letta conte
Giovanna Vitale per “la Repubblica”
È un moto ondoso in aumento, bipartisan e trasversale alle forze politiche, quello che in Parlamento spinge per modificare la legge elettorale in senso proporzionale. Da tanti ritenuto - anche alla luce delle tre diverse maggioranze di questa legislatura - il sistema più idoneo a scoraggiare alleanze forzose: utili magari per vincere le elezioni, ma non per governare.
BERLUSCONI MELONI SALVINI
Ecco perché dal M5S a una larga fetta di Pd, dai centristi fino a un pezzo di Lega (la meno salviniana) si fa sempre più corposo l'esercito dei favorevoli a ripristinare un meccanismo che scongiuri estenuanti trattative di coalizione per spartirsi i collegi uninominali e lasci liberi i partiti di misurarsi nelle urne, ancorché dentro un perimetro di alleanze predefinite.
ENRICO LETTA GIUSEPPE CONTE
Ciò che però tuttora manca, allontanando la prospettiva di un'intesa, è la ricetta condivisa su come cambiare il Rosatellum. Ipotesi incandescente specie per il centrodestra: non per caso ieri categoricamente esclusa dai tre leader riuniti a casa Berlusconi. Detto che Enrico Letta, paladino del Mattarellum, non si è ancora pronunciato, la posizione prevalente nei gruppi dem ricalca il testo base partorito dagli ex giallorossi dopo il referendum sul taglio dei parlamentari. Sponsorizzato da Nicola Zingaretti, il cosiddetto Brescellum prevede l'abrogazione dei collegi uninominali, che trasformerebbe la legge attuale in un proporzionale puro, insieme all'introduzione di una soglia di sbarramento alto, al 5% sul modello tedesco, per favorire rassemblement omogenei e impedire la frammentazione.
BERLUSCONI SALVINI MELONI AL QUIRINALE
Impianto che di fatto allenta il vincolo di coalizione senza tuttavia spezzarlo, gradito pure al M5S. Facile intuirne la ragione: consentirebbe a Conte di non schiacciarsi troppo sul Pd e di competere (anche) con i possibili alleati. Ma è proprio sul "correttivo" per garantire la governabilità che le strade dei partiti si dividono.
Quel pezzo di Lega (Calderoli) che nei giorni scorsi aveva aperto a un ritocco del Rosatellum in funzione anti-Meloni preferirebbe il premio di maggioranza allo sbarramento. Così congegnato: la coalizione che prende il 40% nei collegi plurinominali ha diritto al 55% dei seggi. L'unico modo per tenere avvinti Fi e i cespugli moderati che vagheggiano un "grande centro" autonomo, in grado di fare l'ago della bilancia con qualunque maggioranza.
MATTEO RENZI LORENZO GUERINI
Difatti gli azzurri si son subito spaccati: da una parte l'ala governista propensa allo sbarramento per sottrarsi all'abbraccio mortale dei sovranisti; dall'altra il fronte nordista attestato sul premio alla coalizione per non indebolire il sodalizio con la Lega. D'altronde è proprio la possibilità di disarticolare il centrodestra - spingendo l'Italia del dopo- Draghi verso il modello Ursula - a far gola all'area riformista del Pd.
goffredo bettini 11
La corrente di Guerini, innanzitutto, ma pure quelle di Franceschini e Orlando, cui si stanno via via aggregando dirigenti insospettabili come Bettini e Luigi Zanda. Che spiega: «Il maggioritario sarebbe il sistema ideale in un quadro bipartitico. Ma con coalizioni come le nostre, nelle quali - come si è visto in questa legislatura - i partiti non mantengono le alleanze con cui hanno corso alle elezioni, solo il proporzionale con sbarramento alto può offrire le stesse garanzie di governabilità del maggioritario ».
matteo orfini foto di bacco
Senza considerare, poi, che «il taglio dei parlamentari ha creato un enorme effetto distorsivo », avverte Matteo Orfini: «Con la legge elettorale vigente, infatti, una coalizione che sta sotto il 50% ma vince gran parte dei collegi uninominali può ottenere due terzi dei parlamentari. Così però si scassa l'equilibrio costituzionale». Uno scenario inquietante.
luigi zanda foto di bacco
Che impone prudenza, dice Andrea Giorgis, responsabile Riforme del Pd: «La riflessione non va fatta in termini tattici, bensì su qual è il sistema istituzionale più capace di far funzionare la democrazia in questa fase». Serve cioè «una discussione alta, non basata sulle convenienze dei partiti». Perciò, è meglio rimandare. «Tanto - pronostica il renziano Rosato - prima dell'elezione del capo dello Stato non se ne farà niente».
ettore rosato foto di bacco