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    CLAUDIO GENTILE ATTACCA “LA MAFIA” DEI PROCURATORI: “SONO STATO FATTO FUORI DALLA NAZIONALE UNDER 21 DOPO CHE MINACCIAI DI DENUNCIARE ALCUNI PROCURATORI CHE VOLEVANO OFFRIRMI MOLTO DENARO, PER CONVOCARE IN AZZURRO I LORO GIOCATORI" – LE BORDATE A GUIDO ROSSI, EX COMMISSARIO FIGC E DEMETRIO ALBERTINI: “POTEVO FIRMARE PER LA JUVE, NON LO FECI PER CORRETTEZZA” – IL TRIONFO ALL’EUROPEO NEL 2004 E IL BRONZO OLIMPICO: “FORSE HO VINTO TROPPO? A CHI HO DATO FASTIDIO?"


     
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    Estratto dell'articolo di Maurizio Crosetti per repubblica.it

     

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    Ci sono dolori e domande che restano dentro per una vita, nodi che non si sciolgono più. Claudio Gentile da 17 anni si chiede perché lo abbiano fatto fuori dalla Nazionale: dalla Under 21, che allenava, e dalla Nazionale A che gli avevano promesso. Se lo ripete ogni giorno, si può dire ogni momento. E non ha risposta.

     

    Perché è successo, secondo lei?

    "Avevamo vinto l’Europeo, avevamo conquistato il bronzo alle Olimpiadi, una medaglia che mancava al nostro calcio da 70 anni. Sette miei giocatori formavano l’ossatura dell’Italia campione del mondo nel 2006, ma io venni cacciato dalla sera alla mattina senza una spiegazione. Ma non senza un motivo".

    Dunque, un sospetto lei ce l’ha.

    "Avevo minacciato di denunciare alcuni procuratori che volevano offrirmi denaro, molto denaro, per convocare in Nazionale i loro giocatori. Li cacciai tutti! Io stesso non ho mai avuto un agente. Guarda caso, da quel momento qualcuno me l’ha giurata".

    Ha in mente un nome e un cognome?

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    "La risposta avrebbe dovuto darla Guido Rossi, che era commissario straordinario della Figc e decise di farmi fuori: ma purtroppo è morto. Potrebbe chiarire qualcosa Demetrio Albertini, al quale spiegai che avevo ricevuto l’offerta di un club importante (la Juventus, ndr) e che mi invitò a rifiutare. “Abbiamo progetti importanti per te”, mi disse Albertini. Come no! Il progetto di distruggermi la carriera. Da chi prendevano ordini quei dirigenti? Sono stato ingenuo a non firmare un altro contratto e a non abbandonare la Figc. L’ho fatto per troppa correttezza".

     

    Lei come reagì?

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    "A Guido Rossi ne dissi di tutti i colori, e sono parole che non posso certo riferire. Ma era il minimo. Eppure, lo giuro, io non ho mai avuto neanche un nemico". 

    Da quel momento, Gentile non ha più allenato in Italia.

    "Ricevo ancora messaggi di persone che mi chiedono perché. La gente a volte mi ferma per strada e mi dice: “Ci sono asini che allenano e lei no, come mai?” Non so cosa rispondere. Eppure, questi asini li vedo andare e venire, cadere e ritornare in ballo: questione di scuderie. Ma io ho sempre fatto da solo, e da allenatore ho permesso a tanti ragazzi di crescere e diventare uomini. Soltanto con uno di loro non è stato possibile, eppure passava per un genio del calcio".

    Di chi stiamo parlando?

    "Lasciamo perdere che è meglio".

    Non le è bastata una medaglia olimpica?

    "Quando a casa passo davanti a quel cerchietto di bronzo, mi girano soltanto le scatole. Ci sto ancora male da morire, forse più di prima. Sono vittima di una cattiveria gigantesca. Cosa ho fatto di male nella vita? Voi che siete giornalisti, aiutatemi a trovare una risposta. Forse ho vinto troppo? A chi ho dato fastidio?".

     

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    I procuratori erano una lobby così potente?

    "La parola che mi viene in mente è mafia, senza neppure un Totò Riina al quale dare la colpa: io non so chi mi abbia fatto saltare in aria. Rubavo? Ero corrotto? Ero antipatico? Me lo dicano. Almeno, dopo quasi vent’anni saprò finalmente qualcosa in più. Ma poi si preparino alle denunce dei miei avvocati".

     

    (...)

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    "Non riesco a lavorare, mi basta quello che ho. Vado a vedere le partite dei ragazzini, è un modo per restare nell’ambiente. A volte segnalo a qualche amico dirigente i più bravi. Però se guardo i genitori mi vergogno per loro".

    Claudio, non le chiederemo se qualche volta il calcio la renda felice.

    "Tutto passato, ed è un passato che non torna. Adesso ho solo un enorme nodo allo stomaco. Alcuni miei compagni e amici di allora hanno avuto altre occasioni, penso a Zoff, Tardelli, Oriali, Cabrini, Antognoni, Bruno Conti, Bettega, Graziani. Perché Gentile no? Ma io avevo vinto più di tutti sulla panchina azzurra. Sarei rimasto volentieri all’Under 21, non ci stavo male, anche se ormai la Nazionale A mi faceva gola. E invece mi hanno tolto di mezzo senza un perché".

    Quando pensa a sé stesso, cosa le viene in mente?

    "Un mistero. Io sono un mistero".

     

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