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    TUTTA NUDA E TUTTA CIALDA - COME FAREMO A SMALTIRE 12 MILA TONNELLATE DI CAPSULE PER IL CAFFÈ? AD AMBURGO HANNO GIA’ VIETATO LA VENDITA DELLE CIALDE, IN ALLUMINIO E IN PLASTICA, PERCHE’ NON SI SA ANCORA COME RICICLARLE A DOVERE - ANCHE PERCHÉ OLTRE ALLA CAPSULA INQUINA ANCHE LA BUSTINA CHE LA CONTIENE


     
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    Antonio Castro per “Libero Quotidiano”

     

    le cialde nespresso non sono biodegradabili le cialde nespresso non sono biodegradabili

    Ci spariamo ogni anno una montagna di caffè. Ma anche una montagna di rifiuti. Il boom delle cialde e delle capsule per il caffè porzionato ha costretto il settore a fare i conti con un problema. E a cercare una soluzione. Ha sorpreso non poco che città come Amburgo, nel febbraio scorso, abbiano addirittura vietato il consumo di capsule o pasticche.

     

    Ma con i divieti non si può fermare l' oceano. E tantomeno vietare a livello globale la diffusione di un sistema che offre comodità d' uso, zero sprechi e pare aver trasformato "il piacere del caffè" in un' esperienza sensoriale, o almeno così la raccontano quei geni del marketing.

    la cialda di alluminio pericolosa per il nostro ambiente la cialda di alluminio pericolosa per il nostro ambiente

     

    Resta il fatto che ogni anno oltre 6,6 miliardi di euro vengono spesi nei bar italiani. E altri 3 miliardi finiscono per soddisfare il consumo domestico in tazzine, moka e cialde/capsule. Gli italiani (il 98,3% degli italiani per l'Istat), ad una cosa proprio non rinunciano: al caffè. Marginale quello americano, inossidabile la moka, in enorme ascesa quello in capsule, cialde o pasticche.

     

    Non a caso le oltre 700 torrefazioni attive in Italia rappresentano un caso unico a livello mondiale. Ogni città ha la propria tostatura. Chi lo ama nero come la notte, chi ambrato, chi caramellato. Basta entrare in uno qualsiasi dei 149 mila bar della Penisola per rendersi conto della varietà delle proposte (e delle richieste).

     

    jean paul gaillard oggi critica le cialde nespresso jean paul gaillard oggi critica le cialde nespresso

    Da qualche anno (dal 2014), l'Istat ha dovuto addirittura rivedere il paniere del costo della vita e dei consumi per raccontare la nuova tendenza in materia di caffeina: l'abbattimento dei prezzi, le macchinette casalinghe sempre più evolute hanno dato l'abbrivio alla diffusione delle cialde, le capsule o le pasticche. Queste non hanno scalzato la vecchia macchinetta, ma hanno preso possesso di una bella fetta di mercato.

     

    La moka non si batte, però la nuova tecnologia comincia ad erodere porzioni importanti di fatturato. Secondo gli ultimi studi di settore oltre il 90% dei consumi restano agganciati alla classica "mattonella" di caffè macinato. Però il boom delle monoporzioni sembra inarrestabile: le capsule hanno ottenuto una crescita a doppia cifra tanto come volumi (+20,1%) quanto per fatturato (+16,6%, per un totale di oltre 146 milioni di euro).

     

    Il mensile di riferimento di settore (Distribuzione Moderna), ha fatto un po' di conti e scoperto che dal 2011 a oggi che le famiglie che hanno iniziato a farsi il caffè a casa "come se fossero al bar" sono quasi raddoppiate (da 1,5 a 2,6 milioni; l' 11% del totale). E la tendenza - spinta anche dall' evoluzione tecnologica del mercato - si sta consolidando. Il problema ora è come smaltire le 12mila tonnellate di cialde, capsule (in alluminio) o plastica.

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    C'è chi si è buttato sul riciclo dei fondi di caffè per farne fertilizzanti (per coltivare funghi e riso), e chi sta implementando nuove tecnologie per rendere sempre più sicure. A Bruxelles hanno dato addirittura vita ad un pensatoio (Life Pla4coffee), per individuare il sistema migliore per smaltire ed evitare le stimate 100mila tonnellate di rifiuti nel mondo.

    Certo che se la tendenza del "porzionato" crescerà ulteriormente sarà necessario fare uno sforzo tecnologico ulteriore. Anche perché oltre alla capsula inquina anche la bustina che la contiene.

     

    C' è poi un dibattito enorme (e una ricerca scientifica altrettanto poderosa), sui materiali che si utilizzano per contenere la polvere di caffè. Come il Pbt sui quali sono puntati gli occhi dei laboratori di ricerca per sospetto rilascio di sostanze tossiche quali il tetraidrofurano.

     

    Quella che per quasi la totalità degli italiani è soltanto un imperdibile abitudine quotidiana, è una sfida tecnologica non irrilevante. Se è vero che oggi 10 miliardi di capsule vengono spremute in tutto il mondo (1 miliardo la stima dei consumi annuali italiani), presto o tardi bisognerà fare i conti e trovare una soluzione. Che non è certo quella di Amburgo.

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