Valeria Costantini per il “Corriere della Sera”
Natalino Gisonna
«In tre mesi abbiamo avuto solo tre clienti. Li ho accolti, ma rimettendoci». È la testimonianza di Natalino Gisonna, proprietario del Corso 281 Luxury Suites, hotel nel centro storico della Capitale. Tra le vittime illustri del Covid-19, c'è anche la dolce vita romana. L'epidemia ha allontanato i turisti facoltosi, per lo più statunitensi, russi e asiatici, lasciando vuoti gli alberghi pluri-stellati. A Roma «condividiamo la sorte di negozi e boutique» si amareggia Gisonna, ripensando al suo investimento. Solo dodici camere per millecinquecento metri all'interno di un palazzo nobiliare a pochi passi da Piazza Venezia.
Undici le persone impiegate con un rapporto personale-stanze che rasenta l'uno a uno. «Tutti in attesa della cassa integrazione» precisa l'albergatore che ha anticipato quattordicesime e Tfr: «Il ministro Franceschini - accusa - si è dimenticato di noi». Il settore, in difficoltà, non ha benefici dal bonus vacanze. «Con quei soldi da noi dormi giusto una notte» avvertono gli albergatori di fascia alta, per i quali non ha senso puntare sui turisti dal magro portafoglio.
Natalino Gisonna - Luxury Suites
Inoltre, l'incentivo è un credito di imposta. Invece «servono introiti immediati» spiega Matteo Fornasier, direttore DOM Hotel di via Giulia. Anche il lussuoso albergo vicino Campo de' Fiori fa i conti con l'assenza del turismo internazionale. «Abbiamo occupato circa il 20% delle nostre camere. - rivela Fornasier - Vorremmo essere ottimisti, ma ci preoccupa l'arrivo della bassa stagione». Per questo motivo la Cna di Roma ha chiesto al Comune un progetto di rilancio per la città.
«La Capitale dovrà ripensarsi anche dal punto di vista commerciale» spiega Marco Misischia, presidente Cna Turismo e direttore della catena alberghiera AG Group. Per tamponare la crisi qualcuno è ricorso a stratagemmi. Il Gran Melià Hotel di Villa Agrippina, vista su Castel Sant' Angelo, ha puntato su spazi esterni, accessi giornalieri e sicurezza sanitaria. Spiega il general manager, Andrea Fiorentini: «Il nostro protocollo anti-Covid è certificato da un'azienda leader del settore». Valerio Taddei, direttore dell'Hotel Palazzo Dama accanto Piazza del Popolo, racconta invece di esser stati «costretti a reinventare le camere»: una è diventata un parrucchiere, l'altra una sala yoga. «Ma abbassando i prezzi» l'amara conclusione.