Estratto dell’articolo di Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”
PUTIN E PRIGOZHIN
La storia della Marcia per la Giustizia continua a essere chiara come una pozzanghera di fango. È stata senz’altro una rivolta militare, ma si è conclusa dopo un solo giorno. Sono stati uccisi tredici piloti dell’esercito regolare russo, ma nessuno è stato finora arrestato. Nel drammatico discorso alla nazione di quel sabato 24 giugno, Vladimir Putin ha definito «traditori» i capi dell’insurrezione. Ma cinque giorni dopo, come si è venuto a sapere ieri, Evgenij Prigozhin e i trentacinque più importanti ufficiali della sua Brigata Wagner sono stati ricevuti al Cremlino dal presidente in persona.
il volo di evgeny prigozhin atterra a minsk
[…] «Certo che si sono incontrati» dice Dmitry Peskov […] commentando […] la notizia pubblicata dal quotidiano Libération, come se fosse la cosa più scontata del mondo. Secondo la testata francese, Prigozhin avrebbe incontrato il suo ex amico Putin al Cremlino, e avrebbe avuto colloqui anche con il generale Viktor Zolotov, fedelissimo del presidente comandante della Guardia nazionale […] e Serghej Naryshkin, il capo dei Servizi segreti esteri, uno degli organi che dovrebbe indagare sulle sue attività. […] Non era il 1° luglio, era il 29 giugno.
putin Yevgeny Prigozhin
I partecipanti avrebbero ovviamente ribadito la fedeltà al presidente, sostenendo di essere pronti a combattere ovunque per la patria, mentre a sua volta Putin avrebbe ascoltato le loro spiegazioni sull’accaduto offrendo agli ormai ex ribelli «ulteriori opzioni di lavoro e di impiego nei combattimenti». […] La precisazione sulla data permette di attingere all’archivio ufficiale delle agenzie di Stato. «Non abbiamo la minima idea di dove si trovi Prigozhin» diceva Peskov proprio il 29 giugno, mentre probabilmente a poca distanza da lui il fondatore della Wagner con i suoi uomini stava chiacchierando con il suo superiore.
PRIGOZHIN E PUTIN
[…] L’inattesa conferma dell’incontro non cambia certo il quadro degli eventi, se non per il fatto che è stata in qualche modo un gesto obbligato, dovuto al fatto che un media occidentale aveva reso pubblica la notizia. […] A distanza di due settimane abbondanti, il bombardamento mediatico nei confronti di Prigozhin non accenna a perdere d’intensità […] «Non è certo il Robin Hood che pretende di essere. Era un faccendiere dal passato criminale, e molti dei suoi progetti erano loschi […]». […] «Stiamo parlando di un delinquente arricchito che ha deciso all’improvviso di diventare un traditore della patria» sibila Margarita Simonyan, direttrice di RT […]
Yevgeny Prigozhin Vladimir Putin
[…] Prigozhin è l’uomo nero. Al tempo stesso, gli viene però concesso di girare indisturbato per la Russia, quando i patti prevedevano invece un suo rapido esilio in Bielorussia, dove i campi allestiti per accogliere i soldati della Wagner continuano a essere vuoti, gli vengono restituiti i soldi sequestrati nella sua abitazione, e viene addirittura ricevuto al Cremlino, dopo aver marciato su Mosca e aver ucciso tredici piloti dell’aviazione russa. E pazienza se viene sbeffeggiato dai media ufficiali russi per i surreali travestimenti. Sul suo capo pende sempre l’accusa, neppure troppo velata, di aver fatto cattivo uso dei soldi che gli pagava lo Stato […] per il momento, l’ambiguità e il mistero rimangono.