Fabio Martini per "la Stampa"
pomicino draghi
Lo stallo dei Quirinale induce Paolo Cirino Pomicino, uno dei protagonisti della fase finale della Prima Repubblica, a concentrare il suo spirito critico: «Siamo alla caduta totale della politica e la bulimia dei talk show aggiunge confusione a confusione anche perché in queste sedi nessuno si interroga sulla questione essenziale: quali sono le qualità richieste per un Presidente della Repubblica? Ecco perché escono candidature improbabili: sei una grande avvocatessa? Sei una grande ambasciatrice? Sì, allora puoi fare la presidente della Repubblica. Ma siamo matti? Quanto si sente la mancanza di un neurologo in Parlamento!».
belloni
L'ipotesi che si possa passare dalla guida dei Servizi alla Presidenza della Repubblica le pare una sgrammaticatura?
«Con tutto il rispetto per l'eccellente ambasciatrice Belloni, facciamo come Boris Eltsin che nominò come successore il direttore dell'ex Kgb Vladimir Putin? Ma come si può immaginare anche lontanamente a personalità come Paola Severino o Letizia Moratti? Ma cosa c'entrano con la professionalità politica di un Presidente della Repubblica? Se si va avanti di questo passo perché non chiamano il generale Figliuolo?».
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI
Come se ne esce, secondo lei?
«Ci sono candidati adeguati, Pierferdinando Casini, la presidente del Senato Elisabetta Casellati, il futuro presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato. E Gianni Letta, che per otto anni è stato sottosegretario alla Presidenza. Ma oltre a questi il più adatto è Sergio Mattarella.
Se non si dovesse trovare l'accordo, Mattarella non può non farsi carico dell'esigenza del Paese di avere autorevolezza politica alla presidenza della Repubblica. Così come lui ha chiesto un sacrificio a Draghi, devi chiedere un sacrificio a se stesso e dichiararsi disponibile. In una situazione straordinaria, accanto ad un governo straordinario, per ragioni straordinarie, serve un Capo dello Stato autorevole. Col passare dei giorni sta diventando un dovere».
CIRINO POMICINO
Mattarella vuole sinceramente evitare il bis, ma non avendo mai detto «sono indisponibile», da uomo di Stato, lascia uno spiraglio nel caso in cui il sistema andasse in blocco?
«Non c'è dubbio, è così. Lui assomma un'esperienza positiva al Quirinale con una cultura democratico-cristiana per cui in qualsiasi momento se il Paese chiama, tu rispondi. Come ha fatto Draghi».
GIULIANO AMATO 2
Soluzione "salvifica" ma al tempo stesso non sarebbe la prova plastica di una politica impotente?
«Certamente. Nessuno può negarlo. Ma alla crisi della politica si risponde con iniziative straordinarie».
Pomicino, un conto sono gli auspici, un conto le previsioni: come finisce?
«Sono convinto che se i capi dei partiti - una volta verificato che non c'è un nome condiviso - dovessero premere su Mattarella, io penso che il presidente non si limiterebbe al "chi ha dato, ha dato».
cirino pomicino
Salvini ha eroso con una certa abilità l'operazione-scoiattolo, ma potrebbe uscirne con risultati deludenti per uno schieramento che ha la maggioranza relativa
«Se uno dovesse sintetizzare con un'espressione un po' plebea, direbbe: non è mestiere suo. Lo ricordiamo giovanissimo quando si dichiarava "comunista padano": non c'è più il comunismo e neppure la Padania. D'altra parte per essere leader di un partito attorno al 20 per cento devi avere una cultura politica. Forse potrebbe mettere alla guida del partito, un organismo collegiale, pur essendo il primus inter pares. Altrimenti la Lega non va da nessuna parte e brucia la sua forza politica».
mario draghi sergio mattarella
I protagonisti della Prima Repubblica, come lei, avete quasi tutti un pregiudizio per Draghi al Quirinale?
«Draghi? Lo conosco benissimo, ha lavorato per noi per quasi 2 anni. Abbiamo bisogno di un governo forte; ce l'abbiamo e lo mandiamo via? Serve di nuovo il neurologo!».