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    BENE, ANZI BENISSIMO: CON 40 MILIONI NEL PRIMO WEEKEND, TARANTINO SUPERA LE ASPETTATIVE DEI PRODUTTORI. OLTRE ALLE LODI INTELLETTUALI DI ''NEW YORK TIMES'' E ''L.A. TIMES'', VARIE CRITICHE: CHI LO TROVA NOIOSO, AUTO-INDULGENTE, TROPPO GONFIO DI OMAGGI, TROPPO SPINTO SUL FETICISMO DEI PIEDI, IRRISPETTOSO DELLA TRAGEDIA, LO RIMPROVERA DI USARE LA VIOLENZA SULLE DONNE PER EFFETTI COMICI E DI CELEBRARE IL RAZZISMO DI HOLLYWOOD


     
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    Marco Giusti per Dagospia

    tarantino pitt tarantino pitt

     

    Bene, anzi benissimo. Con 40 milioni di dollari incassati nella sua prima settimana in America, Once Upon a Time…in Hollywood è il maggior esordio in termini di box office per un film di Quentin Tarantino. Maggiore anche di Inglorious Bastards, 38 milioni, sempre con Brad Pitt. Solo che in questo caso non c’è solo Brad Pitt, ma Brad Pitt in coppia con Leonardo Di Caprio. Ovvio che The Lion King, alla sua seconda settimana, lo abbia comunque superato, ben 75 milioni di dollari con un totale di 350 milioni, ma era inevitabile.

     

    L’importante, per Tarantino e i suoi produttori, era arrivare ai 30 milioni di dollari, visto il budget da 90 milioni. Con 40 non ci sono problemi. Certo, il film può non piacere a tutti. E già c’è una netta divisione fra i fan che sono pronti a rivederlo anche un altro paio di volte e i detrattori. Ma intanto Tarantino incassa anche le lodi sperticate di personaggi importanti della cultura cinematografica americana come i sofisticatissimi Justin Chang di Los Angel Times e A.O.Scott del New York Times. 

    ONCE UPON A TIME IN HOLLYWOOD ONCE UPON A TIME IN HOLLYWOOD

     

    “C'è molto amore in Once Upon a Time... in Hollywood e un bel po 'di motivi per rallegrarsi.”, scrive A.O.Scott. “Lo schermo è affollato di segni della passione consolidata di Quentin Tarantino - per i film e gli spettacoli televisivi dei decenni successivi alla seconda guerra mondiale; per l'architettura del posto, le scritte commerciali e i famosi ristoranti di Los Angeles; per i piede femminili e le mascelle maschili; per gli abiti vintage, le macchine, le sigarette. Ma il mood in questo suo nono lungometraggio, è per lo più affettuoso piuttosto che ossessivo”.  Justin Chang lo trova “il suo film più bello, più contemplativo degli ultimi anni”.

    leonardo di caprio e brad pitt 2 leonardo di caprio e brad pitt 2

     

    Ci sono anche varie critiche negative, come accade spesso con i film di Tarantino. C’è chi lo trova noioso, auto-indulgente, troppo gonfio di omaggi, troppo spinto sul feticismo dei piedi, irrispettoso della tragedia del 6 agosto di 50 anni fa. Rex Reed dell’Observer scrive: “Francamente, trovo sconcertante l'intera esperienza e ogni tentativo di ridere degli omicidi di Manson facendone materiale da sitcom imbarazzante”.

     

    leonardo di caprio e brad pitt 1 leonardo di caprio e brad pitt 1

    E Ben Sachs del Chicago Reader: “Anche se Tarantino mescola fiction e fatti storici in modo intelligente e sicuro, questa volta non sono sicuro di cosa volesse ottenere con il mix e non sono sicuro che lo sapesse neppure lui”. Altri gli ricordano che da quando è morta Sally Menke, la sua storica montatrice, nei suoi film non c’è più ritmo. Joelle Monique su The Hollywood Reporter gli rimprovera di usare la violenza sulle donne per effetti comici.

     

    margot robbie nel ruolo di sharon tate in once upon a time in hollywood poster ufficiale margot robbie nel ruolo di sharon tate in once upon a time in hollywood poster ufficiale

    Cosa che non fa con i suoi personaggi maschili. Richard Brody, cattivissimo critico del New Yorker, che già aveva stroncato Suspiria di Guadagnino, va ancora più a fondo. Gli rimprovera una nostalgia un po’ razzista dei bei tempi della Hollywood: “Il film è una lettera d'amore di Tarantino a un'era cinematografica perduta che, apparentemente senza consapevolezza, celebra la celebrità maschile bianca (e il potere dietro le quinte) a spese di tutti gli altri. Tarantino ha una storia in cui sembra divertirsi a piantare insulti razziali nella bocca dei suoi personaggi”. 

     

    E poi passa alla Sharon Tate di Margot Robbie “Il personaggio femminile più importante del film, Sharon Tate (Robbie), riceve ancora meno sostanza; è raffigurata come una geniale Barbie che si ammira cupamente sullo schermo. Tarantino riserva i momenti di gloria, di fascino, spavalderia e carisma solo agli attori maschi: quando Tate si ammira allegramente, è per il ruolo da sciocchina che si innamora delle battute e della corte di Dean Martin”. Ma i fan, e anche molti critici vedono tutto in maniera diversa. E’ logico. E trovano l’omaggio a Sharon Tate strepitoso. Ma la guerra è appena cominciata.

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