Fa.Ro. per “il Messaggero”
mauro masi
Prima riunione, ieri, del nuovo consiglio di amministrazione della Banca del Fucino Spa, che rilancia la battaglia legale con la passata proprietà dell' istituto, la famiglia Torlonia. Il Cda ha in primis preso atto «con viva soddisfazione» del perfezionamento della operazione di fusione con Igea Banca, della nascita di Igea Digital Bank e del piano di forte rilancio del gruppo bancario romano, «ora del tutto risanato».
Riguardo alle vicende che hanno interessato la precedente gestione, il consiglio di amministrazione ha quindi deciso «di proporre alla prossima assemblea dei soci l' avvio dell' azione di responsabilità nei confronti dei cessati esponenti aziendali», continuando così la guerra giudiziaria fra Igea Banca e la famiglia Torlonia, ex proprietaria della Banca del Fucino.
LE CARTE
Igea ha portato a termine con successo il risanamento dell' istituto romano cassaforte della ricchezza capitolina, ma adesso sono partite le carte bollate. Secondo il nuovo Cda della Banca del Fucino, in particolare, i precedenti vertici avrebbero preso «iniziative contrarie alla normativa sulle parti correlate», con operazioni immobiliari sulle quali in passato si è soffermata anche Bankitalia.
ALESSANDRO POMA MURIALDO GIUSEPPE DI PAOLA
Nei mesi scorsi Igea ha promosso un' azione di versamento verso le due finanziarie dei Torlonia, rivendicando 23,5 milioni. A loro volta i Torlonia, assistiti dallo studio Ferrazza, hanno già intentato un accertamento negativo, per dimostrare che nulla è dovuto ad Igea, e respingono ogni addebito sulle passate operazioni contestate dai nuovi amministratori.
GLI INIZI
Ma la battaglia si era già aperta all' interno della famiglia ex proprietaria dell' istituto. Carlo Torlonia, erede del principe Alessandro Torlonia, aveva da anni ingaggiato una disputa legale contro i fratelli e il nipote Poma Murialdo, accusando gli ex vertici di avere portato al dissesto la Banca del Fucino. A inizio anno era arrivato un sequestro conservativo da quasi 40 milioni di euro disposto dal giudice civile.
Sequestro che, ancora una volta, come già successo un anno prima, ha avuto per oggetto anche parte dello sterminato patrimonio di famiglia: quote dei beni di Palazzo Torlonia, Villa Albani e le Collezioni di arte antica della famiglia Torlonia.
banca del fucino
LA CESSIONE
Igea Banca aveva rilevato Banca del Fucino, con una prima iniezione di capitale di una cinquantina di milioni, dopo che i Torlonia avevano accettato l' obbligo di partecipare al ripianamento delle perdite e all' azzeramento del capitale senza mantenere il diritto di opzione, perdendo quindi la qualità di soci. La scelta è stata ritenuta «irragionevole e priva di giustificazione» dal giudice che aveva disposto il sequestro conservativo. Un provvedimento disposto in attesa di stabilire se, effettivamente, le condotte degli ex vertici abbiano provocato il dissesto della banca. Nel 2016 la perdita dell' istituto di credito superava i 47 milioni di euro, cifra schizzata a 300 milioni l' anno successivo.
villa albani torlonia 2