Giulia Villoresi per il Venerdì- la Repubblica
FEDERICO PALMAROLI - OSHO
Siamo all'Osho Beach Resort di Varkala, un albergo sulla costa sud-occidentale dell'India dedicato al guru Osho Rajneesh. In giornata è atteso un gruppo di italiani, e la direzione ha pensato di accoglierlo con un benvenuto in lingua: è una gigantografia del Maestro - la lunga barba bianca, lo sguardo intenso rivolto all'osservatore - che recita: «Ciò che non ti uccide te rompe li cojoni».
È successo davvero, e infatti, più tardi gli albergatori scopriranno che, sì, la frase è effettivamente in italiano (o quasi), ma la massima non è di Osho.
No: per risalire alla fonte bisogna volgersi ad altre latitudini. Italia, Roma, quartiere Pinciano, dove nel 2015 un quarantasettenne di nome Federico Palmaroli crea per gioco una pagina Facebook intitolata Le più belle frasi di Osho. Nel primo meme il Maestro ci guardava attraverso le fronde di un alberello sentenziando: «I pomodori non sanno più de niente».
FEDERICO PALMAROLI - OSHO
Oggi quella pagina ha oltre un milione di follower e Palmaroli, altresì detto "quello di Osho", è il vignettista web più seguito in Italia. Ora non usa più le foto del Maestro, ma solo scatti di attualità politica. L'idea però è sempre quella: far parlare Giuseppe Conte, il Papa e Greta Thunberg come la Sora Cecioni.
Rizzoli ha raccolto le migliori vignette degli ultimi tempi e ne ha fatto un libro - Vedi de fa poco 'o spiritoso - appena arrivato in libreria. Vi si celebrano snodi memorabili quali la visita di Mattarella alla Casa Bianca (con Trump che insiste: «Scusa ma fermateve a magnà qui no?»), l'esplosione dell'allarme Covid (e Di Maio pensieroso in Parlamento: «Sarebbe da accannà tutto e aprisse un chiosco de Amuchina nel lodigiano»), la confusione dell'Oms sulla pandemia (con il direttore Tedros Adhanom che rassicura: «Tante vorte po' esse pure 'n po' de stress»).
FEDERICO PALMAROLI - OSHO
Palmaroli, come è arrivato fin qui?
«Ah, boh. Io volevo solo cazzeggiare».
Allora riformulo: come nasce questo talento per il cazzeggio?
«Da un amore per i luoghi comuni. Da ragazzino avevo un libretto in cui segnavo le frasi di circostanza degli adulti. Quelle che si dicono al telefono per riempire i momenti di vuoto, tipo: "Mah, speriamo bene". E poi ho preso molti autobus».
Lo sa che Flaubert da bambino teneva un libretto così? Poi ha fatto il Dizionario dei luoghi comuni.
«Non l'ho letto».
Prende di mira le frasi da conversazione chic.
«Quindi l'opposto delle mie. Che poi sono pure in romano».
FEDERICO PALMAROLI OSHO 1
Però funzionano anche fuori da Roma, vero?
«Vado particolarmente forte in Umbria, Toscana, Marche, Abruzzo. Pure in Emilia. E poi, non so perché, in Puglia. In Campania ho difficoltà a sfondare: lì hanno un'altra tradizione comica dialettale. Il romano è più semplice. Anche se qualche purista mi critica perché non uso la lingua del Belli. Ma a me quello non interessa».
Cosa le interessa?
«La quotidianità del parlato. E poi pescare nella memoria storica della gente. Anche se certi riferimenti magari non arrivano a tutti».
Tipo?
«Tipo quando ho beccato una foto di Gentiloni all'autogrill con una mano in tasca e gli ho fatto dire "Me so 'nculato i Ringo"».
Il tocco di classe sono i Ringo.
«Pure secondo me. Ma magari non per tutte le generazioni».
È vero che Paolo Gentiloni l'ha invitata a Palazzo Chigi?
«Mi ha invitato Filippo Sensi, il suo portavoce. Con lui era proprio nato un amore. Ogni tanto mi mandava pure le foto di Gentiloni».
Che all'epoca era il suo bersaglio fisso. Perché?
jill e joe biden by osho
«Perché ha una mimica meravigliosa. E perché a Palazzo Chigi, quando era premier, c'era un fotografo bravissimo, Tiberio Barchielli, che un paio di anni fa purtroppo è morto».
Quindi il processo creativo parte dalla foto?
«Di solito scorro le immagini del giorno e aspetto che arrivi la battuta. Se non arriva, lascio perdere».
Le è capitato di autocensurarsi?
«Gli unici limiti che mi pongo sono morte e malattia. Ma non basta».
Cioè?
«Che ne so, faccio una vignetta in cui Greta dice "N'è tanto er caldo, è l'umidità che t' ammazza", e sotto partono gli insulti di quelli che la detestano, e poi i commenti indignati perché l'ho presa in giro».
E le polemiche quando si è saputo che Osho non vota a sinistra?
brunetta raggi by osho
«Mamma mia, è successo un casino. Una cosa che piace alla sinistra la fa uno di destra: shock».
Quanto di destra?
«Non sono né razzista, né omofobo. E il populismo mi disturba. Se po' fa? Riconosco che le cose migliori della satira sono tradizionalmente di sinistra. Prenderla così male, però...».
Altra polemica: il Vernacoliere, storico mensile di satira, rischia di chiudere, e sul Foglio è uscita un'intervista al direttore Mario Cardinali che se la prende un po' con Osho.
«Il web uccide la carta stampata: si sa. Però Cardinali dice che le mie sono "battutine" e che comunque se l'è inventate lui. Un atteggiamento non bello. Evidentemente le battutine vanno più delle battutone».
E i meme sono le nuove vignette.
«Però funzionano bene anche sui giornali. Io li faccio per Il Tempo».
Quindi è memista a tempo pieno?
cashback by osho
«Ho anche un lavoro vero».
Quale?
«Diciamo che mi occupo di marketing per una società».
Diciamo?
«Preferisco tenere Osho separato da Federico Palmaroli».
Ma le fotografie di Osho, perché non le usa più?
«Per carità. M' hanno pure fatto scrivere da uno studio legale con sede a Londra».
Lo sa che ogni tanto si sente dire "come dice Osho"
la zona arancione by osho
«Lo so. In genere sono espressioni che la gente non si rendeva conto di usare. Tipo lui che guarda nello specchietto della Rolls e dice: "Cazzo te soni"».
Le manca?
«Molto. Ma le sue foto prima o poi sarebbero finite. Mentre la politica italiana è una miniera inesauribile».
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