Estratto dell’articolo di Lucio Caracciolo per “la Stampa”
LUCIO CARACCIOLO
Mai nella storia i massimi imperi si sono trovati contemporaneamente in crisi. Al punto da temere tutti per la propria esistenza. […] Se poi i protagonisti dispongono di armi definitive, tanto evolute da potersi rivoltare contro chi presume di maneggiarle, scatta l'allarme generale. Con l'inevitabile guerra delle narrazioni. […] Questa è, se vi pare, la Guerra Grande. Una sola certezza: è appena cominciata e nessuno può immaginarne la fine.
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Nemmeno l'inizio è fuori discussione, acclarato che la sgangherata marcia su Kiev avviata da Putin il 24 febbraio 2022 si voleva preludio alla parata della vittoria, non alla prolungata guerra d'attrito fra America e Russia in ripida scalata verso lo scontro diretto. […] Guerra Grande, appunto, disegnata dai tre protagonisti - Stati Uniti, Cina e Russia – in due teatri principali. Con la prima coppia di antagonisti in frizione sempre meno fredda nell'Indo-Pacifico, mentre russi e americani si affrontano lungo i bordi dell'Eurasia occidentale, fra Mar Nero e Baltico, epicentro Ucraina.
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Un giorno la guerra in Ucraina sarà sospesa. Non finita. Scontro di civiltà fra Occidente e Russia; conflitto di emancipazione di una nazione in sviluppo da un impero in decadenza ma indisponibile ad abdicare al suo status; sanguinosa partita fra mafie e oligarchie russe e ucraine in un contesto regionale instabile […] Sgombriamo il campo dai pur pensabili esiti apocalittici: fine dell'Ucraina, della Russia, o di entrambe. In ordine di (im)probabilità, vista l'asimmetria di risorse che favorisce i russi ed è finora compensata dai massici aiuti militari, finanziari e propagandistici che America e associati stanno offrendo a Kiev. Da non considerare affatto costanti. […]
PUTIN ZELENSKY
[…] La sospensione non ripristinerà lo status quo ante. Anzitutto perché Mosca e Kiev divergono su quale sia: precedente all'annessione russa della Crimea, come insistono, in sintonia con la maggioranza degli Stati, Zelensky e la diplomazia americana, oppure all'invasione del 24 febbraio, tesi cara a Kissinger, altri «realisti» occidentali e fazioni dello Stato profondo a stelle e strisce incardinate nel Pentagono. Poi perché la tregua deriverà dalla convinzione di entrambi che dissanguarsi in tante mini-Verdun non abbia senso una volta stabilito che nessuno potrà prevalere totalmente. […] La diplomazia non può sovvertire la sentenza delle armi. Al massimo, addolcirla per stabilizzarla.
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Se questa fosse la tregua, a quale scenario postbellico preluderebbe? […] l'equivalente ucraino delle due Germanie. […] Dominic Lieven, […] storico dell'impero russo e delle vicende ucraine, è diretto: «Il mio scenario ideale […] è che l'Ucraina riconquisti ogni pollice del suo territorio nei confini del 1991, promuova plebisciti in Crimea e almeno nel Donbass orientale e se […] al voto vincessero i russi, si liberasse di quella gente (…) e di quelle terre».
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In chiaro: «[…] È chiaramente contro l'interesse dell'Ucraina riconquistare la Crimea. Nel tuo territorio tu vuoi cittadini per quanto possibile fedeli al tuo Stato. L'ultima cosa che vuoi è una minoranza costantemente insoddisfatta, con un vicino alla lunga inevitabilmente più potente alla tua frontiera orientale, eccitato dalla loro presenza. (…) Il Donbass orientale è la più grande rust belt d'Europa, nella quale si combatte da un sacco di anni. Non penso proprio che l'Ucraina guadagni molto dal recuperare territori di tal genere.
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Oggi nell'Ucraina orientale la maggior parte della popolazione è probabilmente pro-russa, altrimenti se ne sarebbe andata». Di sicuro la tregua non è alle viste. Non in Russia, dove Putin spera di poter sfondare il fronte […] Meno ancora in Polonia e fra i popoli dell'avanguardia antirussa […] Parola dell'ex ministro degli Esteri polacco, Anna Fotyga: «Dissolvere la Federazione Russa è molto meno pericoloso che abbandonarla ai criminali». […] Quindi, primo sconfiggere la Russia, poi scomporla in «Stati liberi e indipendenti». E poi?