AUDIZIONE DI PASQUALE TRIDICO SUL BONUS AI PARLAMENTARI
1. COSÌ L'ENTE GRILLINO HA DATO LA CACCIA AI POLITICI
Giuseppe Marino per ''il Giornale''
«La notizia non è uscita né direttamente né indirettamente dal sottoscritto», assicura Pasquale Tridico. E a dargli man forte arriva una nota del quotidiano Repubblica («non è lui la nostra fonte») dopo che il presidente dell' Inps svela di aver ricevuto una chiamata del direttore Maurizio Molinari, che gli chiedeva conferme.
«Non gli ho dato i nomi - assicura Tridico- noi garantiamo la privacy». Affermazione singolare, visto che la notizia dei bonus da 600 euro ai parlamentari è arrivata ai media seguita subito da indiscrezioni sui nomi di due deputati di opposizione. «Saranno stati gli hacker», ironizza su twitter l' ex sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon. Sta di fatto che l' economista, mentre difende sé stesso e la «struttura tecnica» dell' Inps, butta lì che c' era qualcun altro a conoscenza della notizia: «Il 30 maggio l' ho comunicata al Cda». E in difesa dei quattro componenti non spende una parola. Inelegante, come minimo.
Tridico poi, fa una lacunosa ricostruzione dell' accaduto, ma unendo i puntini, una cosa emerge chiara: l' ente ha dato la caccia ai politici che hanno chiesto l' indennità Covid. Una strana ricerca mirata che, unita alla rivelazione agostana, ha il sapore velenoso di un dossieraggio.
AUDIZIONE DI PASQUALE TRIDICO SUL BONUS AI PARLAMENTARI 1
L' economista conferma ciò che ha scritto il Giornale: l' Antifrode ha sottoposto a controlli la posizione di chi era iscritto ad altre casse oltre alla gestione separata dell' Inps, condizione che, secondo la legge, faceva perdere il diritto all' indennità. Tridico rivela che il controllo ha riguardato 40mila persone di varie categorie che come i parlamentari, hanno una propria cassa di previdenza. «Ma le Camere -ha spiegato- non condividono con noi i loro archivi. Quindi l' Antifrode ha verificato con gli open data di Camera, Senato e ministero dell' Interno».
Già: ma se l' Inps non aveva nei propri archivi i dati, vuol dire che i nomi di parlamentari e consiglieri regionali non sono saltati in automatico agli occhi dell' Antifrode. Chi ha deciso di recuperare l' elenco degli eletti e incrociarlo con i dati delle richieste dei 600 euro? E se l' operazione era un controllo istituzionale, perché accedere solo a dati pubblici e non chiedere a ministero e Camere di collaborare fornendo i loro elenchi?
Tridico non lo spiega, così come non spiega come mai a due deputati su 5 il bonus sia stato negato. E non risponde nemmeno all' insistente domanda in audizione di Guglielmo Epifani, che chiede come mai sia stato stilato un elenco di duemila politici che include anche consiglieri comunali i quali, a differenza di deputati e consiglieri regionali, non hanno una propria cassa di previdenza né laute indennità, per cui non sono in difetto né dal punto di vista legale né da quello etico.
luigi di maio pasquale tridico
L' altro buco clamoroso è nei tempi: il presidente grillino, mentre costruisce un castello di scuse per i ritardi nella cassa integrazione, spiega di aver appreso dei 600 euro ai politici a fine maggio. A quel punto, logica vorrebbe che, dopo la segnalazione dell' Antifrode, l' Inps proceda con la revoca dei 600 euro. Invece esce il gossip e la pratica resta nel cassetto da mesi. «Stiamo valutando», assicura Tridico. «Mi chiedo come mai l' ente non abbia chiesto lumi al ministero del Lavoro», si interroga Guglielmo Loy, presidente del Consiglio di vigilanza Inps. E a chi in audizione domanda come mai in due mesi l' Inps non abbia chiesto nemmeno un parere alla Camera, Tridico risponde candido: «Già, buona idea».
