Gabriele Carrer per “La Verità”
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«Non servono primule rosse, con sobrietà e organizzazione si può sconfiggere il virus». Così Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma, alcuni giorni fa lanciava il suo «appello alle istituzioni italiane: prendiamo esempio da Israele» nella campagna di vaccinazione contro il Covid-19.
Nel Paese sono già stati vaccinati, con la prima delle due dosi del vaccino sviluppato da Pfizer e Biontech, 1,37 milioni di cittadini (dati aggiornati a ieri), grazie a una massiccia campagna con ritmi da record, iniziata lo scorso 19 dicembre.
Ma già il 9 dicembre Israele aveva accolto 4.000 dosi per testare la logistica, seguite a ruota da altre 110.000. Il direttore generale del ministero della Salute, Chezy Levy, ipotizza che Israele, la cui popolazione è di 9,3 milioni di abitanti, raggiungerà l'«immunità di gregge» quando il numero complessivo di vaccinati, di guariti e infetti toccherà i 5 milioni.
israele vaccino
Una quota superiore alla metà della popolazione totale. Ed è sempre di ieri l'annuncio dell'autorizzazione concessa al vaccino di Moderna, che aveva incassato già il via libera di Stati Uniti e Canada, mentre rimane ancora in esame nell'Unione europea. Israele aspetta 6 milioni di dosi di questo vaccino. A cui si sommano le 8 milioni che dovrebbe ricevere da Pfizer e Biontech. In attesa delle 10 milioni del vaccino Oxford-AstraZeneca.
coronavirus vaccinazione in israele
In sostanza, gli israeliani sono partiti in anticipo, con uno stock di dosi bastante al 20% della popolazione e con la prospettiva di ricevere, in tempi brevi, fiale sufficienti all'intera cittadinanza. Come spiega il Times of Israel, la campagna di vaccinazioni leader al mondo è frutto di diversi fattori, «tra cui una popolazione relativamente piccola ma densamente popolata e servizi sanitari altamente professionali e ben integrati nelle comunità». Senza dimenticare la forza di un sistema sanitario centralizzato e altamente digitalizzato.Sono però necessarie due precisazioni.
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La prima: le vaccinazioni non sono 24 ore su 24, bensì i centri chiudono alle 22. La seconda: l'esercito non ha avuto che compiti logistici. Diverso è il discorso che riguarda il Mossad, il servizio segreto israeliano per l'estero, che ha avuto un ruolo cruciale (ma ovviamente silenzioso).
il capo del mossad yossi cohen
L'ha avuto nella corsa alle forniture mediche e ai dispositivi di protezione dai Paesi del Golfo nelle prime settimane della pandemia, cioè prima della normalizzazione dei rapporti diplomatici, avvenuta ad agosto. E l'ha avuta nella corsa al vaccino: basti pensare che gli 007 agli ordini di Yossi Cohen, che a giugno lascerà l'incarico, pare abbiano portato in Israele alcune dosi di uno dei quattro vaccini cinesi per studiarlo.Non sembra, dunque, soltanto questione di efficienza. Il successo della campagna vaccinale di Israele deriva anche dagli sforzi della diplomazia e dei servizi segreti israeliani nell'approvvigionamento. Senza guardare in faccia a nessuno. Senza aspettare via libera internazionali o negoziazioni di Bruxelles. Una rivincita dello Stato nazionale.
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