GAIA MARTIGNETTI per la Stampa
liberato show napoli
Se la voce che ha urlato “comme cazz’ site bell”, fosse davvero quella di Liberato, poco importa ai 15 mila che si sono ritrovati alla rotonda Diaz, a Napoli, sul Lungomare. Perché l’anonimato, spiega qualcuno, è una questione di fede se si parla del cantante – dicono - napoletano. La sua identità non la conosce nessuno, ma le sue canzoni le conoscono tutti. E questo basta.
“Il bello, spiega qualcuno in fila per entrare, è che potrebbe essere chiunque di noi”. Altri, più cinici, sottolineano che non potrà mai svelare il volto, perché il suo è puro marketing. Che funziona e bene. Anzi, benissimo. Ma pur sempre marketing. Un’attesa lunga un anno che si è consumata nel giro di un’ora su quel lungomare protagonista di tanti videoclip di Liberato.
liberato show napoli
Niente nel primo concerto all’ombra del Vesuvio del trapper è stato lasciato al caso. A partire da quell’invito lanciato ai fan “Nove maggio – Napoli – Lungomare – Tramonto – Gratis” apparso sui social del cantante. Il pellegrinaggio verso la rotonda Diaz è cominciato nel primo pomeriggio, bloccando un’intera città. Non tutti sono riusciti a superare i controlli, serratissimi. Il divieto di fotografare o filmare il palco, apparso su un cartello ai varchi d’ingresso, ha da subito chiarito le intenzioni del cantante: neanche stasera avrebbe svelato la sua vera identità.
liberato video
Non ci sono solo napoletani in fila, ma anche gente dalla Calabria, dalla Sicilia e qualche straniero: alcuni addirittura dall’Ungheria. Chi ha visto naufragare le proprie speranze di avvicinarsi al palco il più possibile contro la security, non si è perso d’animo. Anche perché tra i fan inizia a diffondersi una voce: Liberato arriverà dal mare. Centinaia di persone hanno iniziato a sedersi sugli scogli, scavalcando se necessario, pur di vedere – anche per pochi secondi – il proprio idolo. E quando arriva, le luci sono altissime, come già preannunciato. Sul palco si distinguono tre figure con il volto coperto da una bandana. Quella al centro, prima di iniziare a cantare “Nove Maggio”, urla al pubblico “comme cazz’ site bell”. A Napoli è delirio. Sarà davvero lui? Prima di questo momento non aveva mai parlato a un suo concerto. C’è gente che balla ovunque.
liberato
Sugli scogli, per strada, sui tetti delle giostre della rotonda Diaz. Tutti attendevano questo momento e non poteva essere un’altra la prima canzone in scaletta. Sul palco, restano sempre in tre. Tra una canzone e l’altra – ne canterà sei – qualcuno azzarda: “È Calcutta, sono convito sia lui”.
Quando altri sottolineano che Calcutta ha smentito, rispondono: “Mente. Tra un anno, ti faccio vedere che uscirà fuori che è lui”. Il trio sul palco suonerà altri cinque pezzi prima della fine: “Gaiola Portafortuna; “Me staje appennenn’ amò”; “Intostreet” e “Je te voglio bene assaje”. Terminando con “Tu t’è scurdat ‘e me”. Nel concerto, che è durato appena un’ora, c’è stato spazio anche per un omaggio – seppur brevissimo – a Pino Daniele sulle note di “Quanno Chiove”. Liberato, una volta terminato lo show, scompare nel nulla.
LIBERATO
Le luci si abbassano, la piazza non si era neanche resa conto che il trapper fosse andato via. Qualcuno all’uscita è deluso. “È durato troppo poco, avrei voluto rivelasse il suo vero volto. Non sono neanche riuscito a vederlo”. Altri sono emozionati, non erano qui per smascherare Liberato, non oggi, non ancora. Il pubblico defluisce lentamente sul lungomare liberando la piazza che dopo mezz’ora si svuota. Liberato è già lontano, è andato via così com’è arrivato. Nel silenzio, via mare, lontano dagli occhi dei suoi fan, nascosto nel suo cappuccio.
LIBERATO