Estratto dell’articolo di Paolo Mastrolilli per “la Repubblica”
biden netanyahu 2
Riapertura del negoziato per la liberazione degli ostaggi; passaggio a una nuova fase dell’offensiva, concentrata su operazioni chirurgiche contro Hamas e la sua leadership; riforma dell’Autorità palestinese; individuazione di un meccanismo per garantire sicurezza e governo di Gaza quando non sarà più in mano ai terroristi; e utilizzo di tutti questi elementi come base per il ritorno al tavolo delle trattative finalizzate alla soluzione dei due Stati.
JAKE SULLIVAN YOAV GALLANT
Sono gli elementi chiave della missione che Jake Sullivan ha condotto in questi giorni in Medio Oriente, secondo quanto hanno rivelato lo stesso consigliere per la sicurezza nazionale […] Sullivan è partito dall’Arabia Saudita, dove si è coordinato col principe Mohammed bin Salman […] Poi il consigliere di Biden è andato nello Stato ebraico per incontrare il premier Netanyahu, il presidente Herzog, il ministro della Difesa Gallant e il capo del Mossad Barnea. […] ha sollecitato il passaggio a una nuova fase dell’offensiva, che smetta i bombardamenti a tappeto e si concentri sulla caccia ai leader di Hamas.
MOHAMMED BIN SALMAN - JOE BIDEN - BENJAMIN NETANYAHU
Biden lo ha confermato in pubblico, dicendo che non bisogna fermare la lotta ai terroristi, ma prestare più attenzione ai civili […] Washington […] si aspetta che il passaggio avvenga presto, nel giro di un paio di settimane. […] Sullivan ha incontrato Barnea per riprendere il filo della liberazione dei circa 130 ostaggi rimasti nelle mani dei terroristi. L’accordo precedente era saltato perché Hamas si era rifiutato di rilasciare tutte le donne, sostenendo che alcune erano soldatesse dell’Idf. Secondo il sito Axios , lo scorso fine settimana le autorità del Qatar, che avevano gestito il negoziato, hanno contattato gli israeliani per sentire se erano interessati a riaprirlo.
JOE BIDEN SI FA IL SEGNO DELLA CROCE DAVANTI A NETANYAHU
Il gabinetto di Netanyahu aveva rifiutato, ma le reazioni negative lo hanno spinto a cambiare posizione. Così venerdì sera Barnea ha incontrato a Oslo il premier qatarino al Thani, per riprendere la trattativa sulla base del rilascio di tutte le donne e dei “casi umanitari”, in cambio di una tregua. Il vero obiettivo però è il rilascio degli uomini e dei soldati, considerati da Hamas le “prede” più importanti, in cambio di un cessate il fuoco più lungo. Il capo della Cia Burns e il collega egiziano Abbas Kamel sono coinvolti. Il negoziato è ricominciato e potrebbe mettere le basi per una soluzione duratura.
WILLIAM BURNS
A questo scopo Sullivan è andato a Ramallah per discutere due cose: sicurezza e governo di Gaza dopo l’eliminazione di Hamas, e ripresa del cammino verso i due stati. Tutto passa attraverso la riforma dell’Autorità palestinese contro la corruzione e per l’efficienza, che dovrebbe comprendere la nomina di un vice di Abbas per preparare la transizione. […] Il governo potrebbe essere gestito con l’aiuto di Lega Araba, Paesi vicini o anche l’Onu.
DAVID BARNEA
Se questa strada si riaprisse, magari sul modello Unmik del Kosovo suggerito dal ministro degli Esteri italiano Tajani, il nome che inizia a girare al Palazzo di Vetro come possibile capo missione è quello del principe giordano Zeid Ra’ad Al Hussein, ex commissario per i diritti umani, che potrebbe risultare accettabile a tutti. Qualunque soluzione si individuasse per governare Gaza, riportando l’Anp al centro del gioco, diventerebbe poi l’embrione su cui ragionare per la soluzione dei due Stati.