Paolo Condò per “la Repubblica”
BERARDI RASPADORI SCAMACCA
Non essendo allungabili con il mercato, i cicli delle nazionali sono spesso più repentini di quelli dei club. L'Italia di Roberto Mancini, però, sta esagerando: dalla ricostruzione post- Svezia al titolo europeo in tre anni, dal trionfo di Wembley al disastro macedone in nove mesi, dai segnali di rinascita al massacro di Mönchengladbach in dieci giorni, la Nazionale è un diagramma impazzito. Precipita in fondo ad abissi spaventosi (Macedonia, Argentina, Germania) e poi rimbalza a livelli certamente più bassi, ma promettenti.
Sconta in tutta evidenza un risultato inspiegabile, che a seconda della buona o cattiva disposizione di chi giudica è il titolo europeo (ma come ha fatto, se poi è bastata la Macedonia per) oppure il flop mondiale (ma come ha fatto, se aveva appena vinto).
BERARDI SCAMACCA RASPADORI
Non nascondiamo di essere più vicini alla seconda visione: se è probabile che lo scorso luglio più di una circostanza ci sia stata favorevole - ma un vincitore sfortunato lo dobbiamo ancora incontrare - siamo certi che la mancata qualificazione al Qatar sia anche figlia di una serie di accidenti, dai due rigori sbagliati da Jorginho contro la Svizzera (il secondo letteralmente inventato per farci passare, non mettiamo la testa sotto alla sabbia), al colpo della domenica di Trajkovski.
È probabile che in sua assenza, a saldarci il conto avrebbe provveduto il Portogallo; in quel caso sarebbe stato facile abbandonarsi al lamento per una modalità di sorteggio obiettivamente punitiva, ma la Macedonia ci ha tolto pure quello sfogo. Colpa nostra al cento per cento.
gianluca scamacca
Cinque partite in 14 giorni a stagione ormai conclusa sono state un modo per iniziare il processo di espiazione, e tre di queste hanno funzionato pure da casting per facce nuove o nuove posizioni. In realtà risulterà utile pure la quarta, il 5-2 dai tedeschi, perché se anche una formazione così scombinata avesse fatto risultato avremmo pensato di essere più avanti di quanto siamo in realtà.
Perfino la prima gara, la lezione subita dagli argentini, ha rischiarato il paesaggio: il telaio dei campioni d'Europa ha fallito anche la prova d'appello, non è più adeguato a rappresentarci. Alcuni dei suoi interpreti verranno recuperati, ci mancherebbe: ma l'opzione del doppio pivot a centrocampo non è più attuale da quando Tonali e Pellegrini hanno preso il comando delle operazioni.
scamacca
Con loro è destinato a giocare il miglior Barella, e al massimo uno fra Verratti e Jorginho. Allo stesso modo la difesa d'area fondata sulle capacità di Chiellini in marcatura è diventata un ricordo, lo stesso Bonucci - in bilico per questioni di età, ma con un carisma da non trascurare - è un altro tipo di difensore. E dunque la linea dei quattro andrà composta assecondando chi sa giocare alto senza paura. Bastoni è andato male in queste partite di giugno, ma la sua leadership futura non è in discussione.
Spostandoci in avanti, non coltiviamo illusioni sul fatto che Insigne possa tornare: in Canada non si migliora, e poi l'obiettivo di Mancini dev' essere con chiarezza il prossimo Mondiale, perché dopo due assenze così dolorose non è pensabile mancare ancora. Questo significa che, spendendo una wild card per Bonucci (almeno in attesa di conferme da Scalvini e Gatti), il resto della truppa oggi non deve superare i 30 anni.
Nelle partite di Nations si è visto qualcosa di nuovo. A livello di casting, Gnonto, Dimarco, Frattesi e i difensori già citati si sono guadagnati nuove convocazioni, mentre il centrocampo ha trovato una nuova gravità sull'asse Tonali-Pellegrini. Ora gli si deve cucire attorno il reparto e, di conseguenza, la squadra.
federico chiesa 8
Come? Cominciando con il chiarire le parti riservate a Federico Chiesa e Nicolò Zaniolo, le ipotesi di campione più stuzzicanti a disposizione di Mancini. Chiesa è stato il segreto dell'Europeo, l'attaccante di classe internazionale che aspettavamo: tornerà a settembre con la necessità di riguadagnare un ruolo centrale nella Juve, superiore a quello di prima dell'infortunio (e Vlahovic ancora non c'era). Zaniolo è un potenziale in mezzo al guado: dopo i gravi problemi fisici che sappiamo, ha finalmente giocato una stagione intera alternando momenti di strapotere atletico a lunghi periodi grigi. È sul mercato, ma nella posizione più complicata, perché la Roma vorrebbe venderlo come se avesse sviluppato appieno le sue qualità (legittimo) mentre gli acquirenti possibili, Milan e Juve, vorrebbero pagarlo come una scommessa (legittimo). Di solito, quelle in cui tutti hanno ragione sono condizioni che portano a uno stallo. La terza situazione da risolvere è il paradosso-Sassuolo, ovvero una squadra che utilizza i talenti offensivi più interessanti del campionato, eppure arriva decima.
federico chiesa 7
La questione è in parte spiegabile: il Sassuolo gioca un calcio molto offensivo che aumenta il valore dei suoi attaccanti - Scamacca, Raspadori e Berardi hanno valutazioni altissime - senza che il club, per un deficit di fase difensiva, raggiunga traguardi adeguati ai suoi cecchini. Il problema di queste iper-valutazioni, però, contribuisce al deserto di attaccanti italiani che affligge le nostre rappresentanti in Champions.
L'anno scorso, sparito Chiesa, c'era solo Kean. Quest' anno si aggiungerà Politano. È vero che gli schemi di Mancini, che prevedono molto gioco sulla prima punta ma non per la prima punta, hanno già disinnescato un cannoniere solido come Immobile. Sarebbe bello se almeno i sassolesi sfuggissero alla tagliola: ma per farlo, dovrebbero accumulare partite di Champions. Il discorso degli attaccanti è l'aspetto più evidente di un problema generale, l'impiego sempre meno frequente di giocatori italiani in Serie A. Quando si affronta quest' argomento, parte subito un coro: "Nessun riguardo per gli italiani, gioca chi merita".
ZACCAGNI ZANIOLO
Calma, siamo d'accordo. Però si deve partire da condizioni paritarie. I cascami calcistici del decreto crescita - che i club cercano di mantenere abbassando il limite di un milione posto dall'emendamento Nannicini - rendono più conveniente acquistare mezze figure all'estero (dove oltretutto le opacità finanziarie sono più semplici) che non sviluppare il proprio vivaio. Il decreto crescita applicato al calcio, come la legge-Beckham in Spagna ai tempi, non ci è mai piaciuto, ma gli riconosciamo un senso quando arricchisce lo show generale con campioni affermati come Ronaldo, Lukaku o Ibrahimovic. Così, è una dichiarazione di guerra alla Nazionale.