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    L’ABITO CHE FA MONACO - NEL 2005, SALITO AL TRONO, ALBERTO GRIMALDI DISSE DI VOLER CAMBIARE IL PRINCIPATO DI MONACO - E CI È RIUSCITO: NEL 2009 HA PORTATO IL SUO STATERELLO FUORI DALLA LISTA GRIGIA OCSE E DALLA BLACK LIST ITALIANA


     
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    Leonardo Coen per “Il Venerdì - la Repubblica”

     

    ROSBERG ALBERTO DI MONACO ROSBERG ALBERTO DI MONACO

    Ho conosciuto Alberto di Monaco in occasione dei Giochi Olimpici, l’ho visto competere cinque volte nel bob; gli piaceva pure lo sci; ma anche l’atletica è nel suo cuore. Va allo stadio, qualche volta lo incroci nel paddock di Formula Uno. È membro del Cio. Non tanto per intrallazzare, ma perché è innamorato dello sport, che lui ha praticato in moltissime discipline. Ha sempre dimostrato grandissimo interesse per le iniziative ecologiche, per le esplorazioni (è stato il primo capo di uno Stato a raggiungere il Polo Nord).

     

    IL PRINCIPE ALBERTO DI MONACO IL PRINCIPE ALBERTO DI MONACO

    Partecipa attivamente alle manifestazioni che uniscono mondanità e attività umanitarie. Ha studiato in America. Parla quattro lingue. Frequentava le discoteche, come tantissimi altri suoi coetanei: l’ho intercettato una volta alla The Bank di Calgary, una bolgia di allegria e gioventù, festeggiava il secondo oro di Alberto Tomba, diventato suo grande amico. È una persona gentile, affabile, per nulla altezzoso. Mai superficiale. Prese ufficialmente possesso del trono il 12 luglio del 2005.

     

    charlene e alberto di monaco charlene e alberto di monaco

    Da allora, sono passati giusto dieci anni. Anni di grandi cambiamenti. Da Monaco si vedono Mentone e Ventimiglia, dove si consuma il dramma dei migranti, naufragi disperati di un mondo che in questi ultimi dieci anni è cambiato radicalmente, l’Europa trema per la Grecia, per la guerra in Ucraina, per l’arrembaggio delle destre populiste e xenofobe, solo il Principato di Monaco si sforza d’apparire lo stesso di sempre, fortezza dei miliardi, del glamour e del jet set, uno spicchio di Costa Azzurra dove vive una comunità arroccata su privilegi e attività finanziarie che sovente finiscono nel mirino delle Agenzie delle entrate e nei dossier di polizia di mezzo mondo.

     

    Ma è davvero ancora così? Nei dieci anni del regno d’Alberto II – sia pure un regno che qualcuno definì d’operetta e qualcun altro dell’evasione fiscale – è successo tanto. L’operetta ha ceduto il palcoscenico alla grande politica internazionale. Suggellata con le visite dei presidenti francesi Nicolas Sarkozy e François Hollande. Con l’incontro in Vaticano con il papa. Con Nelson Mandela.

    ALBERTO E CHARLENE ALBERTO E CHARLENE

     

    E poi con di Ban Ki-moon, nel 2013, per i vent’anni di adesione all’Onu del Principato, prima volta che un segretario delle Nazioni Unite si recava a Monaco. Insomma, un salto di qualità e spessore. L’obiettivo di Alberto è chiaro: dare credibilità al suo staterello, incorniciato da una fama non molto lusinghiera.

     

    Obiettivo raggiunto? In parte. Dieci anni sono un tempo giusto per stilare bilanci, capire se il Principato è stato traghettato là dove Alberto II aveva intenzione di farlo approdare, come in parecchie interviste aveva annunciato.

    ALBERTO DI MONACO CON LA HOSTESS NICOLE COSTE ALBERTO DI MONACO CON LA HOSTESS NICOLE COSTE

     

    Per esempio, in quella concessa al quotidiano Le Monde alla vigilia del 12 luglio 2005, Alberto Grimaldi aveva dichiarato che la «morale, l’onestà e l’etica» sarebbero stati «al centro delle preoccupazioni del mio governo» e che si sarebbe battuto «con tutte le forze perché Monaco» fosse «irreprensibile». Innanzitutto, moralizzando la vita economica del Principato. Cancellando «definitivamente l’equazione Monaco=riciclaggio».

     

    Conclusa la messa nella cattedrale dell’Immacolata Concezione (dove sono sepolti Ranieri e Grace Kelly) in cui il 12 luglio del 2005 era stata formalizzata l’ascesa al trono, durante il ricevimento aperto ai sudditi monegaschi aveva ribadito le sue coordinate politiche: «È auspicabile che denaro e virtù vadano di pari passo e permanentemente. Ho intenzione di trasformare Monaco in uno dei poli principali della finanza internazionale».

     

    ALBERTO DI MONACO CON LA CAMERIERA TAMARA ROTOLO ALBERTO DI MONACO CON LA CAMERIERA TAMARA ROTOLO

    Finanza finalmente «trasparente». Compito arduo, col rischio d’essere velleitario. Per questo, aveva spiegato, bisogna adottare «estrema vigilanza per evitare che si sviluppino attività finanziarie non benvenute nel nostro Paese». Insomma, il neo principe dava il benservito a chi volesse usare il Principato per imboscare capitali in fuga dalle tasse o da ripulire. Basta con la finanza corsara, benvenuta quella di gestione, on-shore.

     

    CHARLENE E ALBERTO ALLA SPIAGGIA DEI NUDISTI CHARLENE E ALBERTO ALLA SPIAGGIA DEI NUDISTI

    Alberto oggi ha 57 anni. Ha conquistato il cuore dei monegaschi per la determinazione – soprattutto verso gli invadenti francesi – e per la fantasia con cui governa. Si è sposato nel luglio del 2011 con la bella (e malinconica) Charlène Wittstock, ex nuotatrice sudafricana che aveva conosciuto nel 2000.

     

    Ci si aspettava la favola di una nuova Grace; della principessa scomparsa, Charlène aveva infatti tutto: i capelli biondi, la pelle chiara chiara, il buon gusto nel vestire, la discrezione. Ma è parso fin da subito che Charlène soffriva il continuo paragone con la mitica madre di Alberto, e le pesava vivere in un Palazzo dove incombeva l’ombra angosciante di una tale leggenda.

     

    CHARLENE E ALBERTO DI MONACO CHARLENE E ALBERTO DI MONACO

    Grace incarnava lo chic fragile e intrigante dell’upper class made in East Coast, elegantemente naturale; Charlène al suo paragone appariva goffa, troppo atletica, sovente impacciata. Complice una grande (e bella) mostra allestita a Monte Carlo nel 2007, più il film Grace of Monaco con Nicole Kidman che interpreta l’attrice diventata principessa, era inoltre scoppiata una dilagante Grace-mania, ponendo ulteriori stress alla sudafricana, che non mascherava la propria insofferenza.

     

    clotilde courau alberto di monaco clotilde courau alberto di monaco

    Al punto che i pettegolezzi monegaschi la davano pronta al divorzio... Poi, sono arrivati il 10 dicembre del 2014 due gemelli, una femmina e un maschio: Gabriella Thérèse Marie e Jacques Honoré Ranieri, l’agognato erede, il primo nella linea di successione del trono monegasco. La crisi coniugale (Alberto aveva avuto alcuni figli in giro per il mondo, due dei quali legalmente riconosciuti) si è attenuata, anzi, Alberto II di Monaco, in un’intervista al quotidiano Nice-matin, si è premurato di dire che «tra Charlène e me va tutto a meraviglia». La migliore celebrazione dei suoi primi dieci anni di regno.

     

    Dicono che Charlène non sia estranea alle scelte in campo finanziario di suo marito. Dal 2009 Il Principato è stato rimosso dalla lista grigia dell’Ocse sui paradisi fiscali, dallo scorso marzo non è più nella black list italiana, da quando è stato siglato con l’Italia l’accordo per lo scambio di informazioni fiscali, cioè l’addio al segreto bancario.

     

    alberto monaco alberto monaco

    Per i settemila residenti italiani, una doccia gelata: immobili, residenze fittizie, società ombra, patrimoni e attività detenuti irregolarmente nel Principato saranno suscettibili di indagini in virtù del protocollo che modifica la Convenzione tra i due Paesi: «In materia di trasparenza e fiscalità abbiamo fatto grossi passi in avanti» dice Alberto II, soddisfatto che questo cammino virtuoso incominci ad essere riconosciuto. In verità, nel Principato l’Irpef non esiste e l’imposta sulle società è ridotta, basta dimostrare che tre quarti dei profitti siano generati all’interno del Paese.

     

    Alberto Di Monaco Alberto Di Monaco

    Quanto alla vocazione immobiliarista di Montecarlo, si è evoluta. Il principe «ecologo» si vanta di voler combinare sviluppo urbano ed equilibrio ambientale, nel 2013 ha presentato la sua «sfida verde», quattro grandi scogliere artificiali per ripopolare la fauna marina. Epperò, per attirare i nuovi ricchi e accontentare la lobby dei costruttori che di fatto determinano il buono e il cattivo tempo, rilancia il progetto di un quartiere costruito sul mare, 5-6 ettari, la metà di quello di qualche anno prima, cassato dalla crisi e dalle proteste ambientaliste: «Vigilerò perché siano rispettate le forti restrizioni ambientali che imporrò». Già negli anni Settanta papà Ranieri aveva allargato il Principato con il quartiere di Fontvielle, circa 22 ettari, quasi tutti strappati al mare.

     

    Due chilometri quadrati sono la superficie strangolata che ospita gli oltre 35 mila abitanti di Monaco, per questo si abbattono i vecchi grattacieli per costruirne altri più elevati, come la torre Odéon di 170 metri. O si concepiscono lussuose espansioni residenziali sul mare, come le Isole delle Palme di Dubai.

     

    ALBERTO DI MONACO ALBERTO DI MONACO

    Il tutto condito da feste, amori, gli immancabili scandali, l’inevitabile presenza di personaggi dalla fama sulfurea, qualche delitto eccellente (il caso dell’ereditiera Pastor, dinastia dei costruttori padroni di mezza Montecarlo). E ancora, un mix sapiente di shopping, locali da sogno, grandi balli per attività caritatevoli, la Croce Rossa, la cooperazione internazionale, in un frullato di ricconi e viveurs, artisti e grandi campioni, con uno spruzzo di nobiltà: la formula magica del mito mondano di Monte Carlo.

     

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