Ettore Livini per “la Repubblica”
Gli ordini di salmone dell' Urumakeria Bomaki sono stati tagliati dell' 80%. I 70 filoni tagliati ogni giorno da Panini Durini sono scesi - causa assenza clienti - a 30. L' Italia è ripartita (anche se al ralenti) lasciando molta gente a lavorare da casa. E sotto i tre grattacieli di Citylife a Milano la vita delle vittime collaterali dello smart working è durissima.
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Le scene da saloon dell' era pre-Covid nella paninoteca sotto lo "Storto" - il gigante di 177 metri diventato ora Torre Generali - sono un ricordo. Alle 13 di un qualsiasi mercoledì di qualche mese fa, davanti al bancone si sarebbero "assembrate" decine di persone pronte a tutto - buoni pasto alla mano - per addentare un sandwich al tonno o comprare centrifughe anti-stress. Ora è il deserto.
Nel grattacielo disegnato da Zaha Hadid ci sono solo 50 impiegati, mentre gli altri 2.150 hanno trasferito da quasi tre mesi l' ufficio a casa. Dirimpetto, in Allianz Tower, hanno timbrato il cartellino una trentina di persone, l' 1% dei 2.800 dipendenti. «E a pagare il conto siamo noi», dice sconsolato Fabio Sacchi, condirettore del ristorante Bomaki, travolto come tutti i negozi nati ai piedi delle "Tre torri" (l' ultima di Pwc è quasi ultimata) da una tempesta perfetta che non è finita con la fase due. «Abbiamo appena riaperto - scuote la testa Sacchi davanti alla sala mezza vuota - ma il risultato lo vede da sé: a mezzogiorno facevamo 150 coperti e ora sono 25, la sera erano 160 e - con i cinema chiusi - siamo a 60». I contratti in scadenza non sono stati rinnovati e Sacchi si è rimboccato le maniche facendo da buttadentro e cassiere per risparmiare.
In molti, nella capitale dello smart-working nazionale, hanno deciso di non aprire. Nello shopping mall sono rimaste abbassate le saracinesche di Peck, del Panino giusto e dell' Antica focacceria San Francesco. Cinquemila clienti in meno a spasso nell' intervallo tra le torri si sentono. «Prima del lockdown qui lavoravamo in 11, ora bastiamo in tre», ammette Simone Stagnitto, store manager di Panini Durini. La Piadineria ha ridotto il menù da 32 a 16 specialità e accorciato gli orari, ma stenta a ripartire.
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«Ci salvano un po' i ragazzi senza scuola che vengono qui a farsi uno spuntino - dicono al bancone Lorenzo De Simone e Martina Durevole - . Ma oggi viaggiamo a 150 piadine al giorno contro le 300-400 del passato». E nei momenti più duri sono arrivati a farne solo 55 a mezzogiorno e cinque alla sera. Nulla o quasi.
«Chi viene ha voglia di spendere - ammette Francesco Corradino, vice-manager del punto vendita Footlocker - . Ma lo zoccolo duro di Allianz e Generali ci manca. Noi li riconoscevamo a vista: arrivavano alle 8 di mattina, nell' intervallo e dopo le 17.30 con dress-code da assicurazioni e tessera per lo sconto del 10%». Al momento, va da sè, inutilizzata.
fedez pubblica foto dal suo attico citylife
I portafogli gonfi, in zona, non mancherebbero. Nelle case del parco delle Tre Torri (costo medio 8.500 euro al metro quadro) vivono Fedez e Chiara Ferragni, Lukaku e Lautaro Martinez. Ma il vuoto lasciato dagli uffici senza lavoratori pesa di più: alle 13.30 in Ovs - malgrado il meno 40% su articoli selezionati - c' è solo una mamma con due figlie che provano a convincerla a comprare i cerchietti per capelli di Frozen. «La fase due per noi è partita bene - dicono in azienda - ma alle Tre torri dove tutti lavorano da casa le cose vanno peggio». Il problema, dicono tutti, è che nessuno sa se e quando i dipendenti di Allianz e Generali torneranno a lavorare qui. «Temo solo a settembre», dice Sacchi. La traversata nel deserto dei grattacieli orfani degli smart worker è ancora molto lunga.
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