Francesco Battistini per corriere.it
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Avvocato Baquè, lei che rappresenta l’infermiera Gisela: «La mia cliente dice che Maradona era caduto e aveva battuto la testa una settimana prima della morte, ma nessuno gli ha mai fatto nemmeno una tac…».
Dottoressa Agustina Cosachov, lei che era la psichiatra: «Di sicuro c’erano sintomi d’astinenza e io avevo consigliato di monitorarlo h24, ma inutilmente…». Avvocatessa Digiuni, lei che difende il medico Leo Luque sospettato d’essere stato troppo leggero: «Posso affermare solo che lui è indagato, non imputato d’omicidio colposo…». Avvocato Morla, lei che era l’amico sia di Diego sia di Luque, e che ora assiste le quattro sorelle del campione: «Dico che anche loro sono parte lesa e vogliono sapere come sono andate le cose. Ma i processi non si fanno su questo marciapiede…».
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Il marciapiede è al 476 d’Accassuso, cittadella giudiziaria di San Isidro. Le maschere per una tragedia (non sempre mascherinate) sfilano di buon mattino, in una ressa ad alto rischio Covid. Avvocati, medici, familiari. Indagati, testimoni, denuncianti. Spintoni per farsi largo nella Fiscalia, la procura penale, e fino agli stipiti blu di questa casetta rosada che sembra un cottage: dentro, s’indaga sulle tristi, solitarie, finali e misteriose ore del D10s; fuori, s’indugia sulle domande, sulle bugie, sulle mezze verità.
«Le responsabilità», riassume Mario Baudry, compagno dell’ex fidanzata maradoniana Veronica Ojeda, chiamato anche lui in procura come padrino legale d’uno degli undici figli, il piccolo Diego Ferdinando Maradona: «Le responsabilità di chi non ha evitato una morte che poteva essere evitata».
I soccorsi chiamati in ritardo da un medico che non era con Diego
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Per colpa di chi. In questo tribunalino affollato d’eredi non sempre disinteressati e di medici scaricabarile, tornasse vivo il vignettista Quino troverebbe la giusta battuta per la sua tremenda Mafalda: un circo così piccolo per così tanti clown… Di sicuro, qualcuno ha mentito. L’infermiera Gisela Madrid l’ha ammesso dicendosi costretta, ora che c’è un’inchiesta per omicidio, e va giù durissima su Luque che avrebbe tentato d’incolparla e che pure lui si presenta ai giudici. «Maradona è stato assistito per le sue dipendenze — rivela Gisela —, ma ci s’è dimenticati del suo cuore»: che marciava a 115 battiti al minuto, almeno 35 di troppo per un malato di coronarie.
L’infermiera è stata chiamata al capezzale dieci giorni prima della morte, racconta, ma Diego l’ha licenziata quasi subito: sarebbe rimasta perché gliel’han chiesto i parenti, «ma stavo sempre sulla porta e controllavo solo che gli dessero le medicine». Il suo stupore, quando Maradona cadde nella villa di Tigre: «Ha battuto la testa sulla destra, il lato opposto a dov’era stato operato. Non un colpo forte.
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Però è rimasto tre giorni così, da solo. Rintanato. Non guardava nemmeno la tv. Nessuno che lo visitasse, l’aiutasse, gli facesse una risonanza magnetica. Nessuno che avvertisse la clinica Olivos. Lui non era in grado di decidere, ma sarebbe potuto andare nell’ospedale più lussuoso del mondo. Non fosse rimasto in quel luogo, inadatto, probabilmente non sarebbe morto».
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Tutti contro tutti. E specialmente contro il medico Luque, difeso solo dall’amico avvocato Morla. È un puzzle complicato: le figlie di Maradona, Dalma, Giannina e Jana hanno già chiesto la sua incriminazione; le sorelle di Diego, Claudia Nora, Ana Estela, Maria Rosa e Rita, ce l’hanno invece con le tante donne una volta amate e invece tutte assenti nel momento cruciale; l’ex fidanzata Veronica è con l’ex moglie Claudia; l’ex compagna Rocìo accusa d’abbandono Claudia… E nel fascicolo, spiegano fonti giudiziarie, stanno entrando imprevisti parenti affamati d’eredità e che accampano nuove, inedite verità.
È il prezzo di questa morte. Quanto valga, lo sanno bene le centinaia di tifosi che hanno presentato una petizione al governo perché dedicare un aeroporto, una piazza, una coppa di calcio a Maradona non basta. In suo onore e con la sua faccia, si stampi pure una super-banconota almeno da diecimila pesos (100 euro). La zecca è restia: il taglio massimo è mille, l’Argentina brucia d’inflazione e sarebbe un incendio fatale. I tatuatori di Buenos Aires però l’hanno già pensata. Ed è il disegno più richiesto.
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