Marco Bonarrigo per il “Corriere della Sera”
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Crudelia De Mon alle clavette, Principessa Xena al nastro, acrobata del Cirque du Soleil al cerchio e infine se stessa, Sofia Raffaeli, alla palla, protagonista dell'esercizio sublime che ha stroncato le avversarie in un'affollatissima Armec Arena. Ieri, nel giorno di Santa Sofia e per giunta nell'omonima capitale bulgara, la 18enne marchigiana si è trasformata in regina dello sport italiano.
Nell'arco di un'ora e mezza, con una versatilità alla Brachetti, Sofia è diventata la prima azzurra della storia a vincere il titolo mondiale nel concorso generale, la disciplina più completa della ginnastica ritmica, portando a casa la quarta, su cinque, medaglia d'oro in palio nella rassegna iridata. E se non bastasse, ha regalato al primo colpo il pass per la nostra Nazionale per i Giochi di Parigi 2024: a quelli di Tokyo lei non venne convocata.
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Eppure, ripreso fiato, davanti ai microfoni ha spiegato di «non essere soddisfatta del concorso per non aver saputo fare tutto quello che so fare: ripulire, lucidare gli esercizi come Julieta (Cantaluppi, la coach di una vita e il suo mito ginnastico di bambina, ndr) mi ha insegnato a fare in allenamento». La Formica Atomica marchigiana è tutta qui: voracità agonistica, applicazione maniacale, la perfezione vista come un asintoto a cui avvicinarsi senza mai raggiungerlo per poter sempre far meglio.
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All'esordio con le clavette (al suono di Call me Cruella) Sofia ha perso l'attrezzo nell'ultimo movimento cominciando la gara dal terzo posto come nella prova individuale e lasciando alle avversarie (la tedesca Varfolomeev e l'eroina di casa Nikolova) la speranza di poter prendere il largo. Bravissima al nastro, brava ma insoddisfatta nel cerchio dove ha rinunciato a un rischio dopo aver lanciato male (tutto è relativo) l'attrezzo, Sofia ha cominciato a far volare la palla sapendo di dover puntare a 33.450 punti per superare la tedesca. Ne ha fatti 34.250.
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La prova lei la racconta così: «Sapevo che ce l'avrei fatta, sapevo che l'unico rischio era quello di strafare. Sono entrata in pedana gasata, ho rinunciato volontariamente ad alcune delle mie maestrie e delle mie prese: insomma sono andata liscia liscia. Sì, potevo fare cose più difficili e più belle, ma va bene così».
Va decisamente bene così per una ragazzina di 18 anni che ha vinto quasi tutte le medaglie disponibili sia agli Europei di Tel Aviv che a questi Mondiali, nell'anno della Maturità e dell'arruolamento in polizia, ed ha già trovato la voglia di iscriversi al corso di Laurea in Psicologia scelto perché «la mente umana e i suoi segreti mi affascinano».
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C'è tempo per i ringraziamenti, ai genitori che le hanno costruito una palestra in salotto, al nonno Nello «taxista» da e per gli allenamenti, alla Ginnastica Fabriano che la ospita e dove passa più tempo che a casa. Poi un pensiero alle sue Marche che provano a rialzarsi dopo la tempesta.
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