2. TRIDICO NON FA NOMI FARO DELL'ANTIFRODE SU 40MILA POSIZIONI
Davide Colombo e Barbara Fiammeri per ''Il Sole 24 Ore''
Una audizione senza suspense.
PASQUALE TRIDICO - ILLUSTRAZIONE DI EMANUELE FUCECCHI PER TPI
Del resto i nomi dei tre deputati che avevano ricevuto il bonus destinato alle partite Iva erano noti e dunque non è toccato al presidente dell' Inps, Pasquale Tridico, l' onere di divulgarli davanti alla commissione Lavoro della Camera presieduta da Debora Serracchiani. Per sapere chi sono invece gli altri due "onorevoli" che avevano fatto richiesta senza però ottenere i 600 euro, bisognerà attendere la risposta del Garante della Privacy a cui l' Inps si è rivolto.
Ma le sorprese potrebbero non essere finite. Tridico ha infatti anticipato che l' unità Antifrode dell' Istituto sta procedendo al controllo di 40mila domande del bonus da 600 euro dove i politici sono una minoranza e risultano anche «imprenditori». Un vaglio che potrebbe assicurare il recupero di pagamenti indebiti a soggetti con iscrizioni a gestioni previdenziali diverse dalla Gestione separata e, dunque, privi dell' unico requisito richiesto nella prima versione di questo sussidio straordinario varato a marzo e che, a oggi, è stato riconosciuto a oltre 4 milioni di soggetti. Un risultato che il presidente ha rivendicato rilanciando che l' obiettivo era pagare «tutto e subito», i controlli si sarebbero fatti poi. Che qualcuno ne potesse approfittare era abbastanza plausibile e per questo è stata attivata l' Antifrode.
Walter Rizzetto
Ma come si è arrivati e quando all' individuazione dei politici furbetti? Tridico ha assicurato che non c' è stata «nessuna caccia alle streghe», che l' Antifrode nella sua attività di controllo ha focalizzato l' attenzione sugli amministratori locali incrociando i propri dati con quelli del Viminale. Il presidente dell' Inps ha poi ricostruito temporalmente la vicenda precisando che la segnalazione delle domande «degne di approfondimento» da parte dell' Antifrode gli è arriva a fine maggio e lui l' ha comunicata al consiglio di amministrazione senza fare i nomi.
La notizia però è uscita solo ora. Tridico smentisce seccamente di essere stato la "gola profonda" che ha spifferato a Repubblica del coinvolgimento dei parlamentari e conferma che è stato avviato un audit interno sulla fuga di notizie: «Rimando al mittente le accuse di un' azione architettata e manipolata», ha detto il presidente dell' Inps. Ma per l' opposizione Tridico è stato reticente. Soprattutto non ha spiegato perché - ha sottolineato Walter Rizzetto per Fratelli d' Italia - il presidente dell' Inps «non ha ritenuto opportuno avvisare il ministero vigilante», che da fine maggio, quando è stato messo a conoscenza il Cda dell' Istituto, sarebbe potuto intervenire per cambiare la norma, evitando così ulteriori abusi da parte di chi certo non aveva bisogno di ricorrere al bonus ma secondo quel che prevedeva la legge poteva comunque legittimamente ottenerlo come nel caso dei tre deputati (due della Lega e uno M5s).
La leader di Fratelli d' Italia, Giorgia Meloni, chiede esplicitamente «le dimissioni» di Tridico e così anche dalla Lega che evidenzia il pericolo per la divulgazione all' esterno di «dati personali».
Dura anche Forza Italia. «Il caso bonus è solo l' ennesimo episodio di una gestione, farlocca, cialtrona ed inefficiente dell' ente» hanno stigmatizzato Paolo Zangrillo e Renata Polverini invitando Tridico a «un passo indietro».