Estratto dell’articolo di Fabio Martini per “la Stampa”
GIORGIO NAPOLITANO ENRICO BERLINGUER
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QUANDO SFIDÒ BERLINGUER
Allievo di Giorgio Amendola, negli anni Settanta Napolitano diventa il punto di riferimento della destra del Pci, un'area che si differenziò per il suo europeismo, per l'apertura a tutte le tradizioni della sinistra europea e per il dialogo col Psi. Una linea politica che porta Napolitano a criticare pubblicamente le scelte di un leader carismatico e "intoccabile" come Berlinguer.
Su L'Unità, nell'agosto del 1981, contestò il modo in cui il segretario aveva posto «l'orgogliosa riaffermazione della nostra diversità», mettendo in guardia il Pci dai pericoli del settarismo e dell'isolamento. Berlinguer se la prese e inchiodò per molte ore una riunione della Direzione del Pci, allo scopo di "condannare" chi lo aveva criticato pubblicamente.
ENRICO BERLINGUER E GIORGIO NAPOLITANO
Ha raccontato Miriam Mafai: «Da Nilde Iotti, allora presidente della Camera, Berlinguer pretendeva un atteggiamento di condiscendenza o sostegno nei confronti dell'azione di ostruzionismo nella quale era impegnato il gruppo comunista. A difesa dell'operato della Iotti si schierò Napolitano. La discussione fu così aspra che Napolitano, alla fine, scrisse una lettera per dimettersi dalla presidenza del gruppo parlamentare».[…]