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    COME DAGO-ANTICIPATO, IL PD SI RITROVA A DOVER DIALOGARE CON LA LEGA - VERDERAMI: "A CHI DOVREBBE GUARDARE IL NAZARENO IN QUESTA FASE: A GRILLO CHE VA A CENA CON L' AMBASCIATORE CINESE O A CONTE CHE VA A PRANZO CON L' AVVOCATO ALPA E NON PASSA GIORNO SENZA RIMARCARE LA DISTANZA DA DRAGHI?" - PER CAMBIARE SCHEMA E APRIRE AL CARROCCIO, LETTA ATTENDE L'ESITO DELLE AMMINISTRATIVE: DAL VOTO CAPIRÀ QUALE SARÀ IL PESO ELETTORALE DEL PARTITO E COME POTRÀ SPENDERLO NELLA TRATTATIVA SUL QUIRINALE E SULLA LEGGE ELETTORALE…


     
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    letta salvini letta salvini

    Francesco Verderami per il "Corriere della Sera"

     

    Il piano era un altro. All' ombra di Draghi il Pd riteneva di avere ancora delle carte da giocare nonostante la fine del governo Conte. Immaginava di ipotecare il futuro staccando un pezzo di Forza Italia dal centrodestra per allargare l' alleanza giallorossa: la maggioranza Ursula le avrebbe assicurato un ruolo nella corsa al Colle e una chance alle prossime elezioni.

     

    ENRICO LETTA GIUSEPPE CONTE BY OSHO ENRICO LETTA GIUSEPPE CONTE BY OSHO

    Non è andata così per una serie di spiacevoli contrattempi: prima Salvini è entrato al governo, avvisando che non ne sarebbe mai uscito, poi è imploso il Movimento. E oggi per il Pd il problema non è regalare Draghi alla destra, perché Draghi non è un cadeau e non si fa mettere magliette. Il punto è che i dem, per via della crisi grillina, rischiano ora di ritrovarsi in una maggioranza Ursula capovolta: dentro cioè una coalizione di governo con i leghisti come referenti e senza una coalizione politica con M5S.

     

    ENRICO LETTA MATTEO SALVINI ENRICO LETTA MATTEO SALVINI

    D' altronde a chi dovrebbe guardare il Nazareno in questa fase: a Grillo che va a cena con l' ambasciatore cinese o a Conte che va a pranzo con l' avvocato Alpa e non passa giorno senza rimarcare la distanza da Draghi? «E di qui in avanti - spiega il democrat Raciti - la situazione sarà sempre più complessa, perché il terreno della contesa tra Grillo e Conte sarà a chi si distinguerà di più dal governo. E noi, che dovevamo aggregare l' area moderata, siamo costretti a cambiare schema».

     

    Ovviamente la tenuta dell' esecutivo non è in discussione. Semmai il Pd dovrà accollarsi la gestione di quello che si preannuncia come un «Vietnam parlamentare», espressione usata ieri dalla Serracchiani nella riunione con i suoi deputati.

     

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    Alla capogruppo dem era bastato lo spettacolo del giorno prima, quando alla Camera erano servite cinque ore per trovare un' intesa con M5s su un modesto odg sul Ponte di Messina. Fatica sprecata, visto che poco dopo in Aula i cinquestelle sarebbero andati in ordine sparso, dividendosi tra favorevoli, contrari e astenuti, e suscitando l' ira di un dirigente del Pd: «Ammettiamolo. Andiamo più d' accordo con la Lega».

     

    Un tempo sarebbe stato sacrilegio. Ora non più. E avrà ragione Borghi quando sostiene che «con Draghi sono saltate anche le strategie della destra, dove sono talmente divisi da non riuscire a concordare nemmeno il candidato sindaco di Milano». Poi però l' esponente della segreteria dem deve riconoscere che «a noi sono saltate l' opzione Ursula e prima ancora, per fortuna, il progetto dell' Izquierdia unida con Conte punto di riferimento dei progressisti».

    ENRICO LETTA E MATTEO SALVINI ENRICO LETTA E MATTEO SALVINI

     

    Il fatto è che la prospettiva di una maggioranza Ursula capovolta, con schegge grilline tentate di passare nel campo avverso, potrebbe rendere il Pd prigioniero di uno schema senza vie d' uscita. E l' ipotesi che il centrodestra possa per la prima volta puntare alla golden share nella scelta del capo dello Stato sarebbe solo un effetto collaterale del nuovo quadro politico.

     

    goffredo bettini gianni letta giuseppe conte goffredo bettini gianni letta giuseppe conte

    In questo senso l' allarme lanciato da Letta è indicativo. Il leader dem nei colloqui riservati riconosce come la posizione del partito sia difficile e per certi versi pericolosa. Le Agorà che ha organizzato dovrebbero servire - più che a ricomporre lo strappo a sinistra - a immettere energie fresche nel Pd e a rigenerare un rapporto con i territori.

    Ma per «cambiare schema» Letta attende l' esito delle Amministrative: dal voto capirà quale sarà il peso elettorale del partito e come potrà spenderlo nella trattativa sul Quirinale e sulla legge elettorale.

    ENRICO LETTA E GIUSEPPE CONTE ENRICO LETTA E GIUSEPPE CONTE

     

    La proporzionale è oggi l' unica strada per il Pd. C' è scritto nel documento di Base riformista, che pure era per il maggioritario. Ed è l' obiettivo di Franceschini dai giorni in cui lavorava alla nascita del Conte 2: «Perché noi - teorizzò allora il ministro della Cultura - con i grillini possiamo fare un governo. Ma non possiamo pensare di costruire una coalizione e presentarci insieme in campagna elettorale. L' idea di un Pd che si allea con un centro è il solito vecchio schema dalemiano».

     

    Fu profetico. E adesso i dem devono scommettere sul fatto che la proporzionale interessi anche alla Lega per rompere l' assedio della Meloni. Al momento Letta non ne ha discusso con Salvini, ne ha parlato solo con la forzista Carfagna. Ma puntare sulla vecchia maggioranza Ursula per ribaltare la nuova, sarebbe un rischio: potrebbe non bastare se si arrivasse a votare la riforma a scrutinio segreto.

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