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    CIRO, LA TREGUA DELLA VENDETTA È FINITA. UNA DELLE GUARDIE DEL CORPO DI GENNY ’A CAROGNA RINGHIA: “QUELLA MERDA DI DE SANTIS NON SE LA PUÒ CAVARE COSÌ” - IL PAPÀ DI GENNY: “LA MORTE DI CIRO? ORA SONO PROBLEMI DEI ROMANI”


     
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    1. LA PREGHIERA DELLA MAMMA AGLI ULTRÀ PRONTI PER LA GUERRA
    “NESSUNO VENDICHI CIRO”

    Andrea Malaguti per La Stampa

     

    insigne e de laurentiis . funerali di ciro esposito insigne e de laurentiis . funerali di ciro esposito

    Adesso è Antonella Leardi che dice basta. Che prova a riportare un po’ d’ordine in questa scena insensata, sgradevole al punto da diventare intollerabile. Si alza in piedi, bacia sulla guancia un mummificato Nino D’Angelo, e dopo aver scansato lui e le decine di ultrà sudati e fuori controllo che si accasciano sulla bara di Ciro Esposito, suo figlio, si fa consegnare il microfono.

    CIRO ESPOSITO CIRO ESPOSITO


    Poi, con la voce che le resta, implora le migliaia di persone arrivate in piazza Grandi Eventi per dare l’ultimo saluto a questo ragazzo che qui chiamano «eroe», di fare silenzio. Di smettere di spingersi. Di insultarsi. Di agitarsi davanti alle telecamere. «Per favore, è il momento della preghiera». In risposta ottiene un gigantesco applauso. Evidentemente l’unico modo per esorcizzare la morte.

    funerali di ciro esposito funerali di ciro esposito


    Tutto, da sempre, sembra volerle dimostrare che la vita non è all’altezza della sua fama. Camorra e malavita. Non è forse questa la sua Scampia? Non sono questo le case gialle del Lotto U, la «Cianfa del Cavallo», dove vive col marito Giovanni? Non è forse questo il colpo di pistola sparato alla schiena di Ciro dall’ultrà romanista Daniele De Santis poche ore prima della finale di Coppa Italia? La certificazione dell’inutilità dell’esistenza.

    ANTONELLA LEARDI CON CIRO ESPOSITO ANTONELLA LEARDI CON CIRO ESPOSITO


    Eppure la sua fede da praticante evangelica le ha sempre detto il contrario. Ogni cosa ha senso. Ogni cosa è illuminata. E lei ci crede. È una donna buona. Inossidabile. Perbene. E anche oggi, mentre il destino la precipita nel peggiore dei suoi pozzi, sa perfettamente che cosa chiedere a Dio. «Nessuno vendichi Ciro. Sarebbe come ucciderlo un’altra volta».

    funerali di ciro esposito funerali di ciro esposito


    Parla ai gruppi del tifo organizzato. Mastiff, Fedayn, Teste Matte, ma anche ultrà dell’Ancona, del Genoa. Persino del Borussia. Migliaia di ragazzi rasati e tatuati, con bicipiti da pugili, che si sono dati appuntamento sulla terrazza del centro territoriale Mammut. Una struttura per il recupero di giovani disadattati infilata nella pancia di piazza Grandi Eventi - da oggi piazza Ciro Esposito - il mostro di cemento ai piedi delle Vele, dove è stato allestito il palco per la cerimonia funebre.

    HAMSIK E GENNY A CAROGNA HAMSIK E GENNY A CAROGNA


    Perché una mamma che piange suo figlio deve essere costretta a preoccuparsi di questi lanzichenecchi da curva? «Ciro era un ragazzo, non un ultrà», chiarisce Simona, la fidanzata. È bellissima. I capelli neri legati in un elastico. Il bisogno di dire con forza quello che è impossibile non vedere. Non fate di Ciro Esposito la bandiera di una guerra tra barbari.

     

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    Passi la retorica del «qui a Scampia rinasce la speranza, la signora Antonella ha insegnato a un intero popolo come comportarsi» utilizzata dal presidente del Napoli De Laurentiis o dal presidente del Coni Giovanni Malagò (d’altra parte che altro si può dire in giorni così?), ma l’idea che qualcuno possa credere che da questo disastro nascerà un nuovo meraviglioso mondo e non l’ennesimo fiume di violenza è indigeribile. Sarebbe sufficiente non nascondersi dietro il nome e la vita breve di Ciro per giustificare ulteriori mostruosità.

