Ilario Lombardo per “la Stampa”
GIOVANNI TRIA CLAUDIA BUGNO
L a giornata comincia con intenzioni decisamente bellicose: «Entro la fine della giornata se ne deve andare». E finisce con toni molto più concilianti: «Abbiamo ottenuto quello che volevamo, è stata neutralizzata, può pure restare al Tesoro, tanto non ha più alcun potere». Così tra l' entourage di Luigi Di Maio e Palazzo Chigi si prova a chiudere la questione della consigliera del ministro dell' Economia Giovanni Tria. Ma è soltanto una pausa in un guerra senza fine tra il M5S e il titolare del Tesoro.
luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni tria
Da 48 ore la sconosciuta ai più Claudia Bugno è diventata la persona più nota d' Italia, il nemico numero uno del momento per i grillini. Due giorni in cui la vita privata e il ruolo del ministro finiscono in un tritatutto di sospetti, resistenze, accuse. Nel colloquio di lunedì sera, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva chiesto di liberarsi di Bugno, suggerendogli -si è appreso meglio ieri - una via d' uscita: «Non si deve più occupare di partecipate e non può entrare nel board di StMicroeletronics. Non ha la fiducia del governo».
luigi di maio giovanni tria
Nel tardo pomeriggio , l' accordo con Tria viene tradotto in un comunicato in cui si conferma che Bugno non andrà in Stm ma per conto del ministero entrerà nel consiglio di amministrazione dell' Asi, l' Agenzia spaziale italiana. Soprattutto, però, resterà nello staff di Tria. Nell' immediato, dal M5S filtra una furiosa reazione: «Non è abbastanza». I grillini la vogliono fuori dal ministero.
In serata Di Maio riunisce i suoi uomini più fidati.
claudia bugno
Cerca di capire come sia meglio procedere e fino a dove spingersi. Sa bene che qui è in gioco qualcosa di più della poltrona da consigliera di Bugno.È in gioco quel poco che è rimasto del rapporto di fiducia con Tria. All' orizzonte c' è uno scenario catastrofico sui conti ma la campagna elettorale costringe M5S e Lega a mostrare qualche risultato. Avevano promesso le norme attuative per rimborsare i truffati delle banche nel decreto crescita. Invece, è saltato. Le resistenze di Tria, che teme una sanzione da Bruxelles, però sono una parte della storia, perché anche nel M5S diversi esponenti di governo nutrono dubbi su come è stata messa giù la legge.
ALESSIO VILLAROSA
Dubbi condivisi da Conte e in un certo qual modo da Matteo Salvini che ieri si è limitato a dire di aver «perso la pazienza» ma anche di non volere le dimissioni di nessuno. In questo pantano, il caso Bugno rischia di peggiorare le cose. Di Maio si consulta con Conte. Dal M5S registrano un interessamento del Quirinale. Il premier spinge per un accordo di compromesso. E assicura al leader grillino quanto gli ha garantito a sua volta Tria. Che non sarà più lei «ad occuparsi di Alitalia e Tim». Sono i dossier che più stanno a cuore a Di Maio, quelli su cui il ministero dello Sviluppo economico è andato in collisione con il Mef.
GIANLUIGI PARAGONE
«È un gesto di cortesia verso Tria» è l' argomento che usa Conte per convincere il grillino. È l' unico modo, si potrebbe dire altrimenti, per tenere in piedi il governo in un passaggio delicatissimo, con critiche che fioccano da tutte le parti, con l' Ocse che ha fatto a pezzi la manovra, e con il presidente della commissione Jean Claude Juncker che ha dato dei bugiardi ai ministri italiani dopo il colloquio con il premier italiano a Roma.
GIUSEPPE CONTE E GIOVANNI TRIA
Ma per Di Maio e i 5 Stelle la questione potrebbe non essere chiusa. Alessio Villarosa, sottosegretario all' Economia, annuncia di voler chiedere a Tria «un chiarimento» attraverso una lettera ufficiale. E dal Movimento confermano di star lavorando a una interrogazione.
Villarosa è l' uomo che materialmente al Mef si è occupato di banche, della norma sui rimborsi, ed è alla testa dei grillini che più spingono perché la commissione di inchiesta venga affidata a Gainluigi Paragone.
claudia bugno dg2024 foto mezzelani gmt001
È la fronda del M5S che vuole Bugno fuori dal ministero di via XX Settembre. Per ora si devono accontentare di aver strappato il suo addio a un posto in Stm. Fonti qualificate del governo spiegano quanto anche lo stesso Conte, di solito più cauto, sia stato netto. Il premier ha la delega ai servizi e ha presente la questione di sicurezza che investe anche l' azienda italo-francese di componentistica che tra i suoi principali clienti ha Apple e Samsung.
Tria ha ceduto. Non senza, però, confidare tutta l' amarezza per aver visto la seconda moglie e il figliastro sbattuti sui giornali. «Veleni» che imputa al M5S e che, ha detto tra lo scoramento e la rabbia il ministro, «dovevano lasciare fuori la mia famiglia».