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    “E’ COLPA DELLO STATO SE L'OMICIDA NON È STATO CURATO BENE? CI SONO ANCHE RESPONSABILITÀ DELLA FAMIGLIA” – PAOLO CREPET SUL CASO DELLA PSICHIATRA UCCISA A PISA – IL COGNATO DELLA VITTIMA: “BARBARA ANDAVA AIUTATA DI PIÙ. AVEVA GIÀ GESTITO PAZIENTI PERICOLOSI” - LA ZIA DELL'ASSASSINO CHIEDE SCUSA: "SONO UNA MAMMA E SO CHE LEI AVEVA TRE FIGLI..."


     
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    PAOLO CREPET PAOLO CREPET

    Lo psichiatra Paolo Crepet è intervenuto nella trasmissione "L'Italia s'è desta" condotta da Gianluca Fabi e Roberta Feliziani su Radio Cusano Campus.

     

    Sul caso della psichiatra uccisa a Pisa. "Per chi fa il mio mestiere è stata una notizia terribile che si aggiunge a tanti altri lutti di colleghi che ho conosciuto in questi anni. 

     

    (...) Legge Basaglia? Io sono molto orgoglioso di aver fatto parte di quella stagione, erano 110mila internati e internate in Italia, sono ben contento che si sia detto basta. Basaglia è stato un eroe di questo Paese e si sciacquino la bocca prima di parlare di lui".

     

    La zia dell'omicida ha detto che il nipote doveva essere curato dallo Stato. "Io credo che esista anche un principio di responsabilità individuale, morale. Se è vero che un bambino che poi diventa adolescente ha bisogno di una rete familiare, quando questa rete familiare non c'è non è colpa dello Stato. E' evidente che ci siano delle responsabilità di tipo educativo. Le patologie non è che nascono come un meteorite che arriva. O c'è qualche psichiatra che pensa che vi sia una genesi genetica, oppure pensiamo che esista uno sviluppo psico-emotivo e relazionale che conduce a problemi psicologici così come conduce alla felicità laddove le cose funzionano. Se no è sempre colpa dello Stato che deve avere una sorta di radar. E' chiaro che un uomo di 40 anni è stato prima giovane adulto, prima ancora adolescente, ho letto che già dall'adolescenza manifestava problematiche.

    gianluca paul seung gianluca paul seung

     

    La famiglia cos'ha fatto? Se la famiglia non esiste diciamolo, chiamiamo lo Stato al posto della famiglia. La psicosi doveva portare a un'allerta, chi doveva dare quest'allerta? Noi abbiamo voluto una società di monadi, di persone sole con un telefonino e con un computer, non c'è un'osteria, non c'è un cinema, non c'è neanche una tombolata, domani ci metteremo un visore, immaginatevi una persona paranoica con un visore, il visore triplicherà quella paranoia. Se il tempo medio di un colloquio è di 20 minuti, io posso mettere anche Freud a lavorare, ma non riuscirà a fare niente.

     

    Lo psichiatra, se ha un quarto d'ora di tempo, da dedicare al signore o alla signora Rossi affetto da problematiche gravi non può fare altro che dargli dei farmaci, non possiamo accusare lo psichiatra di fare quello, perché fare altro necessita di tempo e di strutture, per questo servirebbero day hospital, eppure di day hospital ce ne sono un paio in tutta Italia. Se uno semina grandine raccoglie tempesta".

     

    «BARBARA ANDAVA AIUTATA DI PIÙ AVEVA GIÀ GESTITO PAZIENTI PERICOLOSI»

    barbara capovani barbara capovani

    Estratto dell'articolo di Simone Innocenti per il “Corriere della Sera”

     

    Barbara Capovani, la psichiatra uccisa da Gianluca Paul Seung all’ospedale Santa Chiara di Pisa, faceva il suo lavoro con passione e tra mille difficoltà. Stefano Bellandi, cognato della vittima, racconta: «Io ero suo parente ma soprattutto suo amico e con lei ho condiviso i tanti problemi che ogni giorno doveva affrontare, perché agli psichiatri vengono attribuiti compiti che non spettano loro». Un episodio su tutti: «In seguito a una decisione del tribunale, Barbara dovette ricoverare tra i suoi pazienti un uomo accusato di stupri. Nello stesso reparto si trovava però anche una ragazza di 15 anni. Non le dico le difficoltà che ha dovuto affrontare per quella convivenza incompatibile». 

     

    paolo crepet paolo crepet gianluca paul seung gianluca paul seung

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