Giamarco Aimi per https://www.rollingstone.it/cultura/giordano-bruno-guerri-gli-italiani-sono-un-popolo-immaturo-anche-a-causa-della-chiesa/552187/#Part1 - Estratto dell’articolo del 28 febbraio 2021
Giordano Bruno Guerri
In Gli italiani sotto la Chiesa lei fa risalire certi vizi che ci caratterizzano proprio a quegli anni. In particolare un certo opportunismo, come quando ci si convertiva al cristianesimo solo in punto di morte per assicurarsi la vita eterna.
È il nocciolo del libro, a parte la constatazione ovvia che il Vaticano ha combattuto e impedito per lungo tempo il formarsi di uno stato nazionale unitario. È un danno enorme e se siamo indietro rispetto ad altri paesi come Francia e Gran Bretagna è anche per questo motivo. E l’opportunismo è dovuto alla doppia morale, visto che la Chiesa stessa ha sempre agito, semplificando, al motto di “predica bene e razzola male”. Un esempio negativo.
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Chiarisco all’inizio che la Chiesa ha avuto anche dei meriti enormi nell’aiuto ai poveri e ai bisognosi e nel favorire e conservare la bellezza e la cultura. Di questo va ringraziata, ma purtroppo in generale ci ha fatto vivere come Arlecchino servitore di due padroni, che poi in realtà erano tre: il potere ducale, dell’imperatore e del Papa. Barcamenarsi fra questi tre poteri richiedeva dosi tali di opportunismo, di furbizia e di spirito di sopravvivenza che ha condizionato il carattere nazionale.
Per quello dopo l’unità d’Italia per 40 anni il primo partito è stato la Democrazia cristiana e ancora oggi ci sono politici che si appellano al cuore immacolato di Maria?
A parte questi casi eclatanti, la Chiesa condiziona ancora molto la politica. La prima cosa che fa un presidente del governo è chiedere udienza al Papa. Vedremo cosa farà Draghi. È vero che viviamo in un periodo di laicizzazione, però sono fenomeni che richiedono tempi lunghissimi.
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Altro aspetto interessante che mette in evidenza in questa sua “antistoria” è un certo anticlericalismo degli stessi cattolici. Da cosa deriva?
È legato alla fede in Dio, in Gesù e più spesso nei santi o nei loro rappresentanti in terra, anche se poi si capisce che spesso non sono santi. Gli stessi Papi non hanno dato un buon esempio, a partire dal periodo della “pornocrazia papale” fino a errori enormi di papi recenti comunque fatti santi.
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Facendo un balzo in avanti, mi sembra sia stato piuttosto indulgente con Papa Benedetto XVI. La sua decisione di abbandonare la ritiene dettata da problemi personali o dall’impossibilità di far fronte a certi scandali che erano in corso nella Chiesa?
Quello lo definisco un capitolo di cronaca, perché la storia ha bisogno di sedimentare, di documenti e che gli episodi siano conclusi. Comunque, sulle dimissioni ci varie sono ipotesi. Quella che sia stato costretto perché accerchiato e in difficoltà, così come quella che non ce la facesse più ad andare avanti. Da uomo colto e tedesco in ogni fibra, forse si è reso conto che non riusciva più a tenere le redini di una macchina così complessa. Nel complesso, però, è stato un Papa importante che ha avviato riforme che lo stesso Francesco sta proseguendo. C’è una continuità fra i due, nonostante le apparenti differenze.
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Papa Francesco ha invertito la tendenza: amatissimo da chi prima era distante dalla Chiesa e criticatissimo dai cattolici più intransigenti. Anche questo è un bel paradosso.
Perché è un Papa di rottura, quindi ha provocato una divisione. Ma ho l’impressione che venga amato da certi ambienti più per i suoi aspetti esteriori. Mentre non c’è dubbio che dia molto fastidio per un rinnovamento effettivo che sta imprimendo alla Chiesa. Sia sull’aspetto finanziario, dove sta facendo uno sforzo di chiarezza, sia sul fronte della pedofilia, dove invece ha tirato un po’ il freno. È anche vero che viene attaccato fino a sfiorare il fanatismo da chi ha a che fare con un mondo di conservatori che io trovo deprecabile. Nello stesso tempo, il futuro del cattolicesimo è in Africa e in Asia, per cui credo che lui abbia una visione molto più ampia rispetto all’Occidente, dove intendiamo la figura del Papa in modo tradizionalista, ancor di più in Italia.
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