Massimo Sanvito per Libero Quotidiano
Letti tecnologici, capaci di assumere le più disparate posizioni. Materassi anti-decupito.
REPARTO DI RIANIMAZIONE
Ventilatori meccanici per pompare aria nei polmoni e aiutare i muscoli della respirazione a fare il loro dovere. Sistemi di aspirazione in grado di ripulire i bronchi se necessario e senza dar campo libero a infezioni o lesioni. Monitor dalle mille luci che indicano i parametri vitali e suonano per richiamare l' attenzione degli specialisti. Perché tutto ciò funzioni serve una barra d' alimentazione che metta al riparo da eventuali blackout. E personale medico e infermieristico a completa disposizione del paziente.
È il ritratto di una terapia intensiva, il luogo sulla bocca di tutti dallo scorso marzo in avanti. Bollettini della Protezione Civile, giornali, tv, radio, internet: i numeri che la seguivano indicavano a che grado di disastro fossimo sprofondati.
Ma quei macchinari salvavita c' è qualcuno che in Italia se li è comprati direttamente per sé. Per costruirsi un posto letto anti-covid a casa propria. Per evitare gli ingorghi degli ospedali e per essere sicuro di essere curato in tempo utile in caso di sovraffollamenti come quelli di questa primavera.
REPARTO DI RIANIMAZIONE
Certo, servono i soldi. Tanti soldi. Tantissimi soldi. Non è qualcosa che si può permettere chiunque, altrimenti i reparti pubblici e privati non servirebbero più. Si va oltre, molto oltre. Parliamo di milionari dalle disponibilità economiche illimitate o quasi. Libero ne ha avuta conferma dai diretti interessati che per ovvi motivi non vogliono apparire. Basta pensare che solo uno di quei ventilatori polmonari domiciliari che assomigliano ai mini-computer dei primi anni 2000 costa circa 3mila euro, ma un macchinario d' alta fascia arriva a valere anche 30mila euro.
E mica è finita qui. Il letto ultra-tecnologico, che va posizionato lontano dalle pareti in modo che sia accessibile sui quattro lati, ha un prezzo che pareggia quello di una bella utilitaria: 15mila euro. Spondine rimovibili per garantire la sicurezza del paziente e rotelle.
CACCIA AGLI SPECIALISTI
Poi c' è il monitor dove scorrono in continuazione i livelli della frequenza cardiaca, della pressione, della temperatura.
coronavirus terapia intensiva
Questo serve per permettere una costante e attenta osservazione dei parametri da parte del personale sanitario, in modo da adottare la terapia migliore o cambiare in corsa in base ai dati clinici rilevati. Costo? Altri 16mila euro circa.
A tutto ciò bisogna aggiungere i costi dell' energia elettrica per tenere in piedi il reparto casalingo e soprattutto il costo umano. Servono medici (pneumologi o rianimatori) e infermieri che si diano cambi 24 ore su 24 per garantire l' assistenza necessaria al paziente.
E non è facile trovare qualche valido professionista disposto a mollare il proprio lavoro in ospedale per dedicarsi a una sola persona a domicilio. A meno che l' offerta sul piatto non sia molto ricca. Anzi ricchissima. In Italia esistono anche migliaia di medici non contrattualizzati, ma il rischio è che non siano specializzati nella ventilazione quanto basti per conoscere il lavoro che va svolto.
terapia intensiva
In Italia, al netto degli incrementi dovuti alla pandemia, ci sono circa 5.300 posti di terapia intensiva: il 70% nelle strutture pubbliche e il resto in quelle private. Ciò significa avere a disposizione 2,6 posti letto ogni 1.000 abitanti, numeri più bassi secondo le statistiche Ocse rispetto a Francia (3,1) e Germania (6).
RICADUTE MORALI
Chiaramente, in questa vicenda di reparti ospedalieri fai da te, c' è anche un aspetto morale da tenere in considerazione. Perché se da una parte ci sono famiglie che durante la fase più acuta della pandemia non hanno potuto nemmeno dire addio ai propri cari intubati in terapia intensiva, c' è chi si è costruito l' ospedale in casa.
ventilatori terapie intensive
E i paperoni italiani dalle risorse infinite assomigliano a quei russi che a fine marzo, sentendo i bollettini di guerra del nostro Paese, hanno fatto razzie di apparecchi di ventilazione meccanica mentre i comuni mortali facevano scorte di grano e carta igienica. Il 30% dei macchinari per aiutare la respirazione è finito nelle mani di privati. Il problema vero era che in Russia solo le strutture statali si occupavano dei casi Covid, e di conseguenza ai milionari abituati a farsi curare nelle cliniche private all' estero è mancata la terra sotto i piedi.
I soldi, come sempre, fanno la differenza. Anche tra la vita e la morte.