IL VERO EREDE DI BERLUSCONI? RENZI
RENZI
Tommaso Ciriaco per la Repubblica
renzi zingaretti
Il cellulare staccato, dopo l' ultima telefonata con Franceschini, mentre infuria la notte di battaglia sui sottosegretari. La scusa per i meno intimi, «perdonami, sono in Israele», quando il fuso è di un' ora appena. Il fatto è che Matteo Renzi non ha voglia di smarrirsi in una polemica sugli incarichi di sottogoverno, «potevano starci attenti, ma chi se ne frega, calma e gesso».
Il fatto è, soprattutto, che l' ex premier deve ormai decidere una sola cosa: «Se rompiamo, rompiamo alla Leopolda ».Gli indizi che fanno immaginare una resa dei conti quasi immediata ci sono tutti. «Qualsiasi cosa accada - ha spiegato l' altro giorno Ettore Rosato a un emissario di peso della segreteria di Zingaretti - c' è una certezza: noi garantiremo la tenuta del governo». La maggioranza non si tocca, insomma, perché tutti hanno bisogno di tempo. E poi ci sono le prime crepe nelle correnti, sfumature di renzismo che sbiadiscono. Come si è capito ieri nella chat di Base Riformista.
renzi conte
«Vito De Filippo ha lasciato il gruppo»: ecco il buongiorno del deputato ai parlamentari che aderiscono all' area targata Lotti e Guerini, la più corposa del Pd con cinquanta deputati e una ventina di senatori. Il politico lucano, insoddisfatto degli ultimi mesi di navigazione, si allontana dai renziani morbidi e sembra abbracciare la causa dei falchi. Critiche più o meno dure per la gestione del Pd pare coinvolgano anche Andrea Romano, Gennaro Migliore, parlamentari veneti, toscani e campani come Piero De Luca, il figlio del governatore. Per non parlare del siciliano Davide Faraone. Delusi per la composizione del governo, delusi per tutto il resto.
Ecco, il renzismo accelera - nessuno può dire se solo tatticamente verso una scissione. La Leopolda è il punto di approdo, ma c' è chi giura che un' eventuale rottura sarà anticipata da un documento che qualche parlamentare, molto in segreto, sta provando a impostare in queste ore.
Renzi Di maio
Ci sarebbe la disponibilità ad aderire al progetto da parte di 26 deputati e 5 senatori. Così pochi a Palazzo Madama? I renziani spiegano che lì basta poco per orientare la maggioranza. Che il renzianissimo Andrea Marcucci resterebbe comunque alla guida del gruppo del Pd, almeno finché lo vorrà Zingaretti. E che, infine, da Forza Italia arriverebbero nelle settimane a seguire senatori come piovesse.
A capo della fronda renziana ci sono ovviamente Maria Elena Boschi ed Ettore Rosato, al loro fianco Luigi Marattin. Ora, che l' ex ministra sia in freddo con Luca Lotti è questione antica, tanto che nessuno si stupisce che provi a portargli via qualche parlamentare deluso.
Zinga Renzi
Ma è chiaro che l' operazione ha bisogno di individuare da qui alla Leopolda ragioni politiche che giustifichino la separazione. «I bersaniani - ripete non a caso l' ex ministra - sono praticamente tornati nel Pd, noi non possiamo restare». Di più: l' hanno informata che un ex parlamentare del Pd vicinissimo a Bersani sarebbe stato assunto a Bruxelles dal gruppo dem all' Europarlamento, come fosse un altro segnale del ritrovato amore a sinistra. «C' è spazio per un soggetto liberal che competa con la destra sovranista e la sinistra movimentista frutto dell' alleanza organica tra Pd e Movimento ». Un contenitore che prenda slancio dai comitati civici affidati a Ivan Scalfarotto e Rosato.
renzi berlusconi
Nella chat di questi comitati gira di tutto, negli ultimi giorni. Si parla del nuovo partito senza che nessuno censuri le aspirazioni di chi vuole partecipare: «La linea - scriveva l' altro giorno un promotore siciliano dei comitati - è quella di costruire in tempi medi un nuovo soggetto politico per cattolici, liberali, socialisti, repubblicani». Sembra l' atto costituente di Forza Italia, ma in decine soffiano in questa direzione.
Renzi, per adesso, attende e arma la mano della Boschi. La Leopolda non è così lontana e lui calcola vantaggi e svantaggi dell' operazione. Il fattore tempo consiglierebbe di mollare gli ormeggi, ora che il leader di Rignano è tornato «vincente». E poi ci sono le nomine di primavera e la voglia di sedere al tavolo di chi decide tutto. Contro, il suo istinto: non ha mai mollato nelle sconfitte, dalle prime primarie fino alle ultime Politiche, perché farlo adesso? Un indizio, però, fa propendere per lo strappo: «State pronti», ha fatto sapere a Mara Carfagna negli ultimi giorni. «State pronti», è il messaggio arrivato anche a Beatrice Lorenzin.
BERLUSCONI BIBERON RENZI
Manca l' ultimo passo. «Ma la scissione- ripete un po' a tutti Boschi in questi giorni - è già tra noi, è già nei fatti...». I più duri pensano a un documento già nei prossimi giorni. Rosato: "Qualsiasi cosa accada, garantiremo la vita del governo"
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