Flaminia Savelli per “il Messaggero”
rincaro energia e aumento delle bollette 6
Scadenze fiscali, l'impennata sulle bollette e l'aumento delle materie prime: gli imprenditori della ristorazione la chiamano già la tempesta perfetta e si preparano ad affrontare mesi complicatissimi. Per tutti, l'obiettivo è sopravvivere al prossimo trimestre.
Ma secondo quanto raccolto sono già 1.500 baristi e ristoratori a un passo dal default. Una bancarotta inevitabile secondo Confesercenti se non arriveranno al più presto aiuti concreti alle imprese della Capitale che, appena stavano per uscire dalla crisi Covid, sono tornate indietro a causa degli effetti della guerra in Ucraina.
ristoranti chiusi
Perché le bollette con gli importi triplicati stanno iniziando ad arrivare. E rincari sulle materie prime, sono stati già applicati. Una crisi annunciata dunque, che si somma ai due anni di pandemia: «Stiamo avanzando la richiesta di sostegni, aiuti al Governo e agli enti competenti» annuncia Claudio Pica, presidente di Confesercenti: «L'unica soluzione pratica e immediata, è intanto prorogare ancora le scadenze fiscali».
Nello specifico, i fondi dei ristori a cui hanno avuto accesso gli imprenditori allo scoppio della pandemia. Solo una parte infatti era stata destinata a fondo perduto: «Ora scattano le scadenze. Con i ristoratori che si trovano sommersi dai conti da pagare. A questo punto, immaginavano un altro scenario.
ristoranti chiusi
Quello che sta accadendo in Ucraina già sta influendo anche qui, lo vediamo dal costo delle bollette all'aumento dei prezzi. Il momento per l'economia della città è drammatico, con i turisti che sono spariti di nuovo. A Natale, per l'impennata di casi Covid, adesso per la guerra che genera incertezza» aggiunge il presidente Pica.
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RATE E MORATORIE
Dunque una dilazione sui prestiti, una moratoria per scavallare l'estate e assicurare soldi in cassa per poi far fronte alle spese fiscali. Allo stesso tempo, per le bollette con importi vertiginosi, sono state inoltrate le richieste per rateizzare i pagamenti. «Si tratta di soluzioni momentanee - precisa Pica - l'unica alternativa che possiamo mettere sul tavolo. Non c'è altra possibilità perché i soldi, in questo momento, non ci sono. Anche i romani, lo stiamo già vedendo, sono molto più frenati».
ristoranti chiusi
Una battuta d'arresto imprevista e inaspettata per il settore che a settembre era al giro di boa. Grazie anche ai dehors, dallo scorso aprile, hanno marciato a ritmo sostenuto guadagnando il terreno perso durante i mesi di lock down e chiusure anticipate. Già ad agosto, il bilancio era in positivo e nelle casse i guadagni erano tornati alla pari del 2019, l'anno precedente alla prima ondata del Covid. Indietro sono rimasti circa mille imprenditori che hanno alzato bandiera bianca mettendo in vendita le licenze.
«Con gli aiuti e i sostegni abbiamo limitato i danni che comunque, ci sono stati. La categoria è stata piegata ma ci stavamo riprendendo. Per il momento, resta una grande incertezza» conclude il presidente Pica.