Estratto dell’articolo di Wolfgang Münchau per www.corriere.it
olaf scholz con la benda sull occhio
Ogni due decenni circa, dalla fine della Seconda guerra mondiale, la Germania è stata colpita da una crisi a prima vista insormontabile: sul finire degli anni Sessanta, nella prima metà degli Ottanta, agli esordi del 2000, e oggi stesso. […]
La crisi di oggi appare più sostanziale e riguarda il ruolo della Germania nel mondo, nonché il suo modello di sviluppo economico. E non esiste, come in passato, un programma di riforme capace di traghettare il paese sull’altra sponda, né si prospetta un governo alternativo o una nuova coalizione disposta a imboccare nuove strade. Stavolta le cose sono davvero molto diverse.
afd 1
L’invasione russa dell’Ucraina non è la causa profonda di questa crisi, bensì la miccia di tutto. Fino a un anno fa, la Germania si compiaceva del suo ruolo di spettatore geopolitico, un paese che poggiava i piedi contemporaneamente a est e ovest: dipendeva infatti dagli Stati Uniti per la sicurezza, dalla Russia per il gas, e dalla Cina per le esportazioni.
L’aggressione russa ha messo a nudo l’insostenibilità di quella astensione diplomatica, svelando inoltre l’eccessivo ripiego della Germania su industrie antiquate, a forte consumo di idrocarburi, come pure sulla mancata modernizzazione del suo settore produttivo. Nel dibattito che si è acceso nel paese, non vedo traccia di una vera volontà di cambiamenti radicali.
olaf scholz e volodymyr zelensky
Siamo forse di fronte a uno scenario molto simile a quanto accadde in Italia dopo l’introduzione dell’euro, quando prese avvio un lungo periodo di declino economico, accompagnato dall’indebolimento del centro politico tradizionale e dalla nascita dei partiti estremisti.
Quest’estate, il partito tedesco di estrema destra, l’AfD, è decisamente emerso nel panorama politico quale secondo partito del paese, superiore a tutti i partiti che concorrono alla coalizione a tre di Olaf Scholz, compresi i suoi socialdemocratici.
[…] L’AfD […] prese avvio da un nucleo di professori di economia della Germania occidentale che si opponevano all’introduzione dell’euro. Il partito venne successivamente infiltrato dai nazionalisti, si schierò contro l’immigrazione, contro l’adesione all’Unione europea, contro tutto ciò che appare «altro».
afd
Il suo centro di gravità politica si è spostato da ovest a est, e così facendo le sue caratteristiche estremiste si sono progressivamente accentuate. Non lo definirei un partito fascista, anche se taluni dei suoi membri si sono dimostrati più che tolleranti verso i neonazisti, e hanno preso parte a proteste neonaziste. Secondo gli ultimi sondaggi, l’AfD al momento gode del sostegno del 21-22 percento dell’elettorato a livello nazionale. Nell’ex Germania dell’est, questa cifra si aggira tra il 29 e il 35 percento. In quattro delle cinque regioni della Germania dell’est, secondo le stime, è il più grande partito.
BJORN HOECKE
Il recente balzo in avanti dell’AfD ha preso spunto dal sostegno offerto dalla Germania all’Ucraina dopo l’invasione russa. La maggior parte dei tedeschi dell’est si oppone fermamente all’invio di armi all’Ucraina. È forse un ritorno al vecchio modo di pensare?
Coloro che osservano la Germania da Londra, Washington o Bruxelles, sulle prime sono rimasti impressionati dall’ormai celebre discorso di Olaf Scholz nel marzo del 2022, in cui annunciò una «Zeitwende», ovvero una svolta epocale che avrebbe insediato la Germania all’interno dell’architettura difensiva dell’Occidente.
GIORGIA MELONI E OLAF SCHOLZ
Io sarei più cauto nei giudizi. Non credo che la Germania potrà mai riallacciare i suoi stretti legami con la Russia. E la promessa di un cambiamento epocale nella politica estera tedesca, specie quando si tratta di aumentare gli investimenti nella difesa, non avrà alcun seguito. A fatica la Germania riuscirà ad adempiere agli obblighi della Nato di fornire il 2 percento del prodotto economico ai fini della difesa. Sono molti i tedeschi, specie a est, che si oppongono all’idea.
[…] I cittadini dell’est sono i meno verdi, i meno progressisti, i meno globalisti di tutti i tedeschi. Non si reputano parte di un mondo occidentale a guida americana. Per la Germania ovest, nel periodo post bellico, gli Stati Uniti erano il principale referente politico e culturale.
olaf scholz e Christian Lindner
Per la Germania dell’est il partner principale era, ovviamente, la Russia. L’unificazione non è riuscita ad appianare le divisioni. Economicamente, si trattò di una conquista, non di un’integrazione. E paradossalmente fu proprio la Russia a ricucire i rapporti tra est e ovest. Quando Gerhard Schröder fu eletto cancelliere nel 1998, tra le sue priorità vi fu proprio quella di promuovere i rapporti economici con la Russia. Alla sua uscita di scena nel 2005, venne nominata cancelliere Angela Merkel, primo leader dell’ex Germania dell’est a governare un paese unificato.
