DI MAIO SI SENTE SOTTO ATTACCO - VUOLE «LA TESTUGGINE ROMANA»E MINACCIA SANZIONI PER I RIBELLI - IL LEADER CONVOCHERÀ UN' ASSEMBLEA. GRILLO GLI CHIEDE CHIARIMENTI
Emanuele Buzzi per il Corriere della Sera
LUIGI DI MAIO DAVIDE CASALEGGIO
Anticipare le mosse, spegnere sul nascere ogni possibile fronda interna: Luigi Di Maio decide di usare il pugno duro con i parlamentari «ribelli» del Movimento. E lo fa con una tripla mossa: un post su Facebook in cui prende di mira chi si sfila dalla linea, un' assemblea «imminente» dei gruppi parlamentari che suona da processo e sanzioni in vista per i rivoltosi. «Siamo sotto attacco», scrive il capo politico dei Cinque Stelle (il suo intervento viene sostenuto anche da Davide Casaleggio).
Poi spiega: «Dobbiamo essere compatti. Molto compatti. Fusi insieme. Come lo era la testuggine romana, una formazione di fanteria dell' esercito romano che era di grande complessità perché richiedeva un importante coordinamento collettivo». Infine arriva la stoccata: «Oggi nel nostro esercito alcuni stanno dando segni di cedimento e visto che tra di noi siamo in famiglia è bene che queste cose ce le diciamo. Questi cedimenti non ce li possiamo permettere».
grillo di maio
Gli ultimi giorni all' interno del Movimento sono stati convulsi per Di Maio: tra frizioni sul dl fiscale, attacchi di alcuni parlamentari per l' ok al Tap, ostacoli (sotto forma di emendamenti) al dl Sicurezza, il leader si è sentito sotto assedio e non capito da una parte dei suoi. Non solo. Alcuni, come per Tap e per la nomina dei vertici Consob, hanno tirato per la giacchetta anche il garante, Beppe Grillo, che si è fatto sentire e ha preso informazioni.
Non sono servite le rassicurazioni - in questo caso a Carla Ruocco - sul fatto che Di Maio avesse deciso di puntare sulla candidatura di Marcello Minenna per i vertici Consob già qualche giorno fa (e la sua eventuale nomina è e sarà al centro di una trattativa con la Lega nei prossimi giorni). E non sono serviti i tentativi di mediazione portati avanti dai suoi pretoriani sul dl immigrazione: il leader pentastellato ha visto crescere pian piano il fronte dei malumori. La preoccupazione si è trasformata in voglia di reagire.
fico di maio
Il confronto con la «testuggine» ci sarà già nei prossimi giorni: un' assemblea che si preannuncia di fuoco. Il post su Facebook è servito da linea di confine: tracciata quella, messe nero su bianco quelle parole, il collegio dei probiviri è di fatto autorizzato a valutare eventuali prese di posizione non in linea con il Movimento. Una minaccia reale, anche se nessuno parla per ora di espulsioni.
Anzi, viene ricordato come lo statuto Cinque Stelle all' articolo 11 comma d preveda anche altre possibili sanzioni come il richiamo o la sospensione. Certo, i vertici fanno filtrare anche che un voto contrario sul dl sicurezza verrà considerato come «un tradimento». Dei tre senatori in prima linea sul banco degli imputati (Elena Fattori, Gregorio De Falco e Paola Nugnes) solo per la senatrice laziale sembra quasi sicuro l' avvio di un procedimento. Ma non sono escluse novità, anche a seconda delle reazioni che ci saranno.
CARLA RUOCCO - DI BATTISTA - VIRGINIA RAGGI - LUIGI DI MAIO
Intanto per Di Maio - ieri all' inaugurazione dell' Alta velocità per le merci nel Casertano - si apre anche un fronte Tav (oltre a quello sulle nomine Rai) con il Carroccio. Ieri il capo politico M5S ha applaudito la decisione del Consiglio comunale di Torino che ha invocato uno stop alla Tav. Il tweet del leader ha suscitato ira nel Carroccio, ma, nonostante ciò, - parlando con i suoi - a tarda sera il ministro del Lavoro sembra incurante e sibillino ribadisce: «Saremo fedeli al contratto di governo».