Pasquale Chessa per “il Messaggero”
VERNACOLIERE LECCACULO 1
Per Dante Alighieri l' adulazione è il male assoluto, condannato nell' ottavo cerchio del canto dei ruffiani e dei cortigiani, il XVIII dell' Inferno. Secondo Dione Cassio persino Giulio Cesare, prima di farsi dittatore, era «pronto a servire e adulare chiunque». E Svetonio tramanda la figura emblematica di un modesto oratore al tempo di Tiberio, tale Larcio Licinio inventore della claque.
LA CATENA DEI LECCACULO
IL CORTIGIANO
La pratica cortigiana non scandalizza invece Marcel Proust, la chiama flatterie, che in una lettera incensatoria al conte-poeta Robert de Montesquiou si compiace di sentirsi sia «cortigiano» che «sincero». Così sono altrettanto smaccati gli incensamenti di Shakespeare a Giacomo I in Misura per misura. Nicolò Machiavelli consiglia infatti al principe di diffidare degli incensatori. Ne è consapevole Luigi XIV quando risponde sferzante al grande poeta Racine: «Ti avrei apprezzato di più se mi avessi elogiato di meno».
ALFONSO BERARDINELLI - CACTUS
I CORVI
pietro citati 4
Meglio i corvi che gli adulatori, diceva il filosofo Antistene: «Gli uni divorano i cadaveri, gli altri i vivi». Eppure già nell' Elogio della follia, Erasmo da Rotterdam colloca la lusinga politica e sociale nella categoria delle «menzogne oneste» e considera il servilismo della sviolinatura «miele e condimento di tutte le relazioni umane».
Su questa ricercata casistica Antimo Cesaro, professore di Teoria del linguaggio politico all' Università della Campania, ha costruito una felice fenomenologia della ruffianeria storica politica e sociale, spaziando sui celebri testi di Ètienne de La Boètie, Discorso sulla servitù volontaria, insieme al Saggio sull' arte di strisciare a uso dei cortigiani di Paul-Henry d' Holbach. Il titolo è aspro, Breve trattato sul lecchino, anche se la parola chiave si trova fra le pagine di Robert Musil, dedicate proprio al Lecchino, senza aggettivi. Perché si sa, è «l' arte del leccare» il suo quid!
LA NUBE
MASSIMO CACCIARI
Avverte Cesaro che le pagine del suo libro sono intossicate da un tremendo veleno che induce la «smania di leccare». Come antiveleno non è banale qui consigliare le «meditazioni, satire e scherzi» di Alfonso Beradinelli dove si pratica la spinosa arte della stroncatura, vero antidoto all' adulazione.
Alfonso Berardinelli
Da Roberto Calasso a Claudio Magris, piuttosto che Emanuele Severino e Gianni Vattimo, miti consolidati della letteratura e della cultura vengono privati della fitta nube adulatoria che li circonda per essere sottoposti a una illuminante e impietosa critica del giudizio: «Come seduttore filosofico Cacciari è troppo politico e come leader politico è intossicato di filosofia. La filosofia di Cacciari potrebbe essere adottata a destra, a sinistra e anche al centro. Il solo inconveniente è che nessun politico ne sente il bisogno».
umberto eco
L' IDEA
Aforismi che contengono un' idea democratica e laica della lettura contro il potere dei sacerdoti della fama e del successo editoriale. «Citati parla di sé, parla della Grande letteratura, illustra e predica la sua idea di letteratura in forma di autoritratto. Pensa a se stesso come la Letteratura stessa. Citati è una voluminosa, espansa e maneggevole parodia della Grande letteratura intesa come Parola originaria». Berardinelli, prima che critico è un lettore nato dotato di un orecchio assoluto che gli consente di percepire la minima stonatura: «Chi ha voluto insinuare che Eco sarebbe l' eco di qualcosa? È falso! Eco non è l' eco di niente».