Eugenio Occorsio per “la Repubblica – Affari e Finanza”
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È la voce più importante fra quelle da finanziare del bilancio pubblico. Più del reddito di cittadinanza, più di Quota 100, assai più degli investimenti. Eppure è la più evanescente, e tutti - commissione Ue in testa - sembrano dare per scontato che svanirà come d' incanto chissà con quali alchimie.
Si chiama "clausola di salvaguardia": 23 miliardi per l' esercizio 2020 (ma i conti vanno fatti già con il Def di aprile), 28,7 per il 2021. Un' incognita da quasi 52 miliardi: se non si troverà la copertura per questa montagna di denaro aumenterà l' Iva, malgrado le rassicurazioni di Luigi Di Maio e del premier Conte.
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Con conseguenze che si prevedono pesantissime per consumatori e imprese già spiazzati dalla recessione e dalle incertezze. Le "clausole" appaiono puntualmente nei documenti contabili programmatici dall' agosto 2011, quando il governo Berlusconi IV a fine corsa, oppresso da uno spread in zona 500 - mentre negli stessi giorni paradossalmente introduceva in Costituzione il pareggio di bilancio - ebbe la seguente pensata: promettiamo di risolvere i problemi di deficit e debito con un aumento secco dell' Iva.
GIUSEPPE CONTE E GIOVANNI TRIA
Non oggi, però, ma l' anno prossimo, per cui possiamo inserire la posta "maggiorata" già oggi abbattendo nominalmente il deficit, e passiamo al prossimo governo il compito di trovare i necessari finanziamenti. La situazione era talmente compromessa che un ritocco immediato, dal 20 al 21% fu inevitabile, ma il grosso venne posticipato.
E così, di governo in governo (con la sola eccezione dell' esecutivo Letta che alzò l' aliquota al 22% nell' ottobre 2013), il copione si è ripetuto uguale. L' intera stagione politica di Renzi e Gentiloni (2014-2018) è trascorsa senza che l' Iva aumentasse: solo che la voce "clausole di salvaguardia" si è via via gonfiata fino ad arrivare ai livelli che si diceva. Il problema ora è moltiplicato dall' assenza di misure di sviluppo: «L' effetto sul bilancio della manovra del dicembre 2018 è negativo per lo 0,3%», commenta Mario Baldassarri, direttore del Centro studi economia reale, che quantifica in 40 miliardi l' importo complessivo che si dovrà finanziare con la prossima legge di Bilancio, le cui basi verranno gettate con il Def di primavera.
conferenza stampa su reddito di cittadinanza e quota 100 14
«C' è questa maxi- clausola, poi i 10 miliardi fra reddito e quota 100, e una serie di voci minori». Carlo Cottarelli per una volta è più ottimista e quantifica in "soli" 35 miliardi l' importo da finanziare nella legge di Bilancio 2019 valida per il 2020. Tutto questo verrà ulteriormente aggravato l' anno successivo. «I nodi vengono al pettine ora - aggiunge Baldassarri - perché l' assenza di crescita rischia di far sfondare qualsiasi livello di compatibilità europea, insomma di portarci oltre il 3%».
TRIA E MOSCOVICI
L' Ue non potrebbe più chiudere un occhio come ha fatto per tutti questi anni, compresa l' ultima drammatica trattativa, fingendo di credere al fatto che in qualche modo si sarebbe trovato come finanziare le clausole. Ora invece ha instaurato un regime di sorveglianza stretta su base mensile per verificare la tenuta degli accordi. Per capire come finirà bisogna aspettare le elezioni europee del 26 maggio, ma è irrealistico pensare che cambi radicalmente l' impostazione della commissione. Circolano nei corridoi del Mef simulazioni inquietanti, che dimostrano l' effetto depressiogeno degli aumenti dell' Iva e quindi l' importanza di trovare il modo per disinescare le clausole di salvaguardia ed evitare i rincari.
SCAZZO A IN ONDA TRA CLAUDIO BORGHI E CARLO COTTARELLI
La crescita non superebbe lo 0,2-0,3% nei prossimi due anni con gli aumenti dell' Iva, salirebbe allo 0,7-0,8 senza gli aumenti Iva. Il deficit supererebbe il 3% senza gli aumenti Iva, si manterrebbe sul 2,4-2,5 con gli aumenti, lo stesso debito-Pil s' impennerebbe al 134% senza gli aumenti, viceversa resterebbe sotto il 132% con gli aumenti.
«Se aumenti l' Iva - conferma Baldassarri - il deficit resta più basso ma l' economia frena. La soluzione è coprire con altri tagli di spesa, ad esempio tagliando i sussidi a fondo perduto, il mancato aumento dell' Iva». Non resta che mettersi di buona volontà «e pensare come finanziare quest' ammanco per evitare che l' Iva aumenti », conferma Alessandro Santoro, economista della Bicocca e della voce.info. Per cominciare, si potrebbero mettere in cantiere aumenti selettivi dell' Iva su alcunee voci, compresi "spostamenti" da una categoria all' altra di tassazione, «ma c' è sempre il problema che qualsiasi categoria venga toccata, insorge con un virulenza tale da scoraggiare qualsiasi governo e fargli dire: non ne vale la pena».