JOE BIDEN OLAF SCHOLZ PEDRO SANCHEZ EMMANUEL MACRON RISHI SUNAK AL G20
Non era personalmente legata a Putin come Schröder, ma seguì le orme del suo predecessore. E come molti cittadini dell’ex Germania dell’est, e a differenza di Schröder, Merkel parlava correntemente il russo. Durante il suo lungo regno, la Germania cementò la sua posizione di locomotiva economica, aumentando sempre di più la dipendenza dal gas e dal petrolio russi.
L’industria tedesca ben presto divenne uno dei principali beneficiari della globalizzazione e delle catene di rifornimento integrate, mentre la Russia assumeva via via il ruolo di partner strategico per la Germania riunificata. I politici dell’ex Germania dell’est, oltre ad Angela Merkel, di colpo si videro affidare un ruolo importante, proprio perché vantavano una conoscenza della Russia e del popolo russo molto più estesa ed approfondita rispetto ai colleghi occidentali.
g7 in germania biden e scholz
Ma quel mondo è crollato improvvisamente il 24 febbraio dello scorso anno. I primi scossoni, tuttavia, si erano già fatti sentire verso la fine dello scorso decennio. L’industria automobilistica tedesca sfornava vecchi motori diesel a pieno ritmo, senza investire nelle infrastrutture necessarie alla produzione di vetture elettriche.
I gasdotti Nord Stream rappresentavano un ulteriore tentativo per alterare il terreno di gioco a favore delle industrie tedesche. Tutto questo accadeva mentre Stati Uniti e Cina investivano nell’intelligenza artificiale, nelle auto elettriche e nelle tecnologie avanzate del ventunesimo secolo. In quel periodo l’economia tedesca navigava ancora a gonfie vele, anche se a molti analisti sfuggì il fatto che era rimasta ancorata nell’èra analogica dei motori diesel e dei fili del telefono fatti di rame.
olaf scholz vladimir putin
Tutto è stato stravolto all’improvviso, dapprima dalla pandemia e subito dopo dalla guerra. Simbolo drammatico della fine di un’epoca è stata l’esplosione di tre dei quattro gasdotti Nord Stream nel 2022. Non sappiamo ancora chi sia stato l’autore del sabotaggio, ma i media tedeschi ne hanno attribuito la responsabilità a una squadra speciale ucraina. Vero o falso che sia, quell’episodio ha avuto pesanti ripercussioni, non appena i rottami dei gasdotti sono risaliti sulla superficie del Mar Baltico.
La prima fase dell’elaborazione del lutto è il diniego. Angela Merkel stessa non ha accettato questa versione, come pure il suo partito e gran parte della Germania dell’ovest. È stata tutta colpa di Putin. Non ha nulla a che vedere con noi. O così pare.
BJORN HOECKE
Nel frattempo, l’ex Germania dell’est aveva già compiuto il secondo passo nell’elaborazione del lutto: dal diniego alla rabbia. È ormai assodato che i rapporti russo-tedeschi non potranno mai tornare a quelli che erano in passato, neppure sotto un nuovo leader russo.
La guerra ha creato nuove realtà. La Germania ha varato sanzioni economiche contro la Russia, assieme al resto del mondo occidentale. Secondo le stime dell’Associazione tedesca per il commercio con i paesi dell’est, gli scambi con la Russia sono precipitati del 76 percento dall’inizio del conflitto.
TINO CHRUPALLA - ALICE WEIDEL - ALTERNATIVE FUR DEUTSCHLAND
Per sostituire il gas russo, la Germania si è affrettata a costruire i terminal portuali necessari al gas naturale liquefatto, che può essere trasportato da grosse navi cisterna, ma richiede speciali infrastrutture per essere scaricato. Oggi la Germania acquista il suo gas sui mercati mondiali e i gasdotti non verranno mai ricostruiti.
Il partito AfD è quello che ha saputo trarre i massimi vantaggi da questi terremoti geopolitici. A mio avviso, la Germania si concentrerà con ancora maggior ostinazione sui suoi vecchi modelli industriali, perché non ne conosce altri. La situazione si aggraverà. Molti saranno i perdenti, proprio perché quel modello è insostenibile. La storia ci insegna che occorre rendere sostenibile ciò che non lo è, pena la sua fine. E la fine è vicina, sono pronto a scommetterci.
VLADIMIR PUTIN OLAF SCHOLZ Alternative fur Deutschland