Antonio E. Piedimonte per “la Stampa”
BABY GANG
Era il loro passatempo preferito: perseguitare un ragazzino. Lo facevano tranquillamente da tre anni nelle strade di Gragnano, uno stillicidio che aveva portato la vittima alla disperazione, al punto da spingerlo a cambiare scuola e persino di pensare al suicidio.
Elemento che getta una luce sinistra sulla già orribile vicenda, perché due dei 5 minorenni arrestati ieri sono già indagati per la scomparsa di un'altra vittima di bullismo, Alessandro Cascone, il 13enne morto lo scorso settembre dopo essersi lanciato dalla finestra della sua casa, nel paese famoso per essere la patria della pasta.
BABY GANG
Alcuni dei componenti della baby gang - tutti tra i 15 e i 17 anni, tranne uno diventato maggiorenne dopo i fatti - dovranno rispondere anche del reato di rapina e di una violenta aggressione che tre mesi fa ha fatto finire la vittima in ospedale con una serie di lesioni. Un incubo finito ieri grazie all'intervento dei carabinieri di Gragnano e di Castellammare di Stabia, che dopo la denuncia della madre (una libera professionista) dell'adolescente, hanno fatto accurate indagini sfociate in un'ordinanza di applicazione della misura cautelare (in comunità) emessa dal gip del Tribunale per i minorenni di Napoli su richiesta della procura dei minori.
BABY GANG
Massimo il riserbo degli inquirenti. Tra le poche cose emerse c'è il dato che la vittima - peraltro già vessata alle elementari da un altro bullo, all'epoca non imputabile perché minore di 14 anni - veniva regolarmente maltrattata e minacciata sia in strada sia nel cortile della scuola. Violenza fisica, persecuzione vecchio stile, faccia a faccia (e mani addosso), molto ben visibile, specie in un piccolo centro dove tutti si conoscono. Ma nessuno ha posto fine a questa tortura durata anni.
baby gang 1
Una garbata omertà proseguita anche durante le indagini e che non si spiega con l'eventuale provenienza camorristica dei teppisti. Stando a quanto emerso, infatti, è un gruppo eterogeneo con qualche caso di familiari pregiudicati, ma non sono legati alla criminalità organizzata. Insomma, nessun figlio o nipote di boss. Solo adolescenti che condividono un contesto socio-culturale depresso e che, forti di una crudeltà ai limiti del sadismo, non si curano di provocare danni irreversibili e a volte fatali.
13enne suicida gragnano
Come è avvenuto con Alessandro, della cui morte devono rispondere proprio due dei soggetti bloccati ieri (con l'ex fidanzatina e i suoi fratelli). Una tragedia che, insieme al violento pestaggio, ha spinto la madre del 14enne - un ragazzino figlio di genitori separati preso di mira, a quanto pare, per il suo carattere mite e quelle fragilità caratteriali tipiche dell'adolescenza - a rivolgersi ai carabinieri, i quali con un paziente lavoro sul campo, e nonostante diverse porte rimaste chiuse, alla fine hanno trovato tutti i riscontri necessari.
A metà ottobre la signora aveva rotto il muro del silenzio: «Anche mio figlio è vittima di bulli, gli stessi che hanno tormentato Alessandro. Lo hanno anche filmato durante un'aggressione fuori dalla scuola e quel video gira nelle chat», aveva detto puntando il dito contro tutti quelli che sapevano (anche a scuola) e si erano voltati dall'altra parte.
tredicenne precipita dal balcone a gragnano 4
Un'emergenza culturale e sociale, quella del bullismo, legata anche alle problematiche relative alla povertà educativa, soprattutto in Campania, regione che Save the children pone all'ultimo posto insieme a Sicilia e Calabria. Qualche mese fa è sceso in campo anche l'Ordine dei medici di Napoli: oltre mille le segnalazioni di bullismo e cyberbullismo in meno di un anno (almeno 3 al giorno), secondo il dossier del progetto «La salute passa attraverso le immagini: famiglia e scuola». E si tratta solo dei casi dichiarati, meno della metà di quelli reali. Numeri impressionanti persino nella terra delle emergenze.
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