Simona Poli per “la Repubblica”
ANTONELLA TOGNAZZI, MOGLIE DI DAVID ROSSI
La prima piccola luce. Dopo tre anni in cui sembrava che David fosse stato inghiottito dal buio, che a nessuno interessasse scavare nel mistero della sua morte. È un giorno di speranza per Antonella Tognazzi, vedova di David Rossi, il responsabile della comunicazione di Mps che il 6 marzo 2013 cadde dalla finestra del suo ufficio a Rocca Salimbeni dopo aver lasciato un biglietto di addio proprio a lei.
La riapertura dell’inchiesta potrebbe far chiarezza su quel suicidio a cui Antonella non crede. Insieme ai legali, a due consulenti tecnici e a un gruppo di parlamentari Cinque Stelle ieri era a Montecitorio per dare corpo ai suoi sospetti.
Come pensa che sia morto suo marito?
mps david rossi
«Non certo buttandosi giù di sua volontà. Il medico legale ha riscontrato lesioni che non hanno niente a che vedere con la caduta. Lo hanno spinto, almeno in due, anche se non posso sapere quante persone ci fossero in quella stanza. Ora voglio conoscere il nome degli assassini di mio marito ».
Il vostro legale, Luca Goracci, lascia intendere che David potrebbe aver pagato la sua intenzione di essere ascoltato in procura.
«Io so soltanto che lui voleva andare dai giudici per sapere che cosa cercassero, che cosa volessero da lui. Questo pensiero lo tormentava, ne parlavamo spesso».
Potrebbero riesumare la salma, lei è d’accordo?
«Per ora è solo un’ipotesi. Laddove fosse necessario, vedremo ».
david rossi
Quando ha iniziato ad avere dei dubbi sulla versione del suicidio?
«Appena mi sono ripresa dallo schock. All’inizio mi sembrava di stare su un altro pianeta, i magistrati mi dicevano che era tutto lampante, che gli indizi concordavano, erano quasi arrivati a convincermi. Io ero malata quando morì David, venivo da un’infezione che mi aveva causato febbre altissima, proprio quella sera avrebbe dovuto farmi un’iniezione, lo stavo aspettando. Lo chiamai alle 19 e mi disse “tra una mezzoretta sono a casa”. Succedeva spesso che facesse tardi in ufficio, quello poi era un periodo difficilissimo al lavoro. Ma quando ho visto che passava il tempo e non tornava mi sono preoccupata, ho pensato a un malore e ho mandato mia figlia a cercarlo».
david rossi
Quella telefonata fu l’ultimo contatto tra di voi?
«L’ultima volta che ho sentito la sua voce, sì. Nel pomeriggio era passato a salutarmi per vedere come stavo».
La calligrafia del biglietto è autentica però.
«La calligrafia sembrerebbe la sua, anche se la scrittura è a strappi, con cambiamenti continui, insomma strana. Ma è stato proprio il biglietto a farmi capire che David non diceva quello che pensava, che lo stavano costringendo. Mi ha messo lui sulla strada giusta».
Il biglietto di addio nascondeva un secondo messaggio?
david rossi mussari
«Esatto, proprio così. Quelle parole, “Toni amore mio ti chiedo scusa”, non facevano parte del nostro vocabolario quotidiano. Lui sapeva che non mi piace il diminutivo Toni e mi chiamava Antonella, a differenza di tutti gli altri. Non ci chiamavamo mai amore perché non era quello il nostro stile. E David non era un tipo che chiedesse scusa.
Messe in fila una dietro l’altra in quel contesto queste espressioni potevano avere solo un senso: farmi capire che chi stava scrivendo non era lui, che in quel momento qualcuno lo stava forzando. Solo io avrei potuto afferrare quell’sos in codice, lo ha fatto apposta, mi ha aperto gli occhi ».
david rossi mussari
Nel frattempo sembrava che il caso fosse chiuso.
«Già, avevano archiviato in fretta. Ma i miei stessi sospetti sono nati anche nelle persone che mi affiancavano, cominciavano a venir fuori molti elementi strani, non tutto era così lineare come avevano voluto farmi credere. Ad esempio, quella storia dell’email che David avrebbe scritto due giorni prima della morte all’amministratore delegato, in cui chiedeva se fosse il caso di andare dai giudici. Possibile che in due giorni nessuno la avesse letta? Prima mi dicono che Viola si trovava a Dubai, poi invece si scopre che alla mail era stata data una risposta. Qualcosa non torna».
Suo marito era stato sottoposto a stress fortissimi. Il 19 febbraio la Guardia di finanza aveva perquisito casa vostra.
david rossi
«Stava vivendo una situazione di disagio. Non si capacitava del fatto che invece di chiamarlo in procura per sentire la sua versione avessero perquisito la casa. “Che cercano qui?”, mi diceva ».
Come si sente oggi?
LA FINESTRA DI MPS DELL UFFICIO DI DAVID ROSSI FOTO LOZZI PER INFOPHOTO
«Mi auguro che adesso la magistratura con vera coscienza si rimetta al lavoro e dia quelle risposte che per anni sono state negate. Ho vissuto tanti momenti di sconforto, per tre anni ho sopportato questo silenzio pesantissimo, atroce. Con tutte le mie forze ora voglio credere che le cose cambieranno, che si cercherà la verità. Oggi posso finalmente farmi ascoltare, finora nessuna voce autorevole si era sollevata per chiedere di analizzare i punti oscuri di questa storia. Che sono tanti, troppi».
DAVID ROSSI