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    Sul terrazzo del Mammut, confuso nella giungla di magliette nere che recitano sgangheratamente «Ciro 1 eroe» («È morto per difendere donne e bambini aggrediti sul pullman a colpi di bombe carta»), c’è anche Genny De Tomaso, detto «‘a carogna», l’uomo che guidava la curva napoletana la sera della finale di Coppa. Ha mangiato nella pizzeria dall’altra parte della strada, mentre un paio dei suoi uomini controllavano l’ingresso del locale. Adesso è a braccia conserte ad ascoltare le preghiere di Antonella e Simona. Una delle sue guardie del corpo ringhia: «Quella merda di De Santis non se la può cavare così».

    la madre di ciro esposito la madre di ciro esposito

     

    la madre di ciro esposito la madre di ciro esposito

    Genny lo guarda male (o forse guarda tutti così). Lo sente che i giornalisti sono in attesa di una sua reazione come entomologi di fronte a un insetto. «Non ora. Non qui. Questo è il giorno di Ciro», sentenzia allontanandosi. Antonella, che per la prima volta viene sopraffatta dalle lacrime e si accascia davanti al feretro, parla di pace, ma il tam tam da stadio è chiaro: la guerra comincia domani. O anche, come ha detto Ciccio De Tommaso, il papà di Genny, «La morte di Ciro? Ora sono problemi dei romani».

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    L’aria è appicicaticcia. L’odore di marijuana non dà tregua. Una chitarra amplificata accompagna le canzoni del rito evangelico. Striscioni sui muri. «Ciro, sei la stella più brillante del firmamento». La corona di fiori della famiglia Speziale è appoggiata di fianco a quella di Gigi D’Alessio. Caldo soffocante. Svenimenti. Lorenzo Insigne, rientrato dal Brasile, appoggia una sua maglia sui crisantemi.

    la madre di ciro esposito la madre di ciro esposito

     

    Nino D’Angelo intona l’inno del Napoli. Applausi. Un gruppo di ultrà riporta la bara in processione verso l’autolavaggio di famiglia, in via Ghisleri. Il primo della fila è Giovanni Esposito. All’improvviso tutto intorno a lui sembra congelarsi e un grumo d’aria gli sale dal petto alla gola. Si è trasformato in un guscio vuoto. Non è rimasto più niente dentro di lui. Solo un buio eterno che non se ne va più. «Prima di morire Ciro mi ha detto: papà, non essere triste, al mio posto avresti fatto lo stesso». Piange. Fa schifo essere il padre di un eroe.

     

    GENNY A CAROGNA E HAMSIK GENNY A CAROGNA E HAMSIK

    2. QUEL SILENZIO CHE FA PAURA DI GENNY ’A CAROGNA

    Grazia Longo per La Stampa

     

    C’è un momento di lutto privato e uno pubblico per Genny ’a Carogna - Gennaro De Tommaso - il capo ultras della curva A del San Paolo che la sera del 3 maggio ha “mediato” con le forze dell’ordine e con il capitano del Napoli, Hamsik, per lo svolgimento della partita.


    L’ultimo saluto a Ciro Esposito, lontano dai riflettori, avviene nella notte all’auditorium di Scampia allestito a camera ardente. Ci sono solo i genitori della vittima, la fidanzata e un gruppetto di ultrà. Ieri pomeriggio, invece, sugli spalti della piazza dove si sono celebrati i funerali torna ad essere al centro dell’attenzione.

     

    Il dramma avvenuto prima della finale di Coppa Italia, del resto, ha sempre avuto due protagonisti. Piaccia o no, è così. Da una parte Ciro, tifoso ferito a morte mentre interviene a difendere donne e bambini a bordo di un pullman di fiorentini. Dall’altra Genny ’a Carogna, muso duro e tatuaggi dappertutto, leader dei Mastiffs e della curva degli ultras. Che è comunque tra i primi a soccorrere il 29enne ferito e tra i più assidui ad andarlo a trovare in ospedale.


    Ma rimane sempre un cavaliere nero, su cui le ombre soppiantano la luce. La madre e la fidanzata di Ciro hanno più volte invocato lo stop alla violenza e Genny ieri ha rispettato la loro preghiera. «Oggi è la giornata di Ciro, tutti devono portargli rispetto» dice protetto da un cordone di ultras duri più dei body guard più minacciosi. Altro però non concede. Non vuol sentir parlare né di pace, né di perdono.

    HAMSIK E GENNY coppa italia foto di stasi gmt HAMSIK E GENNY coppa italia foto di stasi gmt


    Gli chiedi se vuole unirsi all’invito delle due donne e lanciare un messaggio di pacificazione per dare un esempio agli ultrà. La risposta arriva con uno sguardo infastidito: «Ma quale esempio? Io non sono nu’ personaggio, non aggio niente da dire». Figlio di Ciro De Tommaso, ritenuto affiliato al clan camorristico del Rione Sanità dei Misso, Genny ’a Carogna ha alle spalle un arresto per droga e un Daspo, oltre a quello ottenuto dopo il 3 maggio.

    gastione desantis gastione desantis


    Non assiste a tutto il funerale. Si allontana prima, chissà se infastidito dai troppi poliziotti in borghese e dai cronisti o dalle tante parole di perdono e legalità diffuse dagli altoparlanti. La sensazione non è delle più promettenti. Il suo silenzio sulla necessità di fermare gli scontri negli stadi è più loquace di tante parole. La tregua della vendetta è finita. 

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