MOSCOVICI E DOMBROVSKIS BOCCIANO LA MANOVRA ITALIANA
Tuttavia si continua a lavorare su quest' ipotesi: «Gli alberghi a 4 stelle potrebbero pagare come quelli a 5 stelle, i ristoranti più modesti come quelli di lusso, e un po' alla volta si ritaglierebbe qualche risorsa», insiste Tommaso Di Tanno, economista e commercialista. «Serve pazienza e meticolosità». Stesse difficoltà del resto presentano gli interventi "fuori Iva", cioè di risparmio, di spending review, di privatizzazioni o qualsiasi misura che faccia entrare risorse fresche nel bilancio, tutte all' esame dei tecnici del Tesoro.
tria conte di maio salvini casalino
«Ci sono situazioni dove intervenire è possibile come l' imposta di successione o il trattamento delle polizze vita che sono privilegiate - riflette Francesco Caputo Nassetti, docente di Diritto bancario all' Università di Ferrara - ma le risorse ottenibili non sarebbero realisticamente sufficienti. Temo che non ci sia altra via che una tassa patrimoniale per sfuggire alla trappola dell' Iva».
All' interno delle clausole di salvaguardia si può però agire anche in via "intermedia": un punto dell' Iva ordinaria "vale" 4,5 miliardi di deficit, secondo i calcoli del Mef, e quindi aumentare dal 22 al 24% l' imposta varrebbe nove miliardi, sottraibili ai 23 dela clausola "piena". Un punto dell' Iva al 10% invece vale 3 miliardi, e secondo lo stesso principio si potrebbe rosicchiare anche qui qualche miliardo. Quello che stanno calcolando al Mef è il possibile impatto come contrazione dei consumi (e aumento dei prezzi e/o dell' evasione).
di maio salvini
Più difficile l' ipotesi che venga messa in cantiere qualche misura "compensativa", iniziativa che genera di solito un inseguirsi di imposte e tasse che finisce con l' avere somma zero. Comunque continua a circolare in ambiente governativo l' ipotesi di studiare qualche sgravio fiscale che attenui di fronte all' opinione pubblica (e al portafoglio dei cittadini) il peso degli eventuali rincari dell' Iva. Magari a valere sull' Irpef dei lavoratori dipendenti penalizzati dall' unico allentamento fiscale, quello sulle partite Iva fino a 65mila euro oggetto di flat tax al 15%.
conte abbraccia di maio dopo l'approvazione della manovra alla camera
Gli autonomi hanno avuto questo mini- regalo, si dice, facciamo quest' altro ai dipendenti. Ma così facendo, non si farebbe altro che aggravare la situazione perché ci sarebbero non nuove risorse ma ulteriori oneri da finanziare. «C' è stato recentemente un esempio su scala ridotta, difficilmente replicabile ma da tener presente», spiega Roberto Tombolesi, capo del team fiscale dello studio Lex-Jus Sinacta. «Si chiamava Ace, aiuto alla crescita economica. L' aveva inventato il governo Monti.
mario monti saluta giovanni tria
Funzionava così: alle aziende che reinvestivano gli utili veniva riconosciuto uno sgravio sull' Ires. Un meccanismo che è stato abolito perché troppo oneroso per lo Stato, ma che intanto è riuscito ad arrestare i rincari dell' accisa sulla benzina per quest' anno». Una specie di mini-clausola di salvaguardia, insomma. Ma c' è un altro problema ancora, che sovrasta tutti gli altri: l' Iva - che è valsa nel 2018 il 27,6% del gettito totale - è la tassa più evasa in assoluto.
CONTE DI MAIO SALVINI
Sui 110-120 miliardi stimati dalla commissione Giovannini di evasione fiscale, almeno un terzo attiene all' Iva. Troppo facile ancora, malgrado appelli e tentativi d' intervento, sottrarsi all' obbligo di fatturazione (senza contare il reato ancora più grave di fatture false anch' esso diffuso). Si calcola che ogni 100 miliardi di imponibile Iva (sono stati 133,2 nel 2018, vedi grafico), 35 vengano evasi.
«La fatturazione elettronica può dare il suo contributo - dice Tombolesi - perché rende più facile il matching fra fatture emesse e prestazioni rese, ma mille vie dell' imbroglio restano aperte». È pur vero, riprende invece Santoro, che la fatturazione digitale comporta «grossi adempimento privati e ingenti costi pubblici a carico dell' amministrazione finanziaria ».
FATTURAZIONE ELETTRONICA
Per ora, e non è probabilmente un caso, si registra un successo per l' amministrazione stessa: martedì scorso il Mef ha reso noto che le entrate tributarie nel mese di gennaio 2019 sono aumentate nel complesso del 2,7% fino a 36,5 miliardi. Bene, nel paniere spicca l' Iva che è aumentata ben sopra la media, del 10,8% fino a 587 milioni di euro. E gennaio è stato il primo mese di attuazione della e-fattura.