LORENZO MOTTOLA per Libero Quotidiano
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Ogni tragedia ha sempre i suoi sciacalli. Nonostante i veti dell'ordine forense, continuano a circolare sui social network avvisi di associazioni (dietro le quali si cela immancabilmente qualche avvocato) che invitano le famiglie delle vittime dell'epidemia di Covid a far causa ai medici che si sono occupati del loro caro.
Un bell'affare per chi vuole lucrare sul dramma. Così, come ampiamente previsto dalle associazioni di categoria già la scorsa primavera, lo scaricabarile delle responsabilità per gli errori commessi durante l'epidemia sta finendo per travolgere chi ha vissuto questo periodo nel luogo peggiore, ovvero nelle corsie degli ospedali. E non parliamo di virologi da salotto televisivo, ma di chi effettivamente ha rischiato di morire. Gli studi che seguono le cause dei nostri dottori hanno già censito più di mille cause intentate da parenti dei malati, però siamo solo in una prima fase e alla fine il conto potrebbe essere molto più alto.
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«Ogni medico-legale nella provincia di Milano ha sul proprio tavolo dalle 3 alle 5 richieste di avvocati o privati cittadini che chiedono un parere sulla procedibilità di una causa», spiega il presidente dell'Ordine dei chirurghi e odontoiatri, Roberto Carlo Rossi. In città e provincia si parla di 300 denunce già presentate. E il dato è sottostimato perché le iniziative legali sono ancora in fase di studio. lo scudo penale Eppure, qualcuno lo ricorderà, si era parlato di uno scudo penale per difendere il sistema sanitario.
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Se ne era discusso anche a giugno, quando il nostro premier aveva presenziato alla cerimonia di ringraziamento dei medici che avevano affrontato il Coronavirus: «Se oggi siamo qui a parlarci», aveva detto Giuseppe Conte, «è perché ci siete stati anche voi, grandi professionisti con un grande cuore.
Abbiamo capito che c'era una resilienza, un coraggio, una volontà di non lasciarsi sopraffare da un nemico invisibile». Poi i riflettori si sono spenti e non se ne è fatto nulla. Così come i bonus economici riconosciuti sono stati molto più magri di quelli auspicati: un assegno una tantum che in alcune regioni non ha raggiunto i 1000 euro per l'intero periodo di crisi.
Intendiamoci: tra le tante cause qualche caso di vera malasanità c'è. Sbagliano anche i migliori del mondo: un recente studio della Johns Hopkins University ha stimato che ogni anno solo negli Stati Uniti muoiono più di 250.000 persone per errori umani. E questo è un contesto particolare: parliamo di un male per cui non c'è cura e che era totalmente sconosciuto:
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«I medici sono stati costretti ad operare in assenza di linee guida o di buone pratiche consolidate», continua Rossi, «nonché di riferimenti bibliografici: giusto per fare un esempio, a dicembre gli articoli scientifici validi erano pochissimi, mentre oggi sono decine di migliaia». In altre parole, era il caos. Peraltro, forse è utile ricordarlo, i primi a rischiare la pelle sono stati proprio gli esperti di medicina e infermieristica. Sono 30.000 gli operatori del settore ospedaliero che hanno contratto il virus dall'inizio dell'epidemia e 177 di loro sono morti.
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L'ultimo caso: oltre 20 operatori dell'ospedale Policlinico-Vittorio Emanuele di Catania sono risultati positivi. In pratica, il 12% del totale dei contagiati in Italia indossava un camice. E a peggiorare la situazione sicuramente c'è stato il problema dei dispositivi di protezione (mascherine, tute e così via), che nelle fasi acute della crisi scarseggiavano. E a parte qualche storico caso (la raffica di certificati di malattia in Campania a inizio pandemia) nessuno s' è mai tirato indietro. corsa ad assicurarsi A preoccupare gli avvocati dei nostri medici sono soprattutto le cause civili, ovvero le richieste di risarcimento presentate da parenti.
Quelle penali si risolvono brevemente nell'80% dei casi, dicono le statistiche dell'ordine. In altre parole, spesso chi scatena la battaglia legale punta ai soldi. Molti specialisti sono corsi ad assicurarsi, uno studio legale, Consulcesi&Partners, ha addirittura attivato una task force ad hoc per seguire questo genere di dibattimenti.
le foto di medici e infermieri che lottano con il coronavirus 1
Tutto ciò, però, potrebbe non bastare: «Buona parte delle compagnie hanno esteso le polizze includendo anche la responsabilità per il periodo Covid. I medici ospedalieri, tuttavia, rischiano di trovarsi impigliati nelle maglie di procedimenti civili interminabili a carico delle proprie aziende», ha spiegato il medico legale Giuseppe Deleo consigliere uscente dell'Ordine. In questo contesto, i nostri sanitari si preparano ad affrontare una seconda ondata. Chi lavora in ospedale è avvisato: gli eroi in Italia spesso diventano imputati.
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