodo di convalescenza. “Me ne stavo sdraiata in giro per casa senza niente da fare e giocavo col mio telefono” dice, aggiungendo che da quando è poi guarita, ha avuto sempre meno tempo da dedicare a questo scopo, e sta iniziando a trovare l’esperienza un po’ ripetitiva. “Adesso ho la sensazione di star cercando qualcos’altro – un altro luogo da interiorizzare.”
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