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    COME SI DICE “SCANSATE” IN TEDESCO? - L'ITALIA BATTE LA GERMANIA NELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE: NEL NOSTRO PAESE L'INCREMENTO A GIUGNO È STATO DELL'1% RISPETTO A MAGGIO E DEL 13,9 SU BASE ANNUA. L'INDUSTRIA TEDESCA HA FATTO SEGNARE UN -1,3 CONGIUNTURALE, ACCONTENTANDOSI DI UNA PROGRESSIONE DEL 5,1% RISPETTO ALLO STESSO MESE DELLO SCORSO ANNO – IL GOVERNO TRASUDA OTTIMISMO: LA VARIAZIONE ANNUALE DEL PIL POTREBBE ATTESTARSI PIÙ VICINO AL 6 CHE AL 5%...


     
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    Luca Cifoni per “Il Messaggero”

     

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    La concomitanza delle Olimpiadi (con l'Italia che proprio ieri ha agganciato e superato nel medagliere la Germania) potrebbe indurre a buttarla anche qui sul confronto secco dei numeri: quelli della produzione industriale rilasciati ieri dai vari istituti di statistica dicono che nel nostro Paese l'incremento a giugno è stato dell'1 per cento rispetto a maggio e del 13,9 su base annua. Mentre l'industria tedesca ha fatto segnare un -1,3 congiunturale, accontentandosi di una progressione del 5,1% rispetto allo stesso mese dello scorso anno.

     

    MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO

    IL QUADRO Ma il tema della crescita italiana nel quadro di quella europea è in realtà un po' più complicato. Il punto di partenza dell'analisi è naturalmente quel che è successo lo scorso anno: il nostro Paese, storicamente su una traiettoria più lenta rispetto al resto del Vecchio Continente, ha accusato una caduta del Pil (-8,9%) più marcata di quella media dell'area euro e quasi doppia rispetto alla Germania. Ancora più pesante di quello italiano è stato il tonfo della Spagna.

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    Con queste premesse, un rimbalzo più vigoroso sarebbe nell'ordine delle cose ed infatti le previsioni per l'economia tricolore sono migliori: anche il Fondo monetario, le cui stime risalgono a circa dieci giorni fa e non tengono conto del sorprendente +2,7% evidenziato dall'Istat per il secondo trimestre, indica per noi un +4,9 per cento a fronte del 3,6 della Germania.

     

    DANIELE FRANCO MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO MARIO DRAGHI

    Ma è ormai abbastanza chiaro che a questo ritmo il risultato finale potrebbe essere molto migliore. Dallo stesso governo, con in testa il premier Draghi e il ministro Franco, trasuda ottimismo: anche se le previsioni ufficiali non saranno riviste prima della fine di settembre, l'idea è che la variazione annuale del Pil si possa andare ad assestare più vicino al 6 che al 5 per cento. Giocano a favore di questa ipotesi la reattività dimostrata dal settore dei servizi alle riaperture, favorita anche dalla disponibilità di risparmio accumulata negli ultimi mesi da una parte delle famiglie italiane.

     

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    È un fattore che potrebbe continuare a incidere molto positivamente nei mesi estivi; le vaccinazioni e lo stesso green pass, negli auspici dell'esecutivo, sarebbero un ulteriore aiuto. Tra i vari previsori, a prendere atto per primo della situazione pur se con le dovute cautele è stato l'Ufficio parlamentare di bilancio, che vede per il 2021 un robusto +5,8 per cento, destinato a decelerare al 4,2 l'anno successivo. Ieri gli analisti di Morgan Stanley hanno arrotondato al 6, indicando anche un buon 4,8 per il 2022.

    DANIELE FRANCO MARIO DRAGHI ANDREA ORLANDO DANIELE FRANCO MARIO DRAGHI ANDREA ORLANDO

     

    Secondo la banca d'affari ovrebbero fare solo marginalmente meglio Francia e Spagna (che a giugno però ha avuto un dato deludente sulla produzione industriale). L'area dell'Euro nel suo complesso si fermerebbe al 5 per cento, mentre la Germania quest' anno non andrebbe oltre un +3,1%: valore quindi pari alla metà di quello italiano.

     

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    I RISCHI Su questo quadro pesano però una serie di rischi. Il più significativo è quello legato da un lato al successo della campagna vaccinale, dall'altro alla diffusione delle più insidiose varianti come la delta. L'impatto negativo di un aggravarsi della situazione sarebbe duplice ma simmetrico. Se i numeri del contagio e soprattutto quelli delle ospedalizzazioni dovessero tornare a salire in modo deciso, sarebbe inevitabile un forte arretramento, se non un crollo, della fiducia conquistata da famiglie e imprese in questi mesi.

     

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    E il governo si vedrebbe costretto a programmare nuove restrizioni, comprimendo quella che nei prossimi mesi dovrebbe essere invece la componente più vivace della crescita. Le stime più positive incorporano poi un pieno utilizzo degli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Dunque il meccanismo non si deve inceppare, anche perché l'Italia potrebbe contemporaneamente trovarsi a fronteggiare, dal 2022 in poi, l'impatto non favorevole di un pur graduale ritorno alle regole europee di bilancio fin qui sospese.

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