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    CIRCO ORFINI - COME E’ FINITO NELL’ANGOLO IL COMMISSARIO DEL PD ROMANO: RENZI AVEVA CHIESTO CHE MARINO ANDASSE A CASA MA ORFINI SI ERA OPPOSTO- IL TEMPO STA PER SCADERE COL GIUBILEO IN ARRIVO...


     
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    Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera”

     

    MARINO ORFINI MARINO ORFINI

    La politica è anche perfidia (oltreché «sangue e merda», come disse definitivo Rino Formica, socialista di un’altra epoca e di un’altra categoria). 
    Nella sede del Pd, dentro il vecchio Collegio Nazareno, uno gli fa: «Matté, è vero che diventi vicesindaco?». 
     

    Matteo Orfini si volta piano, mettendo su quella smorfia — un miscuglio di ironia e fastidio — che gli avrete visto in tivù nei giorni terribili di Mafia Capitale, quando sotto i colpi portati dal primo faldone dell’inchiesta il partito romano veniva giù in un fumo di polvere e macerie e a lui, come commissario straordinario, toccò il compito di andarlo a difendere (secondo il giudizio di numerosi osservatori, fece bene il suo lavoro: dimostrando lucidità, coraggio, forza dialettica). 
    Comunque no, non farà il vicesindaco di Ignazio Marino. 
    Escluso. 
    Degradato sul campo, lui che è deputato e presidente dei democratici. 
    No, troppo. 
     

    ORFINI E RENZI GIOCANO ALLA PLAYSTATION ORFINI E RENZI GIOCANO ALLA PLAYSTATION

    Certo il problema — un problemone, va — resta: aveva promesso a Matteo Renzi di gestire e magari risolvere il grosso guaio del Campidoglio e invece la scena rimane tremenda, incontrollabile, con la giunta che continua a perdere assessori (per dimissioni o per manette), il sindaco che perde consenso ogni ora che passa e adesso sembra essere un’impresa pure trovare il sostituto del suo vice, Luigi Nieri, che ha tolto il disturbo martedì sera. 
    Matteo Orfini sa che l’altro Matteo è deluso e preoccupato. Quindi, nervoso. Molto nervoso. 

     

    Perché Renzi aveva già individuato la soluzione. Nel suo stile. Veloce, istintivo, netto. Dopo essere rimasto in silenzio per mesi, la sera del 16 giugno scorso andò a sedersi nel salotto di Bruno Vespa. Una frase e mezza: «Se Marino non è capace, vada a casa». 
    Lo dice il premier-segretario, dovrebbe bastare. E invece non basta né a Ignazio Marino (chi ne conosce i sentieri testardi del carattere, gli scarti emotivi, non si stupisce) né a lui, Orfini. 
    Anzi: secondo alcune ricostruzioni Orfini addirittura affronta Renzi con dosi di risentimento — tipo: io ci metto la faccia, non puoi umiliarmi, ti ho detto che risolverò la questione e devi darmi fiducia — e la cosa sorprendente è che Renzi incassa, gli riaffida la pratica, decide di vedere di cosa è capace. 
    Ecco, appunto. 
     

    ORFINI E RENZI GIOCANO ALLA PLAYSTATION ORFINI E RENZI GIOCANO ALLA PLAYSTATION

    Orfini ha 40 anni, ma ha cominciato subito, da ragazzo: frequenta il liceo Mamiani di Roma quando Botteghe oscure non è un supermercato ma ancora la leggendaria sede del Pci, per quattro anni è il segretario della sezione Ds di piazza Mazzini, avrebbe anche una certa passione per l’archeologia ma poi, un pomeriggio, in sezione si presenta Massimo D’Alema (che ancora abita lì, a due passi, mentre Orfini s’è trasferito con la compagna al Tufello, in periferia). 

     

    Di D’Alema diventa assistente, poi portavoce. Prima di litigarci furiosamente e sedersi da solo, subito stimato e autorevole, sullo scranno di Montecitorio, gli ruba la camminata («Anche se io le scarpe le compro da Decathlon») e una certa, forte cultura politica. Quella che gli fa credere di poter bonificare la palude del Pd romano come insegnavano alle Frattocchie, dove studiavano i quadri del Pci. 
    Con metodo e rigore, determinazione e passione. 
     

    MATTEO ORFINI MATTEO ORFINI

    Affida a un economista come Fabrizio Barca una severa indagine sui circoli. Parla una volta al giorno con Marino (l’ultima volta, ieri pomeriggio, dal vivo). E poi incontra magistrati, ascolta, intuisce. Va alla Festa dell’Unità e scalda la platea: «Renzi, su Marino, ha sbagliato. Invece di liquidare il problema Roma con una battuta, dovrebbe aiutarci». Rilascia interviste dure: «Nel partito abbiamo usato la ruspa». 
    Però non funziona. 

     

    MATTEO ORFINI AL KARAOKE DI RADIO ROCK MATTEO ORFINI AL KARAOKE DI RADIO ROCK

    Lo sa lui, lo sa Renzi. 
    Gliel’hanno detto: «Guarda, Orfini, che ormai abbiamo poco tempo. La città è candidata alle Olimpiadi, tra qualche mese inizierà il Giubileo straordinario e a questo punto non possiamo nemmeno più rischiare di andare al voto a giugno. Nei sondaggi siamo bassissimi, al Campidoglio può finirci un grillino qualsiasi». 
    Un guaio. 
    Senza nemmeno poter fare una telefonata a Massimo. 

     

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