Edward Heath
Fabio Cavalera per il “Corriere della Sera”
I maestri del «non sacciu nenti» non parlano dialetto corleonese. Sono un po’ più aristocratici. E di lingua inglese. È la gang dei vip pedofili e dei suoi protettori nelle istituzioni britanniche, una rete in grado di imporre il silenzio, di impedire le indagini, di insabbiare e cancellare dossier. Un clan di «rispettabili» e insospettabili Lord, di parlamentari, di ex ministri.
Edward Heath
Il caso dell’ex premier conservatore Edward Heath, in carica dal 1970 al 1974 e morto nel 2005, che in questi giorni monopolizza i notiziari Oltre Manica, aldilà dei fatti e degli orribili reati di pedofilia sospettati, ci mette davanti a ciò che gli inglesi e non soltanto loro, vanno da tempo rappresentando come prodotto tipico della cultura italiana: l’omertà politica e criminale. Uno stereotipo che va però collocato nella sua giusta dimensione territoriale. Tutto il mondo è Paese. E Londra non è l’eccezione, anzi.
Jimmy Savile e Edward Heath
La storia di Edward Heath, un leader «immacolato», va ancora scritta nei dettagli e verificata con puntiglio ma il succo è che, a distanza di tempo, viene fuori il suo possibile coinvolgimento diretto in abusi e violenze sui minori, occultati per quasi mezzo secolo. Downing Street avrebbe ospitato un signore dalla vita privata disgustosa. Dai tempi di Margaret Thatcher, lei compresa, molti sapevano, molti tacevano. E ora, a fatica, si ricostruisce il grande mosaico delle connivenze a Westminster, in Scotland Yard, nell’esecutivo, fra i colleghi o di partito o di partiti avversari. Omertà trasversale. Omertà sistemica.
jimmy savile
Ma il capitolo Heath non è che un tassello, pur importante e clamoroso, delle cronache osservate negli ultimi cinque o sei anni. Non c’è bisogno di allargarsi per fotografare e registrare la maestria british, ad altissimo livello, di rifugiarsi nell’arte del «non sacciu nenti». Si è passati da uno scandalo all’altro e si ricavava la sensazione di ritrovarsi nel «santuario del silenzio».
Se il coraggio della denuncia è il barometro della società allora nel Regno Unito qualcosa si è rotto. L’ancora inesplorato libro della pedofilia, delle violenze e degli abusi sui minori è una cloaca a cielo aperto. E non c’entrano unicamente i conventi e le scuole religiose della vergogna, in Irlanda e Inghilterra, che i vescovi e i cardinali hanno schermato. La Chiesa ha chiesto perdono. È il mondo laico omertoso dello spettacolo, dei media, della politica, della polizia che è dentro fino al collo nella cospirazione.
JIMMY SAVILE
Chi dimentica Jimmy Savile, insignito persino del titolo di baronetto da Sua Maestà? Alla Bbc non pochi, fra i piccoli e gli alti papaveri della televisione pubblica, conoscevano i vizi, le perversioni, gli assalti, i reati di sir Jimmy Savile, popolarissimo personaggio della radio e della televisione. Fra una registrazione e l’altra esplodevano i suoi peggiori istinti. E, queste tendenze, le conoscevano pure certi sodali del «sir» a Westminster o nella famiglia reale o i dirigenti degli ospedali che gli mettevano a disposizione stanze dove il «baronetto» umiliava le sue vittime. In compenso il giornalista Meirion Jones, 26 anni in Bbc , premiato per lo scoop su Savile, è stato spinto fuori dalla stessa Bbc .
Decenni di bocche cucite. Di complicità. Come per il caso delle Midlands, a Rotherham, a Rochdale, a Derby con la gang degli asiatici che costringeva i minori alla prostituzione ma di cui non si poteva parlare per il timore espresso dai laburisti di scatenare derive razziste. Meglio tacere. E ora le bruttissime storie su Edward Heath, l’ex premier conservatore gentile e liberale. O anche su Lord Janner, laburista non più punibile perché affetto da demenza.
JIMMY SAVILE
L’omertà è la regola d’oro. E non mette al riparo soltanto i pedofili. Il carosello sulle intercettazioni telefoniche illegali, sui tabloid spioni dell’impero Murdoch, ha descritto con efficacia il muro del mutismo. Una piramide: i reporter in caccia di scoop, i loro capi e direttori, i vertici manageriali dei giornali, i loro amici nella polizia, nel governo, nel Parlamento.
Magari c’era chi pensava che il «tabloidgate» fosse una caduta rovinosa ma isolata. Dimenticava forse la fogna delle malefatte bancarie e finanziarie. Se gli istituti di credito sono arrivati sull’orlo del fallimento è perché hanno creato attorno alle loro scorribande una cortina di ferro. Un quadro desolante. I tabloid spioni, la finanza distruttiva. Soprattutto i vip pedofili. Protetti dai silenzi degli amici nelle stanze del potere. Altro che Corleone.