Maria Berlinguer per “Specchio - La Stampa”
claudia cardinale (3)
Con il sorriso di Angelica nel Gattopardo di Visconti, con l’aria languida della musa bruna di Fellini in Otto e mezzo, con la sensualità naturale, contraddittoria, indifesa e graffiante, Claudia Cardinale è una delle ultime dive del cinema internazionale. Ha interpretato donne forti, capaci di prendersi, molto prima della stagione femminista, rispetto, spazio e potere.
E pure Claudia Cardinale è una donna di grande timidezza. Riservata al limite dell’eccessivo, tanto da aver deciso molti anni fa di trasferirsi a Parigi anche per sottrarsi all’assedio dei paparazzi e dei fan. Da qualche tempo ha lasciato la capitale francese per una piccola cittadina nel verde, a pochi chilometri da Parigi, dove vive a due passi da Claudia, detta Claudina, la figlia avuta con Pasquale Squitieri. E a sorpresa ha accettato di rispondere alle nostre domande.
claudia cardinale alain delon il gattopardo
Ha interpretato donne forti, che chiedevano rispetto quando ancora non era un dato scontato per tutte. «Angelica non è solo bella, ella sa bene di che pasta è un tale contratto di matrimonio», spiegò Luchino Visconti. Quanto c’è di Claudia Cardinale in quei ruoli?
«Direi che c’è un cinquanta per cento. Qualcosa di me evidentemente ha determinato che mi si scegliesse per dei ruoli forti. Devo ammettere però che un’altra parte di me si è costruita anche attraverso l’incontro con il destino di questi personaggi».
claudia cardinale c'era una volta il west 2
Che tipo di ragazza è stata?
«Abbastanza selvaggia. Un po’ un maschiaccio. Amavo molto lo sport. Stavo sempre allo stadio a Tunisi».
E il cinema nasce da quella dimensione un po’ selvaggia?
«Sì, chissà forse volevo fare l’esploratrice perché vivevo alle porte del deserto. Vien voglia di viaggiare di andare oltre, di esplorare. E poi essere esploratrice è uno dei grandi classici tra i desideri dei bambini, almeno ai miei tempi. Ha a che vedere con il desiderio di conoscere il mondo, un desiderio che hanno tutti i bambini».
Come ha conciliato la timidezza con la sua professione?
CLAUDIA CARDINALE JEAN PAUL BELMONDO LA VIACCIA
«In qualche modo la timidezza mi ha salvata, mi ha preservata da una vita troppo sfrenata. L’essere una persona timida ha protetto la mia privacy».
Lei ha avuto pochi amori ufficiali. Con il produttore Franco Cristaldi è stata insieme dieci anni. È vero che Cristaldi, quando lo ha lasciato per Pasquale Squitieri, il grande amore della sua vita, ha cercato di danneggiarla professionalmente?
«Beh, è stato uno shock. Incontrando Pasquale ho interrotto un sistema che si era costruito con e intorno a me. Cristaldi era un produttore molto importante e nessuno voleva mettersi contro di lui, nessuno voleva contrariarlo. Perciò non so se è stato lui a volerlo o se è stata una conseguenza involontaria, ma certamente sia Pasquale che io abbiamo trovato degli ostacoli nel lavoro. E questo è un fatto certo».
jean paul belmondo claudia cardinale
Con Pasquale Squitieri l’amore è durato trent’anni e forse non è mai finito.
«Sì. È un amore durato molti anni e che durerà per sempre. Anche quando eravamo separati ci sentivamo ogni giorno. Lui mi ha sempre accordato un posto privilegiato nella sua vita. Considerava il nostro amore come un evento straordinario, unico e infinito. Lui ha cambiato la mia vita e io la sua».
Perché a un certo punto ha deciso di trasferirsi in Francia? Cosa non le consentiva la vita in Italia?
«È stato un po’ un caso. Giravo un film in Francia, in Normandia, e mi sono trovata bene. In Italia non potevo vivere al centro perché era impossibile uscire e fare la spesa in modo normale. In Francia c’è una distanza maggiore con le persone pubbliche. E poi mia figlia cresceva ed era isolata in campagna. È andata cosi. Io mi sono ricollegata con la mia lingua (il francese in Tunisia era la lingua ufficiale) e con la mia prima cultura. Pur mantenendo un legame forte con l’Italia».
claudia cardinale ruba al prossimo tuo
Dall’amore con Squitieri è nata la sua seconda figlia, Claudia. Ho letto che Squitieri ha scelto di darle il suo nome perché lei non voleva sposarsi. È così?
«Sì, è andata esattamente così. Pasquale è corso a darle il nome contro la mia volontà. Io la volevo chiamare Anja perché in Tunisia mi avevano segnato due bambini russi e biondi, Patrick e Anja. Patrick è il nome del mio primo figlio. Quindi avrei voluto chiamarla Anja. Ma la tentazione di avere una Claudia Squitieri in famiglia ha avuto la meglio».
claudia cardinale ruba al prossimo tuo
Che tipo di madre è stata? Con Patrick, avuto ad appena diciassette anni, era poco più di una ragazzina. E stato diverso con Claudia?
«Non lo so. Sì quando è nato Patrick ero molto giovane e per motivi complessi da spiegare oggi, di lui si occupò mia madre. Con Claudia ero una donna, dunque le ho dedicato più tempo. Ma comunque ho sempre viaggiato tanto. Di Claudia si occupava Maria, una donna stupenda che è come la sua seconda madre. Una volta arrivata a Parigi nell’89 sono stata più mamma per lei. Eravamo sole».
Quando ha capito che recitare sarebbe stata la sua vita?
claudia cardinale il magnifico cornuto
«Non subito. Anche se tutto è andato molto velocemente. Un giorno mi sono svegliata e ho capito che la mia vita era cambiata. Che ero diventata un’attrice. Ma non è stato un fatto immediato. È una consapevolezza arrivata per gradi».
È vero che al test del Centro sperimentale fu presa dopo che lanciò in aria un copione. Le dissero che aveva dimostrato di avere carattere?
«Si, fu molto buffo».
jack palance e claudia cardinale in i professionisti
In ogni caso le lasciò in anticipo il Centro sperimentale. Perché?
«Perché ho iniziato a lavorare».
Ha avuto la fortuna di lavorare con i più grandi registi italiani. A chi pensa di dovere dire grazie?
«Onestamente a quasi tutti. Ho avuto una fortuna incredibile».
Visconti per esempio l’ha scelta giovanissima per due film indimenticabili: “Il Gattopardo” e “Vaghe stelle dell’Orsa”. Che tipo di rapporto aveva con lui?
«Avevo con lui un rapporto davvero speciale. Vaghe Stelle lo ha scritto per me. E per Gruppo di famiglia in un interno ha voluto che io facessi il ruolo di sua madre. Eravamo molto legati, amici. Partivamo insieme. Guardavamo Sanremo in tv. Gli piacevo e lui piaceva a me. Eravamo “molto amici”».
Si dice che ogni volta che la invitava a cena le faceva trovare un regalo speciale, tipo un gioiello di Cartier?
«Sì, Luchino era un vero signore».
claudia cardinale
La chiamava “maschiaccio”?
«Lui vedeva e amava sicuramente in me il mio animo maschile. Ero una donna semplice senza troppe costruzioni. Senza fronzoli».
E con il burbero Mario Monicelli come è stato lavorare?
«Mi sono trovata molto bene con lui. Io ho sempre avuto bei rapporti con i registi. Intanto perché non facevo la diva, ero puntuale e lavoravo duro. Questo li rendeva più rispettosi e attenti. Il rispetto si conquista con il lavoro».
frank zappa e claudia cardinale by richard avendon 2
Federico Fellini?
«Era un uomo molto divertente. Lui mi veniva a prendere in macchina per portarmi sul set. In quel momento, improvvisando, si cercavano le battute del giorno. Uno stile davvero diverso da altri registi».
Ha lavorato con gli attori più belli, da Marcello Mastroianni ad Alain Delon, a Jean Paul Belmondo. L’hanno corteggiata? Ha resistito al loro fascino?
«Sì, mi hanno corteggiata, lo confesso. Io però ho sempre voluto separare la vita d’attrice da quella mia privata. Perciò non mi facevo sedurre. Eravamo amici, si scherzava, ma non andavo oltre anche perché sapevo quanto poi si ricamasse sulle storie sui set».
Chirac in compagnia di Claudia Cardinale
L’unico flirt che le è stato attribuito con un attore riguarda Rock Hudson ma non era vero. Come è nata l’idea di aiutare il suo amico in difficoltà ad Hollywood per le voci sull’omosessualità?
«È stato lui a chiedermi di aiutarlo. Rock non lavorava più da quando la stampa aveva rivelato la sua omosessualità. Così uscivamo insieme, a braccetto, e abbiamo illuso la stampa. Lui era contento. Mi diceva: “Da quando pensano che sto con te lavoro di nuovo”».
CLAUDIA CARDINALE
Storie che vengono da un altro mondo. Almeno si spera. La sua bellezza, solare e insieme fatta di chiaro scuri, ha incantato generazioni intere. Quanto è stata importante per lei la bellezza?
«Sicuramente mi ha aiutato. Comunque nel cinema importa soprattutto la fotogenia. Il modo in cui prendi la luce. Questo non dipende dalla bravura né dalla bellezza, è una fortuna. Poi certo, sicuramente la bellezza mi ha aiutato, non lo nego».
Che tipo di rapporto ha con gli anni che passano? A differenza di tante attrici lei non è ricorsa al bisturi. Perché?
«Un po’ perché mi fanno paura le operazioni. Un po’ perché ho sempre cercato di accettare il tempo che passa. Come diceva Anna Magnani quando volevano ritoccare le sue foto per nascondere i segni del tempo. “Lasciami tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una. Ci ho messo una vita a farmele venire”»
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Cosa pensa del Me Too delle donne del cinema? Lei ha criticato Deneuve...
«È stato ed è un movimento importante. L’uguaglianza nel mondo del cinema non è assolutamente conquistata e l’uso manipolato della sessualità è una pratica che va denunciata. La battaglia per il diritto delle donne è qualcosa che continuo anche attraverso il mio ruolo di ambasciatrice dell’UNESCO per i diritti delle donne e delle bambine. Deneuve ha detto delle cose per provocare, secondo me. Comunque non mi riguarda. La sua posizione non è la mia».
CLAUDIA CARDINALE ROCK HUDSON
Lei è mai stata molestata e ricattata per lavorare?
«No. Però vengo da un mondo in cui l’attrice era un prodotto del suo produttore. Cristaldi pur volendomi molto bene mi ha fatto firmare un contratto in cui cedevo tutto. Erano, si spera, altri tempi».
Mario Draghi, in occasione del patto italo-francese, l’ha citata tra i nomi del Pantheon comune tra Parigi e Roma, accanto a nomi come Schuman, De Grasperi, Eco e Spinelli. Se l’aspettava?
«Assolutamente no, ma ne sono stata felice. Voglio anzi ringraziare il premier».
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Cosa dovremmo prendere dai cugini francesi noi italiani? E i francesi da noi?
«Dalla Francia c’è tanto da imparare, è uno stato da molto più tempo dell’Italia e questo dà al Paese una struttura più solida. Al contrario voglio sottolineare la capacità di essere flessibili degli italiani, la creatività che si manifesta anche nei momenti più complessi. Abbiamo tanti valori comuni e tante cose diverse, non è un caso che ci definiscono cugini».
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