GIORGIA MELONI ELON MUSK
DAGOREPORT - DITE ADDIO ALLA MELONI CHE SI FACEVA DARE A WASHINGTON I BACETTI DA JOE BIDEN SULLA CAPOCCIA: ARRIVA TRUMPONE E LA DUCETTA, DA ABILE CAMALEONTE, SI TRASFORMERÀ NELLA PIÙ FEDELE FAN DEL CIUFFO ARANCIONE TRAPIANTATO DI "THE DONALD" – GRAZIE AI BUONI UFFICI DI ELON MUSK, CON CUI “COLTIVA LA SUA RELAZIONE” (“LE MONDE” DIXIT), PER LA STATISTA DEL COLLE OPPIO SARÀ UN GIOCO FACILISSIMO RIENTRARE NEL CUORE DEL TYCOON. CHE FINIRÀ PER PRIVILEGIARE IL RAPPORTO CON “I AM GIORGIA”, A DISPETTO DI QUELLO COL SUO FOLLOWER ITALIANO NUMERO UNO, MATTEO SALVINI - QUESTIONE DI POTERE: LA MELONI È PREMIER E PUÒ ESSERE UN CAVALLO DI TROIA UTILE ALL'INTERNO DI UNA UNIONE EUROPEA PER NULLA FAVOREVOLE A TRUMP. MENTRE SALVINI A BRUXELLES NON CONTA UN CAZZO...
joe biden e giorgia meloni al concerto di andrea bocelli g7
MUSK PUNTA SU MELONI "IN EUROPA CI RAPPRESENTI TU"
Estratto dell’articolo di Francesco Olivo per “La Stampa”
Quando Giorgia Meloni arriva nello stadio di Budapest l'operazione per ricollocare l'Italia dopo la vittoria di Donald Trump è già ampiamente in atto. La premier non si è schierata apertamente […]. Ma con i suoi collaboratori, arrivando al vertice della Comunità politica europea ospitato dall'eurotrumpiano Viktor Orban, crede che l'equilibrio mostrato in questi mesi abbia pagato, come dimostra la telefonata con Trump di mercoledì sera.
ARTICOLO DI LE MONDE SULLA 'RELAZIONE' TRA GIORGIA MELONI E ELON MUSK
Politico, la testata più letta a Bruxelles, lo dice chiaramente: Meloni e Orban sono i «veri vincitori delle elezioni americane». Così, ora si tratta di gestire questa fase. Se il leader ungherese non maschera l'entusiasmo e racconta dei suoi brindisi con la vodka per festeggiare il trionfo dell'alleato americano, la presidente del Consiglio italiana resta più coperta, ma con una certa convinzione di poter aprire una fase nuova. […]
[…] I movimenti post elezioni iniziano quasi all'alba: prima delle otto del mattino la premier, non senza enfasi, comunica sui propri profili social di aver avuto una conversazione con Elon Musk. Di per sé non è una novità, il magnate è un interlocutore ormai fisso della presidente del Consiglio, ma dopo il 4 novembre, questo colloquio assume un'altra dimensione. Tanto più che il magnate non tenero con gli altri europei, e ieri in un tweet ha definito Scholz uno «stupido».
«Sono convinta – scrive la presidente del Consiglio nel post – che il suo impegno e la sua visione potranno rappresentare un'importante risorsa per gli Stati Uniti e per l'Italia, in uno spirito di collaborazione volto ad affrontare le sfide future». Musk, ormai in maniera plastica è, fra le varie cose, l'azionista di maggioranza della Casa Bianca e non si può più prescindere da questo aspetto.
elon musk giorgia meloni vignetta by osho
Meloni in questa fase è attenta a non mischiare i piani, c'è l'aspetto tecnologico e degli investimenti e quello direttamente politico, «la telefonata con Elon non c'entra con la strategia della politica estera», spiega parlando con i suoi alleati.
Eppure è proprio dal mondo di Musk che si creano delle connessioni: «L'Italia può e deve ritagliarsi un ruolo da protagonista nei settori del futuro – dice Andrea Stroppa, il braccio destro del proprietario di X -. Diventare il partner europeo privilegiato deve essere l'obiettivo». Parole chiare, che si presentano però a una doppia lettura.
joe biden giorgia meloni g7 borgo egnazia
La politica c'è ma resta sullo sfondo. Negli ultimi mesi ci sono state trattative fra il governo e Tesla per la produzione in Italia di camion e furgoni elettrici. Nel governo c'è, poi, la speranza concreta che si concluda presto l'accordo con Starlink, la costellazione di satelliti di SpaceX per fornire servizi internet a banda larga nelle aree scarsamente servite da altre reti. Un appalto finito al centro di un'inchiesta per corruzione in cui è spuntato il nome dello stesso Stroppa.
giorgia meloni
A Budapest, è inevitabile, si è parlato anche di migranti. Orban che si vanta di essere «l'unico leader sopravvissuto» all'ondata di profughi del 2015 manda un assist a Meloni. Secondo il premier ungherese per affrontare l'immigrazione irregolare bisogna «uscire dalla trappola costituita dall'attivismo dei giudici». E nell'argomentare Orban aggiunge: «È la stessa situazione che si sta verificando in Italia: i governi prendono decisioni, poi una Corte a livello europeo decide negativamente». Accanto a lui annuisce Edi Rama, il capo del governo albanese che ospita i centri per migranti